Intervista ai Traiettoria
Chiacchierata con i Traiettoria, giovane band padovana punk hardcore
Con il ritardo, umano, sociale e cognitivo che da sempre mi contraddistingue ecco l’intervista ai Traiettoria, nuove leve dell’hardcore padovano che zitti zitti si stanno facendo un nome anche all’estero. Al terzo – o nel frattempo forse persino quarto – tour europeo all’attivo e dopo aver inciso il loro primo album ‘Prima di essere morti’, questi quattro virgulti hanno avuto la malsana idea di concedermi un’ora del loro tempo in uno dei miei bar dei cinesi preferiti. Un ringraziamento speciale al bar Clistina (sì, avete letto bene, non è una battuta), a mamma Moretti e stocazzo.
Ps: L’intervista ha avuto luogo a febbraio. Si, lo so, è passato un po’ di tempo, ma sapete com’è, il lavoro, le cavallette, ero al funerale di mia madre, ero rimasto senza benzina, la tintoria non mi aveva consegnato il tight, le cavallette. Vabbè, dicevamo:
R: Rash, Sono io
D: Damiano dei Maneskin, basso.
T: Tomà, voce, paroliere, pallottoliere, petroliere, ciminiere.
S: Sòtos, quello che voleva suonare punk rock, ma invece.
P: Paolo, il Gigi Riva delle sei corde.
R: Bene signori, presentatevi! Che fate, ‘ndo state, ‘ndo annate?
D: Ciao a tutti, siamo i Traiettoria. Io sono Damiano, modestamente sono il bassista e leader maximo.
T: Lasciamogli quest’ultima soddisfazione, va là…
D: No dai, alla fine sono il più scarso di tutti.
P: L’addetto alle vendite!
T: E infatti varda come simo ciapai (trad.: e infatti guarda come siam presi). Io sono Tomà, cantante, liricista o quello che vuol dire insomma.
S: Io sono Sòtos, suono la batteria, o almeno mi piace convincere la gente di saperlo fare e dai e vai ci sto
riuscendo.
P: Io sono l’ultimo arrivato.
R: Piacere Ultimo Arrivato, un vero onore. Vi chiedo solo di non parlare di Sanremo o di Ultimo che sennò mi stacco i coglioni a morsi.
D: Doveva vincere Anna Oxa.
R: …conciata come una punk londinese…
D: Tutto è cominciato da me e Tomà, avevamo un altro gruppo anni fa gli Straight to Your Face?
T: I Fuckin’ Around!
D:…giusto, i Fuckin’ Around!
T: Facevamo le classiche cover punk rock da anni del liceo, NOFX, Green Day, Ramones…
D: A una certa ci siamo democraticamente rotti il cazzo e dopo averlo invitato a casa mia qualche volta per buttare giù qualcos’altro che non fossero cover ha iniziato a formarsi il primo embrione del gruppo.
Dopodichè, abbiamo incontrato Sòti (Sòtos, n.d.a.).
T: Avevo messo il classico annuncio su Mercato Musicale per trovare un batterista per un altro gruppo
ancora che sarà durato una prova. Dopo un mese ho notato fra le mail che mi aveva contattato lui, ma nel
frattempo il gruppo era già sciolto. Lui nella mail scriveva espressamente che voleva suonare punk rock, non hardcore perché non gli piaceva. Gli abbiam detto ‘vieni, vieni’, e piano piano lo abbiamo messo
davanti al fatto compiuto (ride n.d.a).
S: Fa ridere, ma è andata proprio così! Lo avevo scritto perché in quel periodo andava tanto di moda fare
gruppi hardcore e metalcore, e io non li sopportavo più, volevo fare punk rock.
T: Una splendida truffa, come la vita del resto. Insomma, quell’estate Sòtos era tornato per qualche
settimana in Grecia, e al suo ritorno avevamo i pezzi nuovi che viravano prepotentemente verso l’hardcore vero e proprio. Il primo concerto fu a una TAZ dopo lo sgombero della mensa occupata (la Marzolo di Padova, n.d.a).
