Skinhead in Sardegna: pic for the article the skinhead scene in sardinia

Isolati: la scena Skinhead in Sardegna – parte 1

Prima parte dello speciale sulla scena skinhead in Sardegna dagli anni ’80 alla metà degli anni ’10

È il 1985. La C.A.S. Records, storica etichetta dei Nabat, dà alle stampe la compilation “Quelli che urlano ancora…”. Nella tracklist dell’LP, che negli anni diverrà un vero e proprio pezzo di culto per i kids di tutta italia, compare un nome, SS20. Per la prima volta su un disco, la bandiera coi 4 mori viene messa sulla mappa nella scena Skinhead.

Per scoprire cosa e chi erano gli SS20 però, dobbiamo tornare indietro di qualche anno, nella Cagliari di fine anni 70.

Anni 80 – Dagli SS20 ai Claptrap

Internet non era nemmeno un lontano miraggio, riviste come Rockerilla o Mucchio Selvaggio erano solo in procinto di nascere, e per la loro diffusione di massa ci vorrà ancora qualche anno. 

Per poter sentire nuova musica, diversa dal mainstream delle radio, si era costretti a viaggiare, o ad ordinare alla cieca dischi per posta, da cataloghi che venivano scambiati tra giovani. Non esistevano voli low cost ne lo streaming. Tutto quello che si riusciva a recuperare, si rigettava su cassette che diventavano subito dei piccoli tesori.

“se dovessi indicare uno strumento fondamentale di quel periodo sarebbe sicuramente la fotocopiatrice. Le fanzine ci davano la possibilità di scoprire ed approfondire tante altre realtà ignorate dai grossi media ma, soprattutto, riportavano su uno stesso piano di comunicazione diretta chi suonava e chi ascoltava. “ Marco Rocca (Claptrap)

Se l’Italia in quegli anni fatica a recepire il nuovo sound del punk che arriva come una sberla dalla Gran Bretagna, la Sardegna viaggia a velocità ancora inferiore. Il risultato fu che quando la cultura punk iniziò a diffondersi nell’isola nei primi anni 80, in UK la prima ondata era già bella che finita. I giovani punk Sardi si ritrovarono a fare un percorso a ritroso, per riscoprire quelle che erano le radici del movimento, l’estetica e la cultura. Tutto è da riscoprire, tutto è ancora da creare.

“Qualcuno tornato da New York ci aveva raccontato dei live di Ramones e Television in un piccolo locale nato per il country e diventato invece tempio del punk. Era il leggendario CBGB, ma allora non lo sapevamo. (…) e poi i Minor Threat, promotori dell’etica DIY e straight edge: sono state le loro teste rasate che ci hanno ricollegato al movimento Oi!/skinhead di matrice britannica che avevamo già scoperto con le fanzine e i dischi. 4 Skins, Cockney Rejects, Cock Sparrer, Partisans, Infa Riot, Business e tanti altri.” Marco Rocca 

Da questa riscoperta nascono intorno all’82 gli SS20. Il nome rappresentava la classificazione USA/NATO con cui venivano denominati gli RSD10, ovvero i missili balistici sovietici puntati contro il blocco occidentale. In una Cagliari fatta di balli di gruppo e liscio, gli spazi per suonare si trovano a stento. Mentre il Virus di Milano da l’avvio alla stagione di occupazioni che avrebbero interessato buona parte della scena punk italiana, a Cagliari si tentano le imbucate negli ambienti più disparati: dalle assemblee studentesche, alle pre-serate in discoteca, fino ad arrivare ai saloni parrocchiali di qualche chiesa. Nonostante ciò, e nonostante una formazione con continui cambi, gli SS20 riescono a costruirsi un nome nell’ambiente musicale alternativo dell’isola, fino a conquistare in qualche modo anche lo stivale, arrivando a suonare (con un giovanissimo Joe Perrino alla voce) al ben noto raduno OI! di Certaldo del 1983.

