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Come una foresta in città: analisi del documentario su XM24

Elementi di retroingegneria sul documentario di XM24 a cura di Spillaman (ovvero decostruire un oggetto filmico per fini politici)

Come una Foresta in Città è un accollo che Letizia, Nicola e Silvia su soggetto di Marco Piola si sono tenuti per quattro anni sul groppone. Partiti dal voler riprendere la manifestazione per Xm24 del 29 giugno 2019 a Bologna, aggiungendoci un po’ di riprese degli ultimi mesi di vita dello spazio, si sono trovati a dover gestire un materiale che si ingrandiva di giorno in giorno.

Dall’aver pensato un lavoro tutto sommato ridotto, limitato nel tempo ed incentrato sulla cronaca degli ultimi giorni di Xm, il destino ha portato in breve tempo questi tre bravi videomaker ad essere gli unici in campo impegnati a scattare quella grande, difficile, laboriosa, ingestibile foto di gruppo che raccontasse finalmente in un colpo solo 17 anni di spazio autogestito e tutti i suoi contenuti. Questa intricatissima ed avanguardistica storia andava prima o poi narrata perchè nulla è accaduto davvero se non viene successivamente riportato e storicizzato, e bella per chi si è fatto carico di ‘sto accollone. Ogni narrazione ha però le sue regole: un linguaggio che non risulti ostico ma scorrevole e godibile, un tempo limitato, dei personaggi e una trama che risultino chiari anche a chi vive a Codroipo e da lì non si è mai mosso; infine una fedeltà documentaristica che dia al lavoro finale la giusta autorevolezza.

Ci sono riusciti? Per me sì, e lo dimostra il fiume di lacrime che si è riversato nelle scoline della Tettoia Nervi lo scorso lunedì 3 luglio 2023 durante la premiere organizzata dal circolo Granma nell’ambito della rassegna Nuovo Cinema Bolognina. Lo dimostrano gli applausi, i cori nel rivedere vecchi amici e vecchi spazi manco fossimo allo stadio di Foggia, e il corteo spontaneo nato a fine proiezione che ha attraversato le vie della Bolognina per determinare una presenza – in carne, ossa, anime e idee – e una incommensurabile assenza, quella del nostro spazio, nostro e di tutti, il cui scheletro giace ancora là vuoto e recintato.

Ma una sola visione non basta per cogliere le sfumature che ogni fotogramma di questo documentario contiene, cesellato e intarsiato come una miniatura barocca; per questo ho voluto sbobinarlo ed analizzarlo per riportare ai fruitori anche tutte quelle storie che non sono state narrate apertamente ma resistono sotto la buccia del montaggio e aspettano solo di essere svelate: dettagli che magari chi a Codroipo vive e lavora non potrà mai notare senza questo lavoro – piccolo autismo mio personale – che ora vado a sottoporvi.

INTRO

Dopo le immagini di alcuni dettagli presi dal murales di Sala Grande, il grande spazio per i concerti al chiuso di Xm24, il documentario parte con uno stralcio del discorso fatto dal camion allestito da Radio Mercato per la manifestazione del 29/6/2019. “Siamo fuori! Adesso arrendetevi!”

Non è mio compito riportare i nomi di alcune persone che si vedono nel video, eccetto pochi casi in cui ritengo sia opportuno farlo inquanto personaggi pubblici o degni di nota.

1.47 compare tra gli altri il fotografo Michele Lapini.

2.22 si può vedere un banner col disegno fatto per Xm24 da Zerocalcare, quasi sicuramente presente di persona al corteo ma mai inquadrato.

3.37 lo striscione delle Famiglie per Xm cita il libro illustrato “La Casa dei Barbapapà” (Piemme – Il battello a Vapore 2006).

3.39 compare lo striscione di Atlantide, storico spazio autogestito di porta Santo Stefano sgomberato nel 2015.

LE ORIGINI

La suddivisione in capitoli e paragrafi della narrazione video serve ad ordinarne il resoconto. Partire dalle origini parrebbe scontato: meno scontato è l’incipit di questa prima parte con Willie che percorre e fa percorrere alla platea – epicamente, gloriosamente, magistralmente – il marciapiede e la successiva svolta a sinistra verso l’ingresso di Xm24.