R: ah sì, al Famila di Pontevigodarzere!
T: Esatto, il primo gruppo eravamo noi.
R: Non ero in condizioni ottimali per permettermi dei ricordi.
T: Nemmeno noi. Lui era in Grecia in quel periodo e quindi abbiamo cercato un sostituto al volo.
D: Non esiste che perdiamo una data hahaha. Avevamo conosciuto un ragazzo che suonava la batteria –
Paolo appunto – e quel concerto lo abbiamo fatto in modalità power trio. Quando Sòtos è tornato pareva
brutto mandarlo a fanculo, quindi visto che sapeva suonare anche la chitarra Tomà è passato ben volentieri solo alla voce ed eccoci alla formazione attuale.
P: Ero appena arrivato a Padova ed ero in uno di questi gruppi dove si cercano musicisti. Avevo conosciuto questo tizio per fare un duo acustico. Lui un giorno mi propone di fare una serata ad un sushi wok a San Donà di Piave. Ero a Padova da due settimane, non conoscevo nessuno e mi sono imbarcato nell’impresa. Un’esperienza surreale senza dubbio, ma grazie a lui sono entrato in contatto con loro ed eccoci qua.
D: La prima uscita fuori da Padova credo sia stata al Britannia pub, insieme ai Dead After Weekend. Cazzo, nessuno era venuto in quel posto per il concerto ed è stata una situazione piuttosto strana, a dir poco.
R: Bon, giusto per rompere il ghiaccio ma soprattutto i coglioni, miglior concerto, ma soprattutto
PEGGIOR concerto.
D: Boh, forse il Britannia il peggiore, ma non certo per colpa loro, è che davvero non c’era nessuno ed è
stato deprimente a un certo punto. Abbiamo suonato con Diletta Leotta in sovraimpressione alle spalle
perché c’era una finale di Coppa Italia Juve Lazio.
T: Il migliore probabilmente nell’estate 2020 a Trento. Mi ha scritto se non ricordo male Sangre dei Latebra. Stavano tirando su un benefit da fare in una TAZ per l’ennesima operazione di repressione selvaggia contro degli anarchici della zona. Era ancora quel periodo di restrizioni a targhe alterne, non si poteva andare in macchina in più di un tot, casini vari da comune a comune e così via, quindi fino all’ultimo si è rimasti in forse. In tre sono saliti in auto, mentre io invece decisi di prendere il treno con altri amici. Arrivati lì, era un posto in mezzo ai boschi che abbiamo persino fatto fatica a trovare. Eravam tre gruppi, e dopo il dj set…
D: …e una bellissima cassa di birra…
T:…iniziano a suonare i gruppi. In tutto eravamo in tre, noi, gli Ekbom e un’altra band di cui onestamente
non ricordo il nome ora come ora. Ci metton per ultimi, essendo quelli che vengono da più lontano, e nel
frattempo la gente inizia ad arrivare. Attacchiamo noi e tutto il posto si era riempito di persone, che non
vedevano un concerto da mesi. Neanche il tempo di arrivare al terzo pezzo e c’erano tizi che volavano da
tutte le parti, infoiati a mille.
S: Oltretutto, eravamo ubriachi come delle scimmie e forse è tra le volte che abbiamo suonato più veloce in assoluto.
T: Siamo rimasti lì a far casino fino alle sei, dopodichè abbiamo fatto il dritto in auto fino a Padova hahaha.
D: All’andata tutto bene e tutto preciso, al ritorno in sei in una macchina, distrutti e sbronzi come delle iene. Poi a metà strada è arrivato il nuvolone da impiegato di Fantozzi, ma nonostante tutto alla fine siamo riusciti ad arrivare a casa salvi e più o meno sani.
P: Il ragionamento che avevamo fatto però era giusto: partiamo alle cinque di mattina che a quest’ora sbirri non ce ne sono. Fino a quando arriviamo all’altezza di corso del Popolo e non ci siamo trovati di fronte una volante, ma per fortuna non ci han fermati, sennò sequestravano la macchina con noi dentro direttamente.
