Intervista ai Güerra
Chiacchierata con i Güerra, band punk oi! romagnola che ha da poco fatto uscire il nuovo album “Quanta Fame Hai?”
Siamo estremamente legati a questa band e a queste persone: ci siamo conosciuti a XM24 e in generale ai concerti a Bologna e dintorni e da lì è stato amore a prima vista. Abbiamo coprodotto il primo album, presentato il 13-12 al Vecchio Son al compleanno di Bologna Punx, e abbiamo prodotto poi insieme ad Hellnation il loro secondo lavoro dal titolo “Quanta Fame Hai?” uscito ad aprile di quest’anno. Attivi sulla scena da tantissimi anni i loro componenti suonano o hanno suonato in band come Scorma, Tumulto, NoWhiteRag, Skulld e hanno formato i Güerra qualche hanno fa, band street punk oi! dalle sonorità anni ’80 che ricordano, un nome su tutti, i Blitz. Se vi interessa una copia del loro ultimo disco, potete ordinarlo qua.
Vi lasciamo il player di “Quanta Fame Hai?”, da ascoltare mentre leggete l’intervista ai Güerra, buona lettura!
Radio Punk: Ciao e benvenuti! Partiamo subito con la domanda seria: Non fate altro che dire “Burdèl” sia dal vivo che sui social, ma molte persone non romagnole con cui abbiamo parlato pensano sia un intercalare senza un significato specifico. Mettete nero su bianco cosa vuol dire e che non se ne parli mai più!
Güerra: Ciao! Bene, iniziamo subito con le domande di un certo peso. Burdèl significa ragazzi nel dialetto romagnolo del forlivese e del cesenate. Si perché in Romagna basta spostarsi solo di qualche km per trovare dialetti e modi di dire molto diversi tra di loro. Ad esempio a Ravenna dicono Tabac, a Faenza dicono Basterd e così via. La scelta di questa parola rispecchia ovviamente una rivendicazione territoriale fatta però senza campanilismo. Quando abbiamo iniziato a suonare come Güerra ci è quindi sembrato il modo più coerente e diretto di rivolgerci a chi ci ascolta, per intenderci può essere considerato il corrispettivo di kids.
Radio Punk: …ok, la domanda più importante è andata. Scherzi a parte, raccontateci un po’ di voi, come nascono i Güerra e parlateci anche dei vostri progetti che avete avuto precedentemente.
Güerra: I Güerra nascono al bancone di un pub. Una sera senza luna, una sera come tante che ci vedevano spendere interi stipendi nei peggiori pub e circoli del forlivese tra bicchieri di birra e cicchetti di vodka, ci è venuta la folgorante idea di fare un gruppo in stile Blitz. Era il 2018 e avevamo smesso di suonare insieme 3 anni prima, quando l’esperienza degli Scorma aveva trovato la sua naturale conclusione con un ultimo concerto al Capolinea di Faenza, ironia della sorte. Gli Scorma erano a loro volta un’evoluzione delle Scoregge Marce, gruppo attivo tra il 2001 e il 2009 che aveva visto l’avvicendarsi di diversi membri fino alla definitiva formazione a quattro con Mattia al basso, Enrico alla chitarra, Poli alla batteria e Digi alla voce. Dopo l’uscita di un paio di cd autoprodotti, nel 2009 appunto entra anche Nicholas alla seconda chitarra, avviene il cambio del nome e la registrazione di Melena Lacrime e Piombo, coprodotto da Baobab Records e Rumagna Sgroza nel 2011. Nel giro di un paio d’anni Digi lascia il gruppo e rimangono Nicholas e Enrico ad alternarsi alle voci, registriamo altri 5 pezzi che rimangono inediti e arriviamo quindi al già citato ultimo concerto al Capolinea.
Nel corso dei successivi tre anni il legame che si era creato negli ultimi 15 anni è rimasto comunque un punto fermo nelle nostre vite, abbiamo continuato a condividere bevute, concerti, gioie e dolori fino alla fatidica decisione di riprendere gli strumenti in mano, ripartire con semplicità e urgenza e mettere in piedi un nuovo progetto.