Sulla colonna del cancello in alto a destra c’è un adesivo di “La Pirata”, piattaforma internazionalista di cui si parlerà in seguito.

4.17 si vede un adesivo di ecn.org/antifa – progetto in parte legato ad Xm24 – con un qrcode utile a mappare ed eventualmente contribuire ad aggiornare le attività neofasciste in Italia.

Nella carrellata che inizia a 4.20 si vede oltre alla scritta 1312, l’autoritratto dipinto sul muro esterno di destra della cucina: è di Lah, writer ritrattista scomparso nel 2017. Uno scorcio di quest’opera si vede anche al minuto 1.12.28. Il volto sul muro di sinistra è invece quello di Sante Caserio a cui era intitolato il forno a legna di Xm.

4.32 si vede dietro al prof Bergamaschi un adesivo della Shure, nota marca di microfoni, che a Xm acquista una A diventando “share” (condividi). Nelle immagini di archivio che iniziano a 5.00 si vedono alcune persone già presenti nelle immagini di corteo che aprono il documentario: questo espediente – cioè di scegliere tra ore e ore di girato a cui si sommano chilometri di immagini di archivio, gli spezzoni in cui alcuni volti ritornano – è palesemente votato alla narrazione. Riconoscere visi e personaggi presenti in diverse parti del video aiuta infatti il fruitore a costruirsi una narrazione più organica ritrovando in essa, anche inconsciamente, elementi noti. Naturalmente alcuni di questi volti ritornano perchè presenti e attivi da sempre, irriducibili e spontanei come le erbe infestanti. Primo fra tutti, Willie.

9.58 è curioso notare come un’antica insegna di Xm24 riporti in basso a destra un recapito di telefono fisso e fax.

Non è affatto scontato saper riconoscere nei lineamenti del ragazzo-antenna (min. 11.20) quelle del noto dj trash Sor Braciola.

Il documentario dopo aver descritto l’esperienza di Teleimmagini passa con una sfumatura di montaggio a narrare di Hacklab: questo è il primo dei tanti casi in cui si transita da un’esperienza all’altra utilizzando i momenti in cui queste si sfiorano. Riordinare le esperienze nate dentro Xm dev’essere stato sicuramente un lavoro difficile per i registi – ma non impossibile – dal momento che queste sono state negli anni sempre interconnesse, comunicanti e stratificate a dimostrare come nella sua grandezza e poliedricità lo spazio fosse comunque un tutt’uno disomogeneo ma coerente.

13.35 c’è un pontefice a testa in giù. Tra i tanti adesivi che si vedono sulla porta di Hacklab a 13.47 ci sono quelli di Non Una di Meno Bologna, Bugzine e Vitagrama serigrafia.

La pubblicazione che si vede a 14.46 è del disegnatore Stefano Giovannini, presenza regolare tra gli espositori del mercatino artigiano di cui si parlerà in seguito.

XM PRESIDIO SOCIALE

Nota sugli accenti: è interessante l’avvicendarsi di cadenze diverse nel parlato degli intervistati, sia quelli in video che le voci off. Dal famigliare bolognese a tutti gli altri: un indice che accompagnerà lo spettatore per tutto il documentario e che denota la grande varietà anche geografica di apporti al progetto di Xm24.

19.22 per la prima volta si vede uno striscione con la scritta “Ciao Rocco” messo da Xm in memoria di Rocco Stasi, attivista instancabile e geniale scomparso nel marzo del 2019.

La confusione: a 19.43 la breve carrellata che porta alla Sim lascia intravedere un gran disordine, elemento che contraddistingueva ogni angolo di Xm24 e a cui forse il documentario non rende il giusto merito. Cane Topo e Piccione sono infatti la triade che compone lo stesso simbolo di Xm24, disegnato probabilmente dall’artista visuale Enk molti anni or sono. Confusione, sporcizia, cani liberi e relative deiezioni, necessità di cadenzate deratizzazioni, immondizia e accumulo di oggetti eterogeneo e stratificato: molto era lasciato al caso nei grandi spazi dell’ex mercato ortofrutticolo di via Fioravanti 24 e a volte questo caos creativo serviva ad intimidire chi avesse approcciato allo spazio senza una dovuta preparazione. Caos, rumore e musica che sembra rumore fino a mattina; droghe e scaramucce e serate che degeneravano: Xm24 aveva migliaia di amici, in quartiere e fuori, ma altrettanti nemici e non mancava di dare a questi ultimi valide argomentazioni per essere odiato e additato come un problema. O più semplicemente – chiosa mia – la semplice risposta concreta ad esigenze diffuse.