D: A me è rimasto nel cuore anche il concerto di Vienna. Vedere tutta sta gente che non aveva nemmeno
idea di chi fossimo e ci han chiesto praticamente di rifare due volte la scaletta da capo. Persone
completamente sconosciute, in un posto sconosciuto, a questa festa di Halloween completamente a caso, davvero bellissimo.
R: Questo giro lo avete offerto voi, il prossimo ci penso io. Ora, voi che all’estero ci siete stati davvero e non solo per una misera data, affinità e divergenze con lo Stivale?
T: Molto simile la titubanza e l’imbarazzo di quando arrivi in un posto nuovo, chiaramente amplificato dalla barriera della lingua. Conoscersi non è mai facile diciamo.
D: Anche col pubblico per dire.
T: Anche se pure fuori non mancano situazioni in cui si diventa subito amici senza quasi capirsi, come
successo a Basilea. Abbiamo suonato in uno scantinato, una serata organizzata da un collettivo locale che non fa tanti concerti, ma che quando ci si mette lo fa bene. Cena a portate, frutta, pizza, birra illimitata incredibile. Altra scena surreale è stato quando in Germania, dopo aver suonato in uno spazio autogestito ma concesso dal comune, per darci il rimborso di 100 euro mi han fatto firmare la ricevuta dal blocchetto.
D: Grossa differenza la fa il supporto ai gruppi secondo me. Fuori comprano davvero molto, dischi, merch, magliette, tutto, più che da noi. Qui di solito il pubblico compra il materiale dei gruppi grossi mentre all’estero sostengono materialmente molto di più le band.
T: Dipende tanto anche dal tipo di pubblico. Paradossalmente vanno via più dischi suonando di fronte a
‘gente comune’, quali possono essere ragazzini e persone ordinarie che in contesti più tipici, come ad
esempio uno squat o un locale popolato da addetti ai lavori da cui passano magari dieci gruppi al mese. La reazione forse è più spontanea, non so come spiegarlo.
R: Quali sono i posti in cui non avete ancora suonato, in Italia logicamente?
D: In Italia non è semplice trovare posti dove suonare, bisogna dirlo. Ci si deve sbattere molto di più che
all’estero.
P: All’estero le cose si fanno, qua si chiacchiera e poi non si conclude mai un cazzo.
T: Tante mezze parole, tante idee buttate lì ma quando si va al sodo spariscono quasi tutti.
D: Il tour con i nostri amici Muffa lo abbiamo organizzato mandando centinaia di mail in giro.
Incredibilmente, dall’estero ti rispondono! Abbiamo persino dovuto scartare alcune mete perché non erano in percorso.
T: In Germania, Austria, Svizzera ti rispondono sempre, anche per dirti di no magari, ma almeno hanno la
creanza di rispondere ecco. Qui, QUANDO rispondono difficilmente poi ti danno una risposta secca, è
sempre un ‘ ok dai, ti tengo da conto, vediamo’ eccetera. La peculiarità nostra e dei paesi più mediterranei è che se non sei “amico” di qualcuno trovare delle date è una via crucis. Per fortuna non è sempre così, ad esempio fra poco andremo in Francia dove abbiamo trovato persone ottime che ci hanno saputo organizzare le date al volo nonostante la distanza. Questo andazzo che c’è da noi non è né un bene né un male, è un semplice dato di fatto. Di negativo ha che chiude e ingessa molto le cose, di positivo è che ti obbliga a frequentare il giro, per conoscere le persone e i posti.
R: Oh, io faccio un altro giro nel frattempo. Peroni? Nastro? Moretti?
D: Fai Peroni va’, la bevo veloce che fra mezz’ora devo andare a lavorare.
S: All’estero sono anche molto puntuali con gli orari! In Svizzera, alle 22 dovevamo suonare e alle 22 e tre
minuti abbiamo iniziato.
R: Del resto sono Svizzeri, come Rezzonico e Gervasoni.
D: Lì siamo diventati amici di Jelena, la ragazza o donna che aveva organizzato.
R: Porcodio, quanti anni avrà avuto, 60?!
