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They Live: Gran Galà del rumore @XM24, Bologna | 19 luglio 2019

Live report del concerto a cura del Collettivo SalaProve XM24

Che cos’è il punk? Negli anni un’idea ce la siamo fatta, girando per quanto possibile, organizzando cose, suonando, con tutte le difficoltà che il vivere in provincia comporta in questo senso. Nel caso non l’avessimo ancora capito, comunque, il Gran Galà del rumore si è preso la briga di spiegarcelo: una sala prove nello scantino di uno spazio autogestito, più di 10 gruppi e tantx ragazzx che la animano, un caldo infernale, gente diversa a sudare in 20 metri quadri, pogo infernale senza supermachos dediti ai calci volanti ed alle esibizioni muscolari… ma andiamo con ordine.
Dopo il consueto giretto che ogni visita a Bologna impone (finché non metteranno i tornelli ai viali), arriviamo ad  XM24 intorno alle 18, quella che sarebbe dovuta essere l’ora X. Attraversiamo il piazzale, giriamo a sinistra,  scendiamo le scalette, arriviamo nella Sala Prove autogestita, una stanzetta 20 metri quadri in cui c’è un freschetto  meraviglioso. Manco a dirlo, la partenza è ancora lontana. Poco male: è la nostra prima volta ad XM e ne approfittiamo per esplorare l’ambiente. In giardino c’è montata una piscina in cui ogni tanto qualcuno si tuffa; c’è un consistente numero di migranti (qui finalmente presenti come soggetti e non come oggetto di dibattito) che chiacchiera e suona i bonghi, alcunx giovanissimx metalpunx in età scolastica, qualche faccia vista ed un amico/ compagno che non sapevamo nemmeno che abitasse a Bologna. Così facciamo due chiacchiere, andiamo all’ipermercato insieme ad alcunx amicx/compagnx a comprare il Borghetti, facciamo su e giù dalla sala prove una dozzina di volte, aspettiamo, mangiamo. Finalmente intorno alle 22 ad aprire le danze ci pensa EKATONKHEIRES, progetto Harsh Noise del buon Luke. Il set è minimale: un oscillatore fotosensibile, due distorsori, un accendino ed un piccolo mixer, cui si sovrappone la voce di Luke che non-intona (ma va benissimo così) “Il Galeone”. Tutto molto bello, ma lo sarebbe stato di più con i volumi al doppio. Si cambia completamente mood con i Senderos De Viento chitarra e voce narrante. Ci sediamo a terra ed ascoltiamo le poesie di Carla accompagnate dalla chitarra di Domes, come a prenderci e condurci in luoghi altri. L‘intrecciarsi di parole e musica sembra disegnare immagini nell’aria, fino a venirne assorbiti; fino ad entrare nelle storie che vengono raccontate. Sembra di sentire un legame talmente profondo con quelle parole, con quelle storie, che ogni volta che Carla lascia cadere a terra un foglio, sembra di veder scorrere via una vita. Dito per dito, palmo per palmo. Si piange un po’, è inevitabile. Dopo che l’ultimo dei fogli si è posato sul pavimento, i Senderos vengono congedatx da un lungo e meritato applauso. Insomma, ci siete piaciuti.
Per ora si fa pausa: si stacca mezzora ed alle 23 è fissato l’inizio dei concerti per le band (NOVE!). Sarà una serata infinita, già lo sappiamo. Andiamo in giardino a collassare un po’ sulle panche nell’attesa, ma evidentemente ci facciamo prendere la mano. Scendiamo troppo tardi e, a quanto pare, ci perdiamo completamente il concerto dei Mellifrugo: non so né che facce abbiano, né che roba suonino: scusate. Quando attraversiamo il piazzale di XM, facciamo le scale ed entriamo nella Saletta che inizia a non essere più tanto fresca: è infatti il turno degli Schifonoia, trio dedito ad un Anarchopunk a tinte scure vagamente deathrock e dai testi taglienti. Si inizia a danzare e quando il concerto finisce, i 20 metri quadrati della saletta iniziano ad essere troppo caldi: usciamo nella stanza antistante, un poco più fresca, ma non abbastanza. Saliamo le scale, aspettiamo cinque minuti per il cambio palco, ri-scendiamo, riattraversiamo i vari livelli di calore e ci vediamo la sfuriata dei Jetoj, hardcore tiratissimo e politicizzato. Si poga e la saletta diventa una sauna, si maledicono le galere, ci si butta gli/le unx contro gli/le altrx. In tutto questo, la meraviglia di riuscire a mantenere uno spazio minuscolo una “macho free zone” accessibile a tuttx (nei limiti di spazio) senza essere costrettx ad uscire perché il pogo è “troppo violento” e non si è “forti abbastanza” è stata sinceramente la ciliegina sulla torta. Crowdkillers, karate-moshers, slamdancers e stronzate affini: datevi alla cinghiamattanza.
