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Recensione: The Dollyrots – Daydream Explosion

Ecco il nuovo album dei The Dollyrots uscito per Wicked Cool Records

C’è un momento per ogni cosa, questo è un concetto che i Dollyrots hanno ben presente dato che nella bio del gruppo, composto dai coniugi Kelly e Luis, viene chiarito come essi stessi abbiano voluto cambiare radicalmente il proprio atteggiamento una volta arrivati dei pargoli che hanno decretato la fine di una vita fatta di festini punk rock, lasciando spazio ad una più incentrata sulle esperienze positive, tanto da arrivare a portare i due figli con sé in tour. Detto ciò, c’è un momento nella vita anche per gli ascolti musicali e non credo che i Dollyrots si aspettassero che un trentenne grasso e peloso potesse farsi prendere più di tanto da Daydream Explosion, proprio perché non credo che i trentenni fossero il target di riferimento del lavoro di questo duo pop punk. Non stento a credere che se nel 2000 fossero usciti con una coppia di pezzi come In your face (potenziale singolo alla Teenage Dirtbag dei Wheatus) e Naked (semplice ed efficace), con il giusto numero di passaggi in televisione ed un paio di buoni video, la band avrebbe fatto impazzire i preadolescenti che sarebbero corsi a comprarsi il CD per ascoltarlo a ripetizione nella propria cameretta. L’album si apre con Animal ed Everything (da cui è tratto un video) classico punk rock anthem di vaga ispirazione Ramones, e segue con i singoli i pezzi già citati. L’elettronica ritorna spesso (Love you instead) e vengono sperimentati tutti gli stacchi tipici del genere (Kat’s meow, No princess). La chitarra di Luis si esprime soprattutto tramite l’avvicendarsi di palm mute giretti pop (Last ones on earth). Flippy in my red dress è una digressione soul/rock ispirata dalla celeberrima Hit the road jack; in chiusura troviamo l’atmosfera più seriosa di Daisy’s song.
L’ottima produzione, gli arrangiamenti ed i ritornelli, ma anche le foto e l’estetica del gruppo, tutto porta alla conclusione che questo album sia dedicato ai più giovani, non credo però che i giovani in questione siano i ragazzini di oggi, ma quelli di vent’anni fa, forse è l’album che Kelly e Luis avrebbero ascoltato e conservato nell’armadietto dei corridoi della scuola tipo americana che avranno sicuramente frequentato.

Mi ha stupito scoprire che la band è attiva da circa 15 anni, nel corso dei quali ha prodotto un notevole numero di album e singoli e persino uno split su 7″ con gli indimenticati Bowling for soup. Il primo lavoro è datato 2004, moment nel quale si esauriva la spinta di questo college rock lanciato tra gli altri dalla canadese Avril Lavigne, ai nostri tempi metro di misura della poseraggine. Va comunque dato atto ai Dollyrots di non essersi mai arresi, molti hanno tentato la strada di questo genere, spesso con autori di spessore alle spalle e fallito. Qualcuno si ricorda della meteora Sky Sweetnam? Nei suoi pochi lavori tra gli autori troviamo un inaspettato Paul Cafaro, alias Blag Dahlia, cantante della più scorretta e figa band del pianeta, i Dwarves.

L’album è in uscita per la Wicked Cool Records, quantomai eterogenea label che ha prodotto tra gli altri Kurt Baker (noto ai più esperti pop punkers) e Little Steven, famoserrimo sia per essere il chitarrista zarro con la bandana di Bruce Springsteen che per aver recitato nella serie I Soprano. Tra le uscite dell’etichetta vi segnalo gli ottimi Ko and the Knockouts, garage rock dal gusto 60’s di gran classe.

La speranza del sottoscritto è che l’album funga da camioncino dei gelati ed avvicini nuovamente i più giovani al punk rock per poi incuriosirli ad approfondire il genere verso ascolti sempre più maturi, anche perché se ci mettessimo qui a raccontare cosa ascoltavamo a 14 anni probabilmente molti di noi sarebbero ben contenti di poter citare i Dollyrots al posto di chissà quale cagata.

Recensione a cura di Nick Motown