i migliori album punk del 2022

I migliori album punk del 2022 

I migliori album punk del 2022 scelti dalla nostra redazione e da voi con il sondaggio

Nel 2022 sono usciti tantissimi dischi validi e come ogni anno abbiamo deciso di raccogliere i nostri e i vostri album punk – e non solo – preferiti dell’anno. Questa che segue non è da intendersi come una classifica alla top of the pops, ma vuole essere una semplice condivisione di ciò che è maggiormente piaciuto a noi e a voi. Quindi no, non troverete primo, secondo, terzo classificato ma una lista in ordine casuale dei vari dischi. Per una casualità del destino, i più piaciuti a voi e a noi sono 15 e 15. 

Nell’articolo che segue troverete prima i nostri preferiti. Noterete subito che spaziano tra più sottogeneri e sottoculture perché, come forse già saprete, la nostra redazione è composta da più persone con gusti differenti, ma unite dallo stesso spirito!  

Successivamente vi elencheremo i 15 album (su circa 100) più votati da voi nel sondaggio. Avete votato in tantissimx e vi ringraziamo molto! Quest’anno abbiamo scelto, come detto prima, di non fare classifiche, proprio per uscire dalla logica della competizione ai fini di supportare le band e i loro ottimi lavori.
Buona lettura e vi consigliamo vivamente di ascoltare tutti i dischi e se non l’avete già fatto, la nostra playlist con le canzoni migliori del 2022, anche qui scelte da noi e voi!

I nostri album preferiti: I 15 migliori album punk del 2022 secondo la nostra redazione di Radio Punk

Syndrome 81 – Prisons Imaginaires:

Incredibile la quantità di persone che ha indicato questo album come il preferito del 2022. La band di Brest (che abbiamo intervistato qui) raggiunge con l’album Prisons Imaginaires la piena maturità musicale, dopo anni di esperienza dei componenti in varie band, creando un sound unico che mischia sapientemente punk, hardcore, post-punk e contaminazioni oi! conquistando un pubblico fortemente eterogeneo. Disco curatissimo in ogni aspetto, dall’artwork ai testi incentrati, citando la band, sulle “prigioni che ci creiamo o accettiamo, prigioni morali, sociali, psicologiche, familiari, sentimentali…”. 10 e lode.


Lenders – Sul Filo Del Tempo: 

Un album incredibile che dal primo ascolto ti dà una scarica di adrenalina allucinante. Racconta dei kids, della strada, dei reietti, del quartiere e degli ultimi baluardi di ribellione e lo fa con uno stile sontuoso. La band ha il suo marchio di fabbrica, unico e originale e privo di inutili virtuosismi. Produzione e suoni eccelsi, attitudine, rabbia e veleno rendono ogni canzone un capolavoro oltre che un inno a chi non si omologa, a chi preferisce l’istinto e il cuore alle comode scelte. Un disco oi! street punk autentico e decisamente sopra la media.


Straight Opposition – Path Of Separation:

Se n’è parlato troppo poco di questo colosso. Un lavoro intelligente, studiato, unico e curato che esce dai binari e dai canoni del genere hardcore duro e puro per abbracciare una vastità di influenze, contaminazioni e suoni. Questo è hardcore, indubbiamente, ma non è niente che avete già sentito e in ogni ascolto noterete qualche particolare, qualche sfumatura nascosta qua e là che impreziosisce un album che mi fa gridare al miracolo ogni volta che premo play. Testi attuali, politici e che denotano anche qui un’attenzione e un’analisi fuori dall’ordinario, esattamente come questo discone.