D: 37 o giù di lì.
R: Quasi mia coetanea diocan.
D: Lei quando ci ha visti arrivare in cinque nella Golf di Paolo, con tutti gli strumenti dentro è scoppiata a
ridere ma ci ha subito presi in simpatia. Cazzo abbiamo fatto 12 ore di viaggio in condizioni demenziali.
S: C’era un odore mostruoso, anche perché potevamo lavarci solo dove abbiamo dormito la prima sera.
D: Jelena ci ha lasciato tutta la casa a disposizione, è andata a dormire da sua madre. Per fortuna siamo
riusciti a fermare Morg dei Muffa che sbronzo perso le voleva scrivere un ringraziamento speciale con
l’indelebile sulla porta.
T: Siamo riusciti un par de cojioni, so sta mi con spugna e alcol…(trad. siamo riusciti un paio di palle, sono
stato io, con alcol e spugna).
R: Ah, c’era pure riuscito!
T: Un pezzetto ha fatto in tempo a scriverlo ma sono riuscito ad eliminare le prove. Dopodiché, offeso,
voleva farsi un giro a piedi a Basilea. Fortunatamente lo abbiamo dissuaso nascondendo le chiavi e
barricando la porta.
S: Il guaio è che dopo poco ti abitui a quel tanfo della macchina e per te diventa una cosa naturale.
R: Progetti per il futuro? Dischi, tour, cazzi, split, ricchi premi e cotillon?
P: Stiamo mettendo insieme le idee per il prossimo disco, ma non sappiamo ancora se sarà un Ep o uno
split, chi vivrà vedrà, non anticipiamo troppo hahaha.
T: Poi ovviamente suonare in Italia, oltre alle date in Francia, per cui non vediamo l’ora.
R: Peggiori gruppi e peggiori stronzi incontrati sopra e sotto i palchi?
T: È gente ben più grande di noi…
D: Diocan ero furioso quella sera.
T: Ci siamo messi in contatto per suonare una sera in un’altra regione. Ci mettiamo d’accordo per le
backline. Non possiamo logicamente portarci dietro le casse, siamo in quattro in una Golf con tutto il resto. Inizialmente dovevamo suonare per secondi, che ci andava pure bene visto che la serata è lunga ed è già pieno di gente. Poco dopo veniamo a sapere che ci hanno spostati per ultimi, perché loro – gruppo locale – voleva suonare subito e poi tornare a casa. Oltre al danno la beffa, perché dopo di loro tutti i loro amici li han seguiti. Oltretutto, si son portati via anche la strumentazione! Fortuna che i La Città Dolente – nostri amici da Milano – ci hanno prestato la strumentazione, sennò non so davvero come avremmo fatto. Cazzo, avevano due canzoni in croce loro, il resto han fatto solo cover porca troia.
D: L’unico rimasto di loro era imbarazzato e ha chiesto scusa a tutti, rimasto lì fino all’ultimo…
P: Io mentre suonavano li ho riempiti di insulti.
T: Mi è dispiaciuto per lui, che alla fine si è mostrato davvero comprensivo e gentile, ma gli altri
incommentabili. Alla fine ci siamo divertiti, come sempre in quel posto, dove ormai siamo di casa.
D: Miglior gruppo credo invece sia impossibile da dire, in genere tutti sono tranquilli e ben disposti ed è anche questo il bello dell’ambiente. Da ricordare il cantante degli Orderly Queue of One, un gruppo ska
punk in Germania che – ubriaco perso – ha dato a noi i suoi soldi del rimborso hahahaha.
S: Abbiamo provato a dargli tonnellate di dischi e magliette, ma era convinto eh!
T: Classico impiegato tedesco, felice come una pasqua e gasatissimo, persone d’oro.
R: E, se vi dicessi, un disco a testa da isola deserta? Quello che ogni volta che lo metti su non capisci più
niente, occhi pallati, sudorazione azzerata, manie di persecuzione, miraggi?
D: Un disco che mi piace davvero un sacco è Ripetizioni dei Marcovaldo. Fanno Emo, Screamo, il genere
esatto non lo so, un po’ Math, ma a me quel disco piace tantissimo.