20.37 il ragazzo in prima fila con la maglietta bianca è il rapper Digiuno aka Socio.

Il ragazzo della Scuola Italiano Migranti che parla con accento toscano ha la maglietta verde di Circonfus*, collettivo che organizzava Hop! – festival di circo contemporaneo e arti varie organizzato a Xm24 di cui purtroppo non si parla nel documentario.

21.12 si vede un adesivo con cui XM aveva sfottuto a suo tempo il sindaco Merola, il cui volto era stato applicato sopra quello del sindaco malvagio che contende l’anello a Willie nel murales di Blu.

21.47 si vede un premio polleg ricevuto dalla squadra della Sim al torneo Dimondi, nota competizione calcistica autogestita a cui il Comune ha rubato il nome per una sua rassegna estiva nel 2022.

La carrellata di immagini che comincia a 23.08 e finisce a 23.57 serve a lasciar respirare lo spettatore, ma in realtà dà a quest’ultimo informazioni meno tecniche e più poetiche: montato a tempo con la musica, offre uno spaccato di vita quotidiana dentro Xm24 che vale più di mille parole ed è una delle note poetiche meglio riuscite dell’intero lavoro di Letizia, Nicola e Silvia. E’ uno dei pezzi, e le scoline di tettoia Nervi lo testimoniano, in cui si piange di più.

XM NEL QUARTIERE

Lo stacco poi continua con una lunga carrellata, anch’essa molto poetica, girata in auto su via Bolognese e sulla rotonda Langer: un bambino corre, persone camminano, altre siedono sui gradini tra i negozi, le scritte sui muri e le fermate degli autobus: Bolognina, 2019. E poi i palazzi di vetro del nuovo Comune, la gentrificazione di piazza Liber Paradisius, il Nulla che avanza. Tra questi due poli, l’Xm si erge come spazio attraversabile gratuitamente e come avamposto contro di esso.

26.24 Manu di Campi Aperti indossa un grambiule bianco con una storica immagine di Anarkik che dice in un fumetto “farò del mio peggio!”

26.41 la stessa corregge la parola che sta per dire (“libertario”) con “libero”, termini che sono sinonimi ma non del tutto.

27.09 lo spillettaro del mercatino artigiano, cioè il sottoscritto, indossa una maglia della BaLotta Continua, nota ska-band militante di Bologna che si è esibita più e più volte a Xm.

27.52 nelle immagini di repertorio del 2009 si vede sulla sinistra una grande esposizione di vestiti usati: è la storica bottega del Gatto, custode di Xm e personaggio primordiale dello spazio che apriva coi suoi oggetti usati ogni giovedì durante il mercatino e che a tutt’oggi continua a vagare per il quartiere scrivendo poesie.

28.32 tocca alla Manu di Campi Aperti, quasi per caso, dire una frase che darà il titolo all’intero documentario.

28.46 un utente del mercato che compare in un bellissimo montaggio distensivo a tempo di musica, indossa una maglietta anticlericale con il Vaticano disegnato come una piovra sulla città.

29.03 il giornalista di Radio Città Fujiko è naturalmente Alessandro Canella.

33.08 con buona probabilità, il signore coi baffi è lo scrittore Erri De Luca.

UNA SOCIALITA’ DIVERSA

35.09 sulla colonna rossa è stata tracciata la scritta “digos boia”.

38.19 il chitarrista sulla sinistra è il noto fumettista Tuono Pettinato, scomparso nel giugno 2021. La foto è perfetta per come viene descritto quel concerto: in bassa qualità, sporca e disordinata, decisamente “di dubbio gusto”.

42.48 finalmente una bella immagine luminosa e completa di Sala Grande, la sala concerti di Xm24 in tutta la sua interezza e capienza.