Viagra boys – Cave World: 

Terzo lavoro – anzi capolavoro – della band svedese composta da musicisti eccezionali. In “Cave World” i Viagra Boys proseguono il loro percorso musicale scostandosi leggermente dai primi lavori, fortemente contaminati dal jazz, arricchendo il sound con influenze dance-punk e elettroniche mantenendo comunque il proprio inconfondibile stile. Il risultato è pazzesco. Un disco potente, ironico, tagliente, sfaccettato e divertente da ascoltare e riascoltare per poterne cogliere tutte le particolarità. Le tematiche e i testi strafottenti e carichi di sarcasmo, trovano la massima espressione grazie alla personalità istrionica del frontman Sebastian Murphy. Meraviglia! 


Inganno – Vite a Metà:

Semplice e diretta rabbia punk harcore, questo è ciò che arriva alle orecchie fin dal primo ascolto. Gli Inganno, dalla provincia di Taranto, hanno sfornato un disco immediato e veloce per tutti gli amanti del punk hc carico di contenuto politico e introspezione. Un album dal forte impatto emotivo che ricorda da subito pilastri fondamentali come “tornare ai resti” dei Contrasto e “metamorfosi” dei Congegno ma con le radici ben salde nel sound di tradizione accacì jonica. 13 tracce che trasmettono carica, voglia di riscatto e speranza contro la rassegnazione esistenziale che circonda le nostre vite. Hardcore è lotta e gli Inganno ce lo ricordano in maniera superba, una vera perla da fomento totale! 


Soul Glo – Diaspora Problems:

Già la lunga lista di musicisti e strumenti insoliti nell’hardcore punk come il trombone, la tromba e il sax dovrebbe suggerirci che siamo di fronte a qualcosa di assolutamente imprevedibile e a sè stante. Questa band “straight outta Philly”, Pennsylvania ha una cazzimma pazzesca. In ogni canzone c’è una grinta che pare siano in un corteo a urlare al megafono mentre lanciano molotov indiavolati. La loro proposta sulla carta è molto interessante: un miscuglio tra hardcore punk, screamo, noise, funk, rap ed elementi di elettronica e testi di denuncia e dall’approccio radicale. Quello che ne esce fuori è una potenza distruttiva e una linea melodica devastante, un viaggio sulle montagne russe in cui non sai mai cosa aspettarti. In un articolo del genere, non possiamo non parlare di questo disco sconvolgente e rivoluzionario, guardatevi i video e i live e vi innamorerete. Un vero e proprio gioiello.


Petrol Girls  – Baby:

Nuovo disco per il gruppo rrrriot londinese capitanat* da Ren Aldridge, diventato già un must per le mie orecchie! I temi affrontati, la voce graffiante e un ritmo che si rifà a Dead Kennedys e anche Fugazi non può che provocare forti scosse emotive. Una canzone su tutte? Sicuramente Baby I had an abortion (e il titolo dice tutto), ma non fatevi sfuggire nemmeno Preachers… Beh, non fatevi sfuggire nessuna delle canzoni di questo album! E  soprattutto, se ne avete occasione, godetevi un loro live set… Girls to the front!


The Interrupters – In The Wild:

Torna il gruppo ska-punk che ha fatto impazzire mezzo mondo e con questo quarto album consolida un sound che ormai abbiamo imparato a riconoscere. Insomma, troviamo di un nuovo un bel po’ di ska e mid-tempo, condito da qualche sferzata più punk e belle collaborazioni alla voce (come Love Never Dies con The Skints e As We Live con Tim Armstrong e Rhoda Dakar): un album che vi farà sicuramente muovere i piedini! E anche un po’ emozionare grazie alla passione di Aimee nel cantare. Forse non l’album che cambierà la loro carriera (come è avvenuto per i precedenti), ma di sicuro un album che può far ballare.


The Flatliners – New Ruin:

Ecco, i Flatliners è un gruppo che amo ascoltare nella tranquillità della mia camera, per la loro capacità di mischiare ferocia e pop, graffi sonori a modulazioni più dolci. Questo nuovo disco non fa eccezione, e il gruppo punk rock canadese è bravissimo a mischiare elementi diversi tra loro per dar vita sia a canzoni melanconiche e riflessive come Under a Dying Sun sia a canzoni più accattivanti come Rat King o la prima traccia, Performative Hours. Di certo un disco maturo e da approfondire con numerosi ascolti!