Ognuno di noi ha avuto anche altre esperienze musicali in passato: Enrico ha suonato in Green River Killer, Violent Sutura, Tumulto insieme a Nicholas, che a sua volta suona tutt’ora il basso in un progetto solista rock alternativo di un noto agitatore di circoli e osterie romagnole che risponde al nome di Mirko Paggetti (anche lui passato tra le fila delle Scoregge Marce), il gruppo si chiama Niente. Enrico attualmente è impegnato anche con No White Rag e Skulld. Nicholas, Mattia e il Poli hanno suonato in adolescenza in alcuni gruppi punk e oi! dalla vita più o meno breve: Dirty Riot, Mistake e Diserzione. Il Poli ha poi sempre suonato nel garage di casa sua, prevalentemente bossanova e simili, con grande apprezzamento da parte di tutto il vicinato.

Radio Punk: Spiegateci un po’ il concept che sta dietro al titolo dell’album e alla copertina…
Güerra: “Quanta fame hai?” era la classica domanda delle nostre nonne quando ci mettevano a tavola. Inserita nel contesto del disco e più nello specifico nel testo di Branco, questa frase assume una connotazione politica e sociale. Intendiamo quindi chiederci quanta fame abbiamo di tutto, di vita e di equità, di lotta e rivoluzione. Quanta fame abbiamo perché tante cose ci sono state tolte e ci sono altri che si stanno ingrassando a nostre spese. Ma non solo quanta fame abbiamo noi, lo chiediamo anche a chi ci ascolta per creare un’unione di intenti e renderci conto che la fame di vita dev’essere uno sprono a non chiudere gli occhi o arrendersi a chi, questa vita, l’ha resa agra e spigolosa.
Su questo solco è nato anche il concept della copertina. Abbiamo chiamato amici e amiche che si volessero prestare ad apparire nella foto, seppur con il volto tagliato, ripresi attorno ad un tavolo non troppo imbandito (ci sono piadina, spaghetti al pomodoro, vino e tante sigarette) con al centro una molotov. Abbiamo anche deciso di dare rappresentanza a generi, provenienze geografico/culturali ed età per dar forma ad una vera e propria unione di intenti trasversale a tutto ciò. Il senso crediamo sia abbastanza esplicito, leggendo le righe precedenti.
Radio Punk: Vi va di raccontarci qualcosa in più sul disco?
Güerra: Abbiamo registrato in due sessioni e armonizzato tutto con il mixaggio e il master finale, sotto il controllo dell’onniscente Grug, di cui ci fidiamo ciecamente. Siamo entrati in studio la prima volta a novembre 2021 per registrare i primi 6 pezzi, per poi tornarci ad aprile 2022 per gli altri 6. In questo modo siamo anche riusciti a capire cosa non funzionava nelle canzoni registrate a novembre e correggere il tiro. A settembre 2022 era tutto pronto per andare in stampa.
Nei nostri testi parliamo di quello che ci circonda, delle ingiustizie che vediamo e viviamo ogni giorno. Parlano degli esclusi e degli ultimi, di chi vive ai margini una vita da sfruttato e di chi subisce discriminazioni (Branco e Condannato a vita). Parlano del tempo che passa e di noi che, stoicamente, andiamo dritti per la nostra strada (Sigarette Storte e Quello schifo di bar). Parlano di spazi sociali che non esistono più ma che accendono il cuore di migliaia di compagni e compagne, nello specifico il riferimento è a XM24 (Artax). Parlano della brutalità delle Forze dell’Ordine, dei nostri sentimenti nei loro confronti e del fatto che abbiamo bisogno di una rivoluzione (13:12 e Riot). C’è spazio anche per riflessioni su noi stessi, il quotidiano e la necessità di farsi strada in un mondo che sembra sempre più una distopia (Amica Oscurità e Io vivo). Ma parlano anche di amore (Canzone del bar perduto). Il covid ha ispirato uno dei due pezzi in inglese (Knots) e parlando di ispirazioni, le lezioni sui longobardi del Professor Alessandro Barbero ci hanno portato a scrivere un elogio alla spranga (Spranga!, appunto).

Radio Punk: “Artax” parla di XM24, storico spazio pubblico autogestito bolognese sgomberato nel 2019. Quanto è stato importante per voi? Ci sono altri spazi sociali che vi portate nel cuore?
Güerra: Per i Güerra è stato fondamentale