R: …Porcodio, sulla carta è un mix letale e non in senso buono.
D: Eh, a me piace davvero molto quel tipo di sound, e il disco è una bomba!
P: Io odio la gente e le cagate che ascoltano, come i ragazzini che ho visto ieri a guardarsi un gruppo nu
metal o quelle robe lì. Io quella gente lì non la voglio vedere, con le sponsorizzazioni e così via da wannabe
americano. Persone per cui questo tipo di realtà è solo una questione di forma, con una mentalità da
imprenditori che non ci appartiene, così come loro non ci appartengono. Comunque dico Red Roses for Medei Pogues.
R: Non me l’aspettavo…
P: Il mio gruppo preferito insieme ai Cripple Bastards.
S: …And Out Come the Wolves. È il disco che mi ha fatto iniziare a conoscere e scoprire la musica, oltre che a suonare la batteria.
R: Ottimo ragazzo mio. Certi dischi sono come il primo amore, ti cambiano la vita. A volte ti attaccano pure le malattie, ma quello succede più col crust in effetti.
T: Cazzo, non riesco mica a dirtene uno solo, sarei combattuto fra tre o quattro, ma direi ‘L’attimo del
Dubbio’ degli Attrito. Ogni volta che lo metto su è come la prima cazzo, insieme ad ‘Accendi la Miccia…’ dei Grandine.
R: Concerto che vi ha cambiato la vita?
T: Bad Religion a Bologna nel 2015, in terza superiore con Morg dei Muffa appunto.
D: Rise Against all’Estragon a Bologna, con Tomà e mio padre hahaha quel concerto mi ha mandato via di
testa e mi ha instradato a questa vita di perdizione.
S: Il mio è stato dei Vodka Juniors, un gruppo greco che ho visto a Cesena poco prima di conoscere loro.
Prima di allora non mi piaceva nemmeno la birra hahaha era una serata in un bar per motociclisti in culo ai
lupi. Dopo che hanno capito che ero greco anche io mi han preso con loro, mi hanno offerto la cena e pure da bere. Ad una certa ero ubriachissimo ed ero praticamente da solo a vederli hahaha. Loro e i Not on Tour!
P: Forse il concerto più determinante credo i Misfits a 14 anni, in prima liceo, in Sardegna. Poi credo Marky Ramone con Hetson dei Bad Religion.
R: Peggior concerto di sempre invece?
T: Red Hot Chili Peppers a Milano. Lui senza voce, smorti, scaletta di merda e cinquanta minuti di concerto scarsi. Rimane però un concerto a cui sono molto legato, per motivi extra musicali diciamo.
D: Peggior concerto, quello dei Derozer a Sherwood quest’anno, non per colpa loro ma mia che stavo male. Difatti il giorno dopo avevo la febbre e il covid hahaha
T: Cazzo, pure gli Ska-P dal vivo hanno fatto cagare a spruzzo. Due ore e mezza di concerto punitivo. Il loro problema maggiore è la fanbase che è orripilante, anche se il gradino più basso di tutto per me è Caparezza. Sia lui che chi lo segue, porco cazzo che schifo.
R: Bene signori, siamo giunti alla fine di questo viaggio enogastronomico a base di arachidi, patatine e Moretti. Volete aggiungere qualcosa? Una preghierina?
D: Grazie a te, ai tosi di Radio Punk e a chiunque è venuto e verrà a vederci, abbiamo fuori il nostro CD e
ancora qualche copia del primissimo demo, toivene su na copia (trad. prendetevene una copia, orsù).
Dopodiché, i Traiettoria che son bravi guaglioni sono andati a lavorare, almeno due di loro fanno i rider,
mica stanno a casa a sputtanare le pensioni dei nonni per comprare l’ennesima ristampa in vinile
splatterato dei Converge come la metà di voi. Io sono rimasto al bar, per una questione di coerenza.
Only bar dei cinesi is real.
Ascolta, supporta e organizza i Traiettoria nella tua città.
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