OFF! – Free LSD:

Che si può dire del buon Keith Morris se non che ha colpito di nuovo nel segno? 40 minuti, 20 canzoni, nuova sessione ritmica (ma di tutto rispetto) e niente, giù con quel punk hardcore all’americana che mi piace tanto. Inframezzato però da nuove variazioni sonore che non saprei bene come definire – ma ‘sotto acido’ ci sta, quindi un po’ jazz un po’ stoner, e tanta, tanta velocità! Ah, e non perdetevi anche il video di War Above Los Angeles, uno svarione di un paio di minuti. Insomma, una vera chicca, ma d’altronde, non ci si poteva aspettare di meno!


Darcy – Machines de Guerre:

Contrariamente a quanto potrebbe far pensare il titolo, questo secondo full-length della band bretone non ha nulla a che vedere con vicende belliche più o meno di attualità. “Le nostre voci sono macchine da guerra”, recita il brano (quasi) omonimo. E infatti questo è un album al tempo stesso rabbioso e gioioso, che inneggia alla potenza delle parole e della musica e all’unità contro il nemico comune. Questa unità si concretizza nelle collaborazioni eccellenti con band che per i Darcy sono punti di riferimento: No One Is Innocent in “Viens chercher pogo”, Tagada Jones in “L’étincelle au brasier” e Merzhin in “Notre hymne”. L’album, in bilico tra hardcore e punk rock, offre una miscela esplosiva della potenza del primo e della melodia del secondo, con ritornelli che ti si piantano in testa fin dal primo ascolto. Ma c’è spazio anche per un episodio acustico con “Eva”, il brano conclusivo, una struggente ballad che mette a nudo voce ed emozioni. Una gran bella prova di maturità per questa band, se ancora non la conoscete tenetela d’occhio, in futuro potrebbe riservarci nuovi gioiellini come questo.


Rancoeur – Rancoeur:

Usciti con un demo a Gennaio 2022 i Rancoeur ci hanno poi stupito con il loro primo album completo uscito a Novembre. Se all’inizio il gruppo ci aveva incuriositi, a Novembre questi tre ragazzi di Nancy ci hanno colpiti e affondati. Gran discone, risultato notevole come prima uscita dei Rancoeur!
Dieci tracce (e una cover dei Camera Silens, gruppo iconico del punk francese) di ottimo ‘cold oi!’, come lo chiamano loro. Fin dalle prime note si capisce perché si diano questa categorizzazione: si viene avvolti dalle ottime ‘fredde e taglienti’ sonorità del gruppo, impossibile non farsi coinvolgere dal ritmo e dai cori che ci accompagnano durante l’ascolto. Riff decisi e arrabbiati al punto giusto, basso corposo che mantiene la struttura ritmica e una batteria incalzante che non molla un colpo. Musicalmente è una ricetta ottima, non gli manca nulla. Per quanto riguarda i testi sono ben scritti, introspettivi e danno ulteriormente valore a questo lavoro, tra l’altro su Bandcamp potete trovarne le traduzioni se non masticate il francese… Finirete sicuramente per imparare qualche coro su cui consumarvi la voce. Insomma, andate subito ad ascoltare questa bombetta e tenete d’occhio il gruppo!