SS 20

“Le nostre prove stavano diventando un punto di riferimento per quelli che erano davvero i “rejects”, non Cockney, ma cagliaritani. A qualcuno bastava solo tagliarsi i capelli ma bisognava per forza farsi aiutare. Fino a quando non ne abbiamo procurato una elettrica, la macchinetta a mano era un aggeggio infernale che ti strappava i capelli. Mi ricordo di qualche ragazza che aveva persino azzardato il taglio Chelsea. Ma anche se non tutti indossavano la “perfetta” divisa skinhead, ne condividevamo la musica ma soprattutto il disagio sociale: quello che era stato lo spirito originario del movimento prima che si spaccasse in estremizzazioni di matrice politica.” Marco Rocca

La Casteddu (Cagliari) dei primi anni ottanta cominciava con molte difficoltà ad assorbire quello che era il nuovo spirito derivante dalle sottoculuture nord-europee. Piazza Repubblica rappresenta il primo approdo per quei giovani che non si ricono nelle masse e che necessitano di un punto di ritrovo tutto loro. La diffusione delle fanzine è ormai capillare nel “giro”, i contatti si fanno più stretti, nascono alcuni locali di musica live nell’isola e iniziano a diffondersi le prime rassegne per band dai generi più disparati. 

In questo frangente arriva il contatto con Steno. La partecipazione a una compilation come “Quelli che urlano ancora…” è un’occasione per confrontarsi e per allargare la cerchia dei contatti. Nonostante gli SS20 già al tempo cantassero esclusivamente in inglese, decidono di rielaborare il testo della loro “Take one decision” e proporne una versione in italiano, per potersi rivolgere in maniera più diretta ai kids dello stivale. “Non staremo più a sentire” è l’unica testimonianza in studio che gli SS20 producono, oltre una demo registrata in saletta divenuta ormai introvabile. Quella partecipazione segna anche l’ultimo atto della band come SS20. Con l’ennesimo cambio di formazione, e la rielaborazione del sound della band, si decide di dare una svolta al gruppo e di rinominarlo “The Claptrap”.

“Claptrap era portavoce di una classe senza voce che, come noi, viveva le stesse situazioni in ogni parte del mondo. Per questo motivo i testi erano in inglese: una lingua internazionale per problemi internazionali… Ricordo le lunghe discussioni teoriche a fine concerto sull’indipendentismo con Renzo Saporito, che più tardi nel 1989 fondò i Kenze Neke. Lui sosteneva l’idea di una solidarietà fra le minoranze in lotta per l’indipendenza. Secondo me invece i problemi erano a monte ed era quindi in un contesto più ampio che andava cercata la solidarietà.” Marco Rocca.

Con i The Claptrap il sound muta. Oltre al punk e all’OI!, entrano le influenze HC di matrice americana, e il sound ska/rocksteady delle origini skinheads. Parlare di una scena punk in Sardegna è ancora prematuro, e il confronto rimane quello dei palchi di rock misto isolani. In questo quadro, lo sviluppo dell’autoproduzione e le tante etichette indipendenti che nascono in quegli anni riusciranno a creare una rete di contatti che permetteranno alla band di allargare gli orizzonti al di fuori dell’isola. 

Sulla scia di questi sviluppi, il gruppo decide che i tempi sono maturi per fare il salto di qualità e produrre un album. Scottati dalla cattiva esperienza di studio in Sardegna, e con una formazione traballante, i Claptrap partono a Roma e registrano quello che sarà classificato come il primo LP autoprodotto in Sardegna, “This is the italian sound”.

Retro di “This is the Italian Sound”

In pieno stile DIY viene creato il marchio “Crossed Hammers” per la produzione del disco, mentre la distribuzione in Italia viene affidata alla Toast Records di Torino. 

“Non so più quante lettere sono state spedite ovunque a tantissime etichette che magari nel frattempo erano sparite o avevano cambiato indirizzo. Ogni giorno avevo il terrore di trovare nella cassetta della posta la busta con il timbro che raffigurava una mano che indica, e la scritta “back to sender”. Con altre invece siamo riusciti a stabilire dei contatti e alcune di queste sono poi anche diventate importanti case di produzione o distribuzione come WeBiteRecords e Rock_o_Rama in Germania, Roadrunner in Olanda, Oi!/SkaRecords in UK, Mordam Records e Dischord ma soprattutto Alternative Tentacles in USA. Ricordo ancora la lettera autografa di apprezzamento del nostro disco di Jello Biafra in persona che, oltre a inviarmi l’elenco di tutti i distributori a cui loro si appoggiavano in USA e in Canada, mi spedì anche, per ricambiare il mio invio, delle magliette di Dead Kennedys e di Alternative Tentacles che conservo ancora come delle reliquie.” Marco Rocca

Gli anni a seguire per i Claptrap e per quel piccolo nucleo di Skins Sardi si alternarono fra gioie e dolori. Se da una parte l’uscita del disco permette alla band di intraprendere un tour che attraversa il nord Italia, segnando tappe poi in Svizzera, Germania e Olanda, dall’altra l’ambiguità all’interno del movimento skinheads e il tamtam mediatico sul fenomeno dei “nazi-skins” creano spaccature anche all’interno degli ambienti isolani.