44.36 si vede di sfuggita per la prima volta Rocco Stasi. Lo cito col suo vero nome perchè, come nel Fight Club, chi muore lascia il nickname per riacquistare e dare alla storia il suo nome vero. Rocco qui indossa una maglietta con scritto “voleva essere Cesare, morì vespasiano”. Rocco ritorna a 44.57 in camicia e coppola, nella veste di arbitro sul ring. Lo si ritrova anche a 45.11 con una maglia nera.

46.00 sulla porta dell’Infoshock si vede un ciclostilato di Radio Spore, negli ultimi anni voce web di Xm24 anche dopo lo sgombero e fino ad oggi attiva e itinerante. Tra gli altri, si notano inoltre gli adesivi del CS Cantiere, di No Muos e uno che recita: Digos, nemmeno il fascino della divisa.

47.48 c’è una foto di SMK Videofactory, collettivo video di Vag61.

52.17 coi tappetini in gomma per bambini è composto a bordovasca il codice 1312.

52.39 si vede ancora la bottega di vestiti e oggetti usati del Gatto, ma in un’altra posizione.

53.14 sullo stipite della porta si notano: una bandiera della Pace con scritto “guerra”, l’adesivo della band Repulsione e quello dei Cani dei Portici.

54.09 si vede sullo sfondo un’opera di Pensati Libera.

54.14 compare parzialmente una locandina di Bologna City Rockers.

54.20 come i grandi cineasti, si inserisce sullo sfondo concentrato nel suo lavoro uno degli autori di questo documentario.

54.54 si rivede lo striscione “Ciao Rocco”. Questo oggetto porta in piccolo la dedica “ultimo dei villanoviani”.

La scena di 56.12 è densa di significato più delle altre perchè c’è l’aereo sullo sfondo, presenza costante di Xm24 e di tutta la Bolognina vista la vicinanza con l’aeroporto Marconi.

57.48 si vede un bicchiere in plastica dura del Cotechino d’Oro.

58.14 i quattro dadi stampati sul telo nero formano il codice 1312. Si vede inoltre tra gli altri un adesivo dell’Internazionale Trash Ribelle.

59.13 “un formicaio gigante non funziona con una formica sola”.

59.26 si può ammirare uno scorcio fugace dei gloriosi cessi di Xm24, costruiti in occasione di Hackmeeting nel 2014 in sostituzione del vetusto container di cessi che li precedeva, e solidamente affiancati dal pisciatoio sull’altro lato del piazzale edificato con lamiere e vecchi case di computer, di cui purtroppo non rimane traccia. Sulla porta della Ciclofficina a 59.30 si vede un datato adesivo dei Buskers Pirata. A 59.39 sulla colonna della Ciclofficina si vede un adesivo di Acad, Associazione contro gli abusi in divisa.

Il signore che si porta una bici in spalla a 1.00.29 è Sasà, storico custode e mastro di chiavi di Xm24 scomparso nell’ottobre del 2022.

A 1.02.01 una persona indossa la maglietta di Azione Diretta Perugia.

La carrellata che va da 1.02.07 a 1.02.25 racchiude così tanta verità da essere uno degli scorci più belli dell’intero documentario. Le scoline ringraziano.

L’AFFAIRE TRILOGIA NAVILE

Nella carrellata che parte a 1.05.00 si legge sui muri due volte la scritta “Rocco vive” e una volta la scritta “fuoco alle galere”.

IL NULLA CHE AVANZA

1.12.28 si rivedono i murales coi volti di Lac e Sante Caserio fuori dalla porta della Cucina. Da questo punto a 1.13.08 si può godere di un bellissimo montaggio al ritmo delle musiche originali di L’Ivo tra le immagini di repertorio girate durante i lavori di restauro della Cucina, e la Cucina come si presentava nel 2019.

1.13.23 una ragazza indossa la spilletta di Extinction Rebellion.

1.14.12 sul bancone della cucina c’è un adesivo con la scritta “nessun adesivo in particolare”.

1.14.19 sul muro si legge la scritta “No Tap”. Anche il ragazzo con le treccine indossa la spilla di Extinction Rebellion.

1.17.17 tra i personaggi del murales, quello con la maglietta rossa è Francesco Lorusso.