Messa – Close:

Hey! Cosa state facendo?!? I Messa non sono punk!
Fermi tutti. Innanzitutto, una reazione simile è avvenuta anche all’interno della redazione, ma non è assolutamente un problema, alla fine noi parliamo di musica, i confini li aborriamo e questo disco è stato richiestissimo, è oggettivamente spaziale… dunque ecco le nostre impressioni. 
Disco molto maturo, le sonorità dei Messa si sono consolidate con gli anni, qua si vola ad alti livelli! Rispetto ai primi lavori più doom, come Belfry, in questo disco si possono sentire anche altre influenze musicali, dal jazz alla musica etnica araba… In ogni caso i riff belli incisivi e doom non mancano quando servono, chitarra e basso svolgono il loro lavoro ottimamente, il tutto condito da una batteria precisissima che aggiunge la giusta dose di gaso. 
Questo viaggione è diviso in dieci tracce, in cui la voce di Sara ci guida all’ascolto toccando apici altissimi, da rimanere senza parole, un esempio tra tutti: il singolo Pilgrim. Chi non si emoziona è una persona arida (dai ok si scherza, però è davvero da brividi).
Una breve nota a margine, massimo supporto a tutti i membri del gruppo che, nonostante un brutto incidente, hanno ripreso a frequentare i palchi, daje! Continuate così!


Villa Fantôme – S/T:

È il periodo del lockdown e, osservando la Ville Lumière diventata città fantasma, i veterani dello ska-punk francese Manu e Pierrot, già componenti della storica band La Ruda Salska, poi diventata semplicemente La Ruda, decidono di dar vita a un nuovo progetto. La città fantasma, con un esplicito omaggio a “Ghost Town”, darà il nome al progetto e all’album. Il risultato potrebbe essere la colonna sonora perfetta di un film d’epoca un po’ noir un po’ spy story, tra appostamenti, pedinamenti, misteriose valigette e occhiali scuri. E la sensazione è confermata dai video realizzati per i singoli estratti dall’album, “Sentimentale n’est pas la Foule” e “Série Noire”. Le radici ska-punk in stile Madness e The Specials ci sono tutte, ma quello che rende questo disco originale e affascinante è il progressivo passaggio, nello scorrere da un brano all’altro, a un sound decisamente e orgogliosamente anni ’80. Per nostalgici dell’epoca ma anche per chi vuole riscoprire certe sonorità pur non avendole vissute in prima persona. Ascoltatelo e ne rimarrete piacevolmente sorpresi!


Sweat – Gotta Give It Up:

Fin da subito, dal primo ascolto, rimane impressa la cattiveria – in senso buono – con cui la band californiana ci scuote a suon di hardcore punk dai riff rock n roll. Scossa dal voltaggio altissimo, grazie alla prova vocale devastante della cantante Tuna Tardugno, già conosciuta come wrestler e attrice. Testi politici ma dal filtro emotivo e introspettivo, che nonostante siano scritti in prima persona risultano coinvolgenti. Un disco esplosivo, uscito per Pirates Press a inizio febbraio che elettrizza canzone dopo canzone, rimanendo fedele al proprio sound ma esplorando varie contaminazioni. Un album da avere e da ascoltare a ruota che può mettere d’accordo amanti dell’hardcore punk e rockettari col culto del punk e se Amyl and The Sniffers ti ha gasato di brutto, gli Sweat con Gotta Give it Up fanno al caso tuo, dato che hanno grinta da vendere e un tiro simile ma del tutto unico!
PS: Vi consigliamo la bellissima intervista su Up Zine 2 in italiano che restituisce un quadro generale di chi sono i Sweat, dato che non sono particolarmente conosciuti in Italia e invece meritano moltissimo!


 I risultati del sondaggio sui migliori album punk del 2022: i 15 più votati
(in ordine alfabetico)

Ä.I.D.S. – The Road To Nuclear Holocaust



Azione diretta/Brigade loco – Borghetti Crew



Carne – Saremo Ancora Minaccia



Crancy crock – Mayday



Dead cross – II



Diario di bordo – Al Di Là Del Buio



Discomostro – Mostropatia



Interrupters – In The Wild



Kaos urbano – Euforia



Lenders – Sul Filo Del Tempo



Loia – Sotto La Mia Pelle



Plakkaggio – Verso La Vetta



RPG7 – Cuatro



Syndrome 81 – Prisons Imaginaires



Wolfbrigade – Anti-Tank Dogs


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