Già dai primi anni le provocazioni della band avevano attirato critiche e illazioni, e che a Cagliari e in Sardegna ci fossero skins con forti tendenze a destra non era un mistero. Ma se a inizio anni 80 la parola skinhead rimaneva sconosciuta ai più nell’isola, e avere la testa rasata e i Dr. Martens potevano far pensare all’appartenzenza a un corpo dell’arma più che ad una subcultura giovanile, qualche anno più tardi erano le stesse fanzine a puntare il dito contro la minaccia nazi-skin e gli “apolitici”. Alcuni contatti si perdono, la band viene cacciata dalla sala prove autogestita in cui suonava da anni. Ad oggi sono ancora diffuse le voci che vedrebbero il percorso SS20/Claptrap come quello di una realtà di estrema destra.

“Pur avendo delle affinità con la cultura skinhead ci eravamo sempre ritenuti dei cani sciolti. Essere adesso addirittura assimilati ai nazi era davvero intollerabile. Avevamo anche preparato, e fatto circolare su fanzine e giornali, un volantino in cui prendevamo esplicitamente le distanze da tutto questo. Ma servì a ben poco. (…) vent’anni dopo nel 2000, ho trovato per caso su Discogs, la foto di una sedicente intervista, in un disarmante inglese maccheronico, che sarebbe stata fatta al nostro gruppo da una fanzine non meglio identificata. Non bisogna essere Sherlock Holmes per capire che è un falso grossolano in cui una serie di domande idiote sono scritte in funzione di una serie di risposte altrettanto idiote.” Marco Rocca

Tutto ciò porta inesorabilmente la band ad un drastico allontanamento dalla scena, e a intraprendere un percorso individuale che darà comunque buoni frutti. “This is the italian sound” riscuote un buon successo. Diverse riviste di settore scrivono recensioni entusiaste, la band inizia una fitta attività live che si protrarrà fino alla fine degli anni 80. Tuttavia nel 1989 qualcosa si rompe. Due dei tre elementi lasciano il gruppo che si scioglie e si disperde. È la fine della prima e unica band skinhead isolana degli anni ’80.

Qui potete vedere i Claptrap dal vivo

Anni 90 – La scena

“Io ho avuto il culo di avere dei fratelli più grandi. Loro suonavano garage-revivol, quindi in mezzo alla musica mi ci son trovato sin da piccolino. Poi a 11 anni ho visto il film dei Sex Pistols e non ci ho capito più un cazzo. Ho iniziato ad ascoltare punk, ero molto influenzato dai Ramones, il mio stile era quello li, con tanto di caschetto e maglietta a righe. Con la mia prima band, i Nitro Somones, facevamo cover dei Cockney Rejects o dei Stiff little fingers. Non vedevo una reale differenza tra punk e Oi!. Poi succede che muore Tiziano Ansaldi. I Nabat organizzano un concerto di reunion assieme a Klasse Kriminale e Ghetto 84. Io e altri 2 amici decidiamo di imbarcarci per Bologna ed andarci. Da quel concerto sono rimasto fulminato. Ho visto una scena che era ciò che per me il punk rappresentava totalmente. Perciò al ritorno ho fatto contento il mio barbiere, e ho rasato via il caschetto.” Alessandro Rizzu (Non Idonei)

La spaccatura di matrice politica che ha travolto il movimento Skinhead un pò ovunque, lasciò in Sardegna terra bruciata. Tanti furono coloro che si allontanarono definitivamente dalla cultura, talvolta rinnegando il percorso stesso compiuto tra quelle file. Tra la fine degli anni 80 e inizi 90, in particolar modo a Cagliari, le file degli Skins isolani erano occupate quasi totalmente da elementi di destra, grazie anche all’avvicinamento al mondo dello stadio con l’ormai disciolto gruppo ultras Bunker Skins.

Skins e punx a Cagliari – anni ’90

Le nuove generazioni di punk che rivolgevano lo sguardo all’OI!, si ritrovavano a dover sbrogliare una matassa di incomprensioni e confusioni in tempi in cui ancora la fruibilità dei mezzi di comunicazione era lontana anni luce dallo stile d’oggi giorno.

Per semplificare, tanti skins si erano fatti da parte, altri avevano preso strade del cazzo. In due parole: mancava continuità.

Io mi sono trasferito a Cagliari nel 90 per studiare, e da lì ho iniziato a suonare prima grindcore e poi death metal. A quel tempo piazza repubblica era divisa in due semi piazze, una dei metallari, l’altra dei punk. Io facevo sponda da una parte all’altra, così ho conosciuto un po’ di gente del giro. Poi, uscito dagli Hell church, mi trovai in saletta con un po’ di amici che stavano mettendo su un nuovo gruppo, e mi chiesero di suonare la chitarra. Fu così che mi accostai al mondo skin/punk, e che formammo i Non idonei.” Fabrizio Tedde (Ciurma Skins/Antiruggine/Generacion Rebelde/New Blood)

In questo contesto, se da una parte le nuove leve si ritrovavano orfane di riferimenti isolani concreti e di strutture già ben rodate, dall’altra c’era ampio spazio per costruire una scena tutta nuova, libera da paternalismi o gabbie ideologiche.

“C’erano persone di una certa età che magari ascoltavano punk, ma nell’abbigliamento erano normalissime. Era difficile capire le differenze tra oi! e il resto. A volte poteva essere un articolo di qualche rivista, a volte una canzone, vedevi delle foto e piano piano capivi, ti prendevi gli anfibi e via dicendo. In ogni caso è stato un passaggio abbastanza graduale, mischiavamo molto.” Daniele Diana (Ciurma Skins/New Blood)

Dal tumulto musicale isolano di quegli anni, in ambito skinhead, nascono nel 1994 a Cagliari i Non idonei, e nemmeno un anno dopo a Sassari si formano gli Adunata.

Isolamento, marginalità e abbandono a se stessi sono i temi che emergono in maniera più netta dai testi dei ragazzi sardi. Pezzi come “Stessi volti” o “Figli di nessuno” raccontano una quotidianità fatta di monotonia e soprusi, affrontata però a muso duro, senza nessuna resa.

Split 1999 7″ tra Non Idonei e Adunata

La neonata asse Casteddu/Tàttari (Cagliari/Sassari), dal 95 in poi sarà il nucleo vivo di un’intera esperienza punk che animerà la Sardegna fino alla fine degli anni 10 del 2000.

Abbiamo iniziato col black metal. Suoni durissimi e capelli lunghi quasi fino al culo. Io al tempo già facevo le stagioni in zona di Arzachena. Quando tornai dalla stagione chiamai Mauro, il nostro chitarrista, per organizzarci e andare in saletta. Arrivato in sala prove trovai Daniele rasato. Mi disse che con due suoi amici, coi quali poi fondò gli Adunata, quell’estate avevano scoperto la SHARP” Tonino Piras (Roll Call)

Nonostante qualche precedente, il punk in Sardegna non era mai realmente riuscito ad attecchire nel circuito musicale isolano. Anfibi e testa rasata erano un ulteriore ostacolo. Salette, locali, contatti. Era tutto da inventare.

Se a Cagliari esistevano già locali come il “Tempio dei faraoni” o il “Jazzino” che davano la possibilità a tutti i giovani musicisti di suonare o organizzare concerti, Sassari viveva una realtà più provinciale.

“Si suonava nei bar e nei circoli. Il problema è che su 30 persone magari 20 erano tagliagole, la peggio feccia della città. Quando ti vedevano con gli strumenti ti chiedevano se potevi suonare folk sassarese. Era molto facile che partisse “l’effetto skinhead” e che tutto finisse in caos” Tonino Piras

Il pregiudizio verso il movimento skinhead inoltre era una vera e propria croce da trascinare in ogni situazione quotidiana

“Quando abbiamo fondato la SHARP Sardegna eravamo pochissimi. Tutto è nato da un mio amico che viveva a Perugia. Frequentava gli ambienti dell’ex Cim: Five boots e tutta quella gente lì. Io avevo iniziato a partire spesso per concerti, e vedendo quel mondo avevo pensato di portare anche in Sardegna l’esperienza della SHARP. Solo che eravamo davvero pochi, e chi per lavoro, chi per studio, eravamo spesso ognuno per i fatti suoi. A volte mi capitava di uscire da solo con la mia ragazza e venire comunque inquadrato. Più volte ho rischiato di farmi ammazzare in giro” Alessandro Rizzu

Nonostante ciò, i kids isolani iniziano a macinare contatti e ad organizzare concerti, prevalentemente tra Sassari e Cagliari. Corrispondenza postale, Schede per le cabine telefoniche, collette: ancora una volta grazie allo spirito DIY di quegli anni, la Sardegna inizia a diventare meta per band OI!, HC e punk dall’italia e dall’Europa. Dall’esperienza di quegli anni verrà fuori un iconico 7 pollici, split Adunata/Non idonei del 1999, edito da un tentativo di etichetta che avrà vita breve “Krikk’e Kasteddu records”. Questo Ep segnerà però la fine della band di Cagliari.

La fine degli anni 90 e l’inizio degli anni 2000 segna una svolta positiva all’interno della comunità punk/skin. Negli anni si è costruita una rete di contatti e conoscenze ormai consolidati, gli spazi per i concerti si allargano, come il numero degli appassionati al genere. Nascono nuove band: nel 1998 si formano i Generacion Rebelde a Cagliari, e l’anno successivo a Carbonia un gruppo di skins locali dà vita agli Antiruggine.

Sarà però Sassari all’alba del nuovo millennio a conoscere una nuova vivacità della propria scena. Skins, mods e rude boys della costa nord Sardegna, da 3-4 elementi iniziale,  arriveranno a contarsi a decine, figli di una scena nata dal nulla in una città che in quegli anni “sembrava un film di guerra”. Diverse saranno le band che andranno a formarsi e sciogliersi in quell’ambiente.

“Tutti suonavamo con tutti, si trovava sempre qualcuno pronto a prendere in mano il basso o la chitarra al posto di un altro” Tonino Piras

L’allargamento della scena comporterà anche le prime esperienze oltremare per le band Sarde. Genova, Bologna, Reggio Emilia, Roma. I contatti presi durante i concerti  nelle città italiane, gli skins sardi emigrati e lo scambio di date, sono i nodi che permetteranno alla scena sarda di creare un interscambio continuo con band, crew e etichette dello stivale. 

Sono anche anni di produzioni importanti. Dopo una prima demo nel 1999, esce nel 2001 il primo album dei Generation Rebelde Condannati, seguito due anni dopo da uno split CD edito dalla KOB records con i Vampires. Sempre nel 2003 gli Antiruggine presentano la loro demo “Ci siamo anche n’OI!”, ripresa in parte nello split uscito l’anno successivo assieme agli Adunata, prodotto dalla Anfibio records. Questo lavoro, “Da costa a costa” rappresenta uno dei dischi di culto per la scena dell’epoca.

Ancora, sempre dalla crew Sassarese esce online nel 2003 la demo “Isolati” dei 4 moors, una fotografia micidiale sulle teste della costa nord sarda. Nel 2002 invece entrano nella scena i Sezione ribalta, prima band del genere a cantare integralmente in limba sarda, e che daranno alle stampe la loro prima demo “Di po di” (giorno per giorno) nel 2005.

Sono anni di spontaneità, di concerti tra amici, sbronze e risse. La sigla RASH Sardegna inizia a comparire sulle autoproduzioni, nei concerti e in alcuni cortei.

Anche se il numero di teste rasate rimane limitato, l’ambiente è largo e vivo:

“Non eravamo tanti, ma i concerti erano frequentati. La gente veniva a vederci anche se non sapeva niente di OI!, e così facevamo noi agli altri concerti. Oggi se organizzi un concerto HC, ci ritrovi solo quelli che ascoltano hard core, e anche di quel determinato tipo.” Fabrizio Tedde 

Concerto del 2003 tra diverse band oi! sarde

2005-06 – La seconda fase

La nuova fiammata internazionale del punk e dei suoi sottogeneri degli anni 2000, causata in parte anche dall’ingresso nel mainstream del tanto odiato “pop punk”, porta una nuova generazione di giovanissimi ad avvicinarsi allo street punk in maniera totalmente autonoma. Se da una parte in Sardegna la scena anni 90 compiva ampi passi verso il consolidamento di una esperienza più che positiva, dalla disgregazione geografica della Sardegna, nascono tante piccole realtà, in alcuni casi relegate a paesini piccolissimi, che però riescono a produrre materiale ed entrare in contatto con band della vecchia guardia.

“Eravamo fan dei lagwagon e dei pennywise. Gli skinhead da ragazzini li associavamo al classico nazi rasato a pelle. Ivo invece era un bootboy più all’inglese, coi capelli all’indietro e uno stile un po’ più particolare. È lui che ci ha introdotto a quel mondo” Fabrizio Pilloni (Sezione Ribalta)

Nei paesini più dispersi e isolati nascono piccole bande di punk, in cui si conta la presenza di alcuni skins o comunque appassionati di OI!, che anche grazie all’avvento del digitale, riusciranno a lasciare testimonianza delle loro prime esperienze.

Tra i lavori più iconici di quegli anni, sicuramente da citare “Radio Sardigna” dei Keret Korria. Band Siniscolese non proprio della nuova scuola, capitanata dallo storico boot boy Skakallo, che agli inizi del 2000 rilascerà il loro primo e unico album dalle forti influenze clashane.

A Cagliari, nascono invece i Controllo a Distanza, band street punk tiratissima che produce nel 2006 il loro primo lavoro in studio “Il disagio non è un reato”.

Nella provincia Oristanese si formano i Rebels actions, che producono la loro prima demo nel 2007 “Politicante” e i C4, che escono nel 2009 con la prima demo, ripresa in seguito nell’album “Congestione mentale”

Nasceranno inoltre realtà rimaste più nell’ombra o durate molto poco, come i Combat boots della Maddalena, o i Disagio urbano di Oristano.

A fare da traino rimane comunque la già citata asse Casteddu-Tàttari, realtà ormai rodata e simbolo di questa controcultura nell’isola. Accanto ad essa, cresce il fermento in un nuovo centro, San sperate, dove i già citati Sezione Ribalta e l’etichetta Kattive Maniere records, riusciranno a costruire un vero e proprio polo attivo per la scena punk Sarda.

“Nel 2001 conosco i Bad manners ed esco di testa. Comincio a scrivere KattiveManiere dappertutto con la K, ero ragazzino, ero punk. Avevo già il catalogo Vacation House di Rudy Medea da cui ordinavamo i Cd con gli amici, e poi entrai in contatto con Carlo della Brutus records. Così iniziai a farmi un catalogo tutto mio e a creare la distro KM” Fabrizio Pilloni

In quegli anni apre inoltre a Selargius, nell’hinterland cagliaritano, un nuovo locale di musica live, il Titty Twister. Un luogo che avrà un ruolo cardine per l’underground sardo, e che sarà la principale casa delle sottoculture punk e HC isolane.

Concerto metà anni 2000 al Titty Twister di Selargius (CA)

Proprio al Titty twister, nel 2007 i Sz. Ribalta presenteranno il loro primo album in studio, “Fai su ki deppis fai” (fai ciò che devi), album di street rock n’roll micidiale: testi totalmente in Sardo campidanese dai sapori stradaioli e riff freschi con un continuo richiamo alla vecchia scuola. I Sezione raccontano storie di paese e di disagio, senza il timore di apparire provinciali o ripetitivi.

Grazie a quest’album inizieranno una intensa attività live dentro e fuori dalla Sardegna.

“La demo e il primo disco uscirono completamente in spirito DIY. Kattive Maniere e Shardana records, che era l’etichetta di Ivo, erano più dei marchi che mettevamo per simbolismo, come a dire “Ehy, qui ci siamo anche noi, anche questo posto è vivo”, un po’ con quella mentalità da stadio che ci ha sempre accompagnato. Ma alla fine i soldi uscivano sempre dalla stessa parte.” Fabrizio Pilloni

Un altro carattere che differenzia questa nuova ondata, è il passo di continuità. I rapporti tra nuove e vecchie leve si saldano sin da subito con collaborazioni e scambi.