Il prospetto di ristrutturazione a 1.17.54 vale ben un fermo immagine: la descrizione critica che ne fa Xm24 è esilarante.

1.19.52 il fruitore che da Codroipo si guarderà questo video potrà cogliere solo l’ultima parte della sterminata scritta in lettering che ha sostituito i murales all’esterno di Xm: la scritta intera, lunghissima, recitava e recita ancora oggi: “QUESTO COHOUSING E’ UNA CAGATA PAZZESCA”. Tra le altre scritte si legge inoltre “uno nessuno centomila cohousing”, “voi decoro noi de core” e “molto bello ma Baba dov’è?” oltre all’immancabile “Rocco vive”. Il pattern finale di stupidaggini realizzato a copertura del murales, ne salva solo una minuscola parte: il volto di Lorusso.

Da 1.20.20 il silenzio è assordante.

Il documentario si chiude con alcune immagini dello sgombero di Xm24. Una delle critiche che ho sentito già ora, a una settimana dalla prima, è che essendo anche quest’ultimo atto gestito da Xm in maniera situazionista, geniale e dissacrante sarebbe valsa la pena descriverlo meglio. Tuttavia esistono molte immagini reperibili in rete di quella giornata, finita anche sui tg nazionali. E’ anche comprensibile lo sforzo di concentrare in un’ora e mezza di documentario quanto più possibile Xm24 è stato di vivo, vitale, innovativo, politico – di quella politica vera che nasce dal basso e che sa far maturare e responsabilizzare le persone che la praticano. Xm24 esiste e resiste nei corpi e nelle menti delle persone che lo hanno animato e attraversato: quell’esperienza non è sgomberabile e si rinnoverà nelle pratiche future – lo sta già facendo – come le stesse pratiche di Xm24 hanno sempre affondato le radici in quelle passate, a partire dalla Resistenza per passare dal ’77, Radio Alice, l’Isola nel Kantiere e innumerevoli altre cittadine, nazionali o mondiali.

Le storie in questo documentario non ci sono tutte, anzi ce n’è una piccola parte soltanto. Non ci sono le persone mancate (penso a Fiore, mancata nel 2019, e alle sue nottate trascorse al mixer della saletta) e quelle che non hanno voluto parlare o farsi riprendere, a pieno diritto, o non ne hanno avuto l’occasione; come non è stato per gli autori possibile riportare le migliaia di iniziative, connessioni, esperienze e apporti al progresso collettivo che hanno riempito le mura decadenti di via Fioravanti per quasi due decenni. Non ci sono nemmeno i dissidi, i disaccordi, gli scazzi, le defezioni e le contraddizioni a volte molto poco gestibili che hanno sempre contraddistinto Xm24 e che sono parte integrante e vitale, per quanto scomoda, di ogni esperienza innovativa e avanguardistica, dove il timone lo tengono in tanti tirando di qua e di là pur sapendo che quasi per certo la nave prima o poi si infrangerà sugli scogli. Contro, sempre contro a tutto in nome di un ideale di giustizia quasi perfetto.

Come succede nel Galeone, il vecchio canto anarchico regalato da Mara Redeghieri al progetto video di Letizia, Nicola e Silvia per chiuderlo con note di tristezza, ma anche di speranza e di militanza. Alte le rossonere!

Spero che questo mio lungo contributo possa aiutare a fruire meglio quest’opera, a farla circolare il più possibile e a scatenare uno shitstorm di polemiche, accuse reciproche, fraintendimenti e offese personali ma anche analisi, puntualizzazioni, discussioni e arricchimenti che mi rendo disponibile ad integrare. L’obiettivo mio e credo di tutti e tutte noi che abbiamo amato quel posto, non è naturalmente solo quello di parlarne, di farlo conoscere ai quattro angoli del globo per quello che è stato e per l’ingiustizia che ha subito. L’obiettivo primario è molto semplicemente riavere Xm24 dov’era e com’era, magari un pochino restaurato e con gli impianti a norma ma esattamente lì in via Fioravanti; al civico 24.

Spillaman 8/7/2023

Questo articolo è un inedito scritto da Paolo Spillaman su Radio Punk. La sua condivisone è libera ma se lo vuoi ripubblicare o citare scrivici a info@radiopunk.it

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