Ci prendiamo una pausa e ci sediamo un po’ in giardino: dalle casse esce Red Rose de Gli Ultimi e allora si canta e si fa un po’ di bolgia pure sopra; segue la Banda del Rione, seguono i 666 e partono i cori, le sedie, la gente che si lancia addosso ad altra gente. Si ride tanto e si prova una sensazione strana. Per me che scrivo, quasi di casa, pure se alla fine sto in disparte, come sempre. Intanto montano i LaTebra ad occhio e croce uno dei gruppi anagraficamente più giovani. Punk Hardcore (scritto in quest’ordine!) vecchia scuola secco e diretto, tupatupa e zero compromessi, anche se, ahimè, qualche assolo. Glielo perdoniamo! Mantengono l’atmosfera calda e il disagio ad un livello adeguato. Seguono gli Ealmsde, duo che propone uno stoner strumentale sufficientemente ciccione e ben fatto, ma decisamente poco estivo. Ascoltarli d’inverno col cappuccio in testa sarebbe stata tutta un’altra cosa! L’ambiente insomma gioca a sfavore e non riusciamo a goderceli a dovere. Decidiamo allora di cercare l’aria buona, ma dove prima c’erano i Gli Ultimi ora è partita la trash e ci si dà ai balli di gruppo: eeeeeh Macarena! Troppo disagio pure per noi. Quindi, ristabilita una temperatura corporea dignitosa, si fanno per la milionesima volta le scale e torniamo in saletta. Con gli Egestas si tocca uno dei momenti più alti della serata, per il gusto di chi scrive: Black Metal vagamente post (ma in senso buono) e sfuriate Crust che nel complesso rimandano, con le dovute cautele, ai primi Fall of Efrafa. Voce tagliente e suoni compatti che fanno completamente dimenticare il caldo invivibile: il tutto dura una mezzoretta in cui si alternano momenti di pura contemplazione ad un delirio della madonna… meravigliosi! Finito il set (sono quasi le 3:00) i chitarristi smontano, ma cantante, bassista e batterista restano al loro posto: è il turno dei Repressione, di cui evidentemente fanno parte anche 3/5 degli Egestas. Siamo fomentatx, perché i Repressione li “seguiamo” dai tempi di Rumore e Rabbia, registrato con un cellulare nel 2015, e non siamo mai riuscitx a vederli dal vivo. La nuova formazione a due voci ci lascia inizialmente perplessi, ma sbagliamo: solo potenza aggiunta. Certo, come sono finiti i Repressione dei “lunghi discorsi” sono finiti pure i Repressione Punk, ma davvero va bene così: un gruppo Metal non meglio definito con sfuriate Black e momenti Hardcore, con una carica devastante ed un alternarsi/sommarsi di voci che rende il tutto ancora più potente. Abbiamo atteso quattro anni per 20 minuti, ma è stato bellissimo lo stesso.
Mentre la band smonta andiamo a prendere una boccata d’aria e, dopo la consueta danza delle scale, troviamo a suonare tutti i Repressione che non suonano negli Egestas, ovvero i Crisis Benoit, duo che porta l’attitudine ECW nel grindcore. A parte la stima per suonare con le maschere da luchadores con queste temperature, troviamo un gruppo una spanna sopra a come li avevamo visti diversi mesi fa dalle nostre parti: massicci, veloci, micidiali. Il tour in Messico gli ha certamente fatto bene.
Dei Catorcio sentiamo a malincuore solo qualche pezzo e non sembrano affatto male, ma dopo il grindcore dei Crisis Benoit sono un gruppo fin troppo arzigogolato da ascoltare alle 4:30 del mattino.
Questo, unito con il caldo insopportabile della saletta ed alla stanchezza che inizia a montare prepotentemente, ci fa desistere dal concludere il live ed andiamo di sopra a fare quattro chiacchiere. L’argomento prevalente rimane sempre il futuro di XM24: questa è stata l’ultima serata? E adesso? Dove si va? Il deserto che stanno costruendo in Bolognina sembra strappare una casa pure a noi, che abitiamo a 300Km di distanza e siamo qui per la prima volta. Mai una volta, però, si parla di rassegnazione. XM24 continua, in qualche modo, e così la serata: finisce quindi che quando sono ormai le 6, dopo un’oretta di collasso e chiacchiere, discendiamo in saletta, dove gli ultimi sopravvissuti si danno alla trash: Gabri Ponte, Gigi Dag, i Pokemon. E quando tutto sembra finito, alle 6:45 parte l’ultimo pezzo: Pagnale di Speranza. La musica si spegne e, dopo l’ultima birretta, abbracciamo gli amici e le amiche rimastx ed attraversiamo il cortile di XM per andare verso la stazione. “Ti prego mamma, una ninnananna” degli Intothebaobab suonata con una chitarra scordata e cantata da un superstite con poca voce è la colonna sonora della nostra uscita.
Cosa rimane di una serata così? Il rumore, i “suoni non mercificati”, di sicuro. Ma soprattutto le relazioni intrecciate al volo, l’aria di libertà che si respira in quello spazio sociale, la sensazione di attraversale e vivere qualcosa più che un nonluogo. La consapevolezza dell’assoluta necessità di spazi autogestiti in una città in cui l’aria sembra mancare di più ogni volta che ci torniamo.
E un sonno della madonna.
E l’immagine indelebile di Domes che balla.
LUNGA VITA AD XM24!

Live report a cura di Giorgia e Alessio

XM24 è sotto sgombero. Per seguire in tempo reale, questo è il sito: http://www.ecn.org/xm24/

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