“Carbonia è sempre stato un posto che ho reputato casa, fin dalle prime volte che ci sono andato. Appena conosciuti, gli Antiruggine ci hanno organizzato un concerto al Vertigo, e da li è stato un continuo. Facevamo la spola alla fine. Chiamavamo un gruppo a San Sperate, e aveva la seconda data nel sulcis assicurata, e viceversa” Fabrizio Pilloni.

Nello stesso periodo, un’evoluzione nell’ambiente e nella scena dell’isola, porta a nuovi sviluppi.

“Ci ritrovammo con le principali band del movimento ferme: Antiruggine sciolti, 4 moors sciolti, Adunata parcheggiati. In quel tempo stava arrivando un vento nuovo di destra in Sardegna, e dovevamo capire come gestire la cosa” Tonino Piras

Si decide sin da subito che la controffensiva non dovesse essere una manovra meramente antifascista, bensì un reale contributo alla scena, un passo avanti, che facesse da aggregante e che permettesse di creare un movimento forte e strutturato.

Nasce così un nuovo dibattito, che porta alla creazione dell’etichetta Hammers of Sardinia. La nuova label, si pone l’obiettivo di unire trasversalmente skins dal nord al sud della Sardegna, e si propone come centro di connessione per le realtà punk dell’isola.

La prima produzione arriva già nel 2007, ed esce in collaborazione con un’etichetta tedesca. Dalle ceneri degli Antiruggine nascono i Ciurma Skins, che debuttano con il loro primo album omonimo.

Sound classico ma mai banale, riff cattivissimi e cori da sing along, l’album è un disco fatto da Skinheads per Skinheads. Pochi fronzoli e veri e propri anthem, come “Siamo della stessa classe” o l’omonima “Ciurma Skins”.

La Hammers of Sardinia diventa la struttura che mancava ad una scena fatta di piccole crew.

Le produzioni coinvolgeranno non solo band del circuito, come gli stessi Sezione ribalta, che usciranno nel 2009 con uno split assieme ai portoghesi Violent Cops proprio sotto la HOS, ma anche gruppi della scena HC isolana come i K’e-k’e-m o i To Ed Gein.

“Eravamo riusciti a creare una rete che passava da Sassari, Carbonia, Cagliari e Olbia, e che permetteva ai gruppi che stavano nel nostro circuito di poter girare tra queste città e nelle zone limitrofe, e poter produrre e portare in giro la propria musica” Tonino Piras

Sempre nel 2009 la HOS da alle stampe un altro disco destinato a rimanere impresso nelle orecchie degli skins Sardi. Le vecchie glorie Sassaresi danno vita al progetto Roll Call, e pubblicano l’album “Sotto il suo cielo”.

Roll Call live

Disillusione e rabbia, ma anche uno sconfinato amore per la propria terra e la propria città. I sassaresi mantengono altissimo il livello e sfornano un disco crudo e vero, in cui raccontano una quotidianità grigia e noiosa, a cui opporsi coi denti stretti e la guardia alta.

Da questo periodo escono probabilmente le produzioni più mature e incisive nella scena, e che segneranno una nuova fase d’oro per il movimento.

Gli Skins sardi avevano costruito una realtà vivace, capace di confrontarsi anche coi grossi centri italiani ed europei. Tour, distribuzioni e scambi date ormai passano per canali agevoli, anche se il problema logistico del mare pone sempre un problema di costi e tempistiche.

“Non per presunzione o cosa, ma penso che le band sarde di quegli anni, erano veramente OI! nel senso più puro del termine. Eravamo incazzati, affamati. La roba dell’essere skinhead non era tanto il fatto di avere la testa rasata e gli scarponi, quanto quella di fare banda e di salvarci da un posto dimenticato e abbandonato da tutti.” Fabrizio Pilloni

Questa macchina ben oliata funzionerà fino ai primi anni 10 del duemila. L’avanzamento dell’età e l’evolversi dell’ambiente musicale, porteranno a una frenata di quel fermento che aveva animato i locali e i bar di mezza isola.

“Non si ruppe niente e non litigammo con nessuno. Semplicemente avevamo dato quel che c’era da dare. Alcuni locali chiusero, altri persero interesse. Inoltre l’arrivo dello streaming imponeva di mettersi al passo col digitale, e noi non ne avevamo minimamente voglia” Tonino Piras

La Hammers of Sardinia interrompe le sue pubblicazioni. I Ciurma Skins, i Roll Call e i Sezione Ribalta si sciolgono. I principali attori che fino a questo punto avevano animato la scena si fanno in buona sostanza da parte:

“Non abbiamo mai smesso di suonare, prima con le vecchie band, ora coi New Blood, ma si può dire che da qualche anno abbiamo tirato i remi in barca. Il nostro l’abbiamo dato” Fabrizio Tedde

Il resto è storia nota, o comunque facilmente ricostruibile sui social. Questo articolo si poneva l’obiettivo di ricostruire i pezzi di una storia che rischiava di andare dispersa, confusa tra le produzioni indipendenti impossibile da mettere assieme, tra i racconti da bar distorti dai mille passaparola, tra le voci di corridoio e le narrazioni di parte. Per quanto ridotta all’osso, e sicuramente non priva di errori o dimenticanze, questa è la storia di una scena nata dal nulla, con i suoi errori e i suoi scazzi, le sue battaglie vinte e perse, e le mille notti di gloria impresse nella memoria dei tanti che sono passati sopra e sotto i palchi di quei concerti.

Oggi rimangono realtà come la Kattive Maniere che tengono botta, organizzano, si sbattono e proseguono in quel percorso tracciato anni fa. Gruppi con vecchi e nuovi skins e punks continuano a produrre e suonare, come Coru&Figau, New Blood, C4, Malepeggio. Nuove leve sono arrivate ed arriveranno, fedeli al vecchio grido:

L’OI! non morirà! L’OI! non morirà mai!

Si ringraziano per l’enorme contributo: Marco Rocca, Fabrizio Tedde, Daniele Diana, Alessandro Rizzu, Tonino Piras, Fabrizio Pilloni.

Articolo a cura di Roberto Lai

Uscite street punk/OI! Sardegna:

4 Moors – Sassari

  • Isolati 

Adunata – Sassari

  • Demo – 1996 
  • Split Adunata/Non Idonei – 1999 
  • Da costa a costa – split/Antiruggine 2004

Antiruggine – Carbonia

  • Ci siamo anche noi – demo 2003
  • Da costa a costa – split/Adunata 2004

Astio notturno – Cagliari 

  • De sa ruga, po sa ruga – 2019

Band of brothers – Villarios

  • Colabrothers??? – 2005

C4 – Silì

  • Demo – 2009
  • Congestione Mentale – 2012
  • Odio – EP 2018
  • Disterru e catenas – 2019
  • La provincia odia – 2021

Ciurma Skins – Carbonia/Cagliari

  • Ciurma Skins – 2007 

Combat boots – La Maddalena

  • Split Combat Boots/Skatenio – 2004

Controllo a distanza – Cagliari

  • Il disagio non è un reato – 2006
  • Inediti – 2008

Coru&figau – Cagliari

  • Benvenuti nel mondo reale – 2016
  • From Sardinna to Bologna/Contus de maris e montis – 2017

Disagio urbano – Oristano

  • Demo – 2007

Generacion Rebelde – Cagliari 

  • Resistenza umana – demo 1999
  • Condannati – 2001
  • Skins & punx new generetion – split/Vampires 2003
  • Fino a quando – EP 2005

Keret Korria – Siniscola

  • Radio Sardigna

Malepeggio – Cagliari

  • Di male… in peggio – 2016
  • Randagi bastardi – 2017

New blood – Carbonia

  • As sand in the wind – 2015
  • Split New blood/Dead end street – 2016

Non Idonei – Cagliari

  • Demo ’97 – 1997
  • split 1999 Adunata/Non Idonei – 1999

Roll Call – Sassari

  • Sotto il suo cielo – 2009

Sezione Ribalta – San Sperate

  • Di po di – demo 2005
  • Fai su chi deppis fai – 2007
  • Street rock band – split/Violent cops 2009

SS 20 – Cagliari

  • Disillusion not solution – demo 1984
  • Non staremo più a sentire – singolo/compil 1985

The Claptrap

  • This is the Italian sound – 1986

Various

  • We Don’t Like You (con 4 Moors e Adunata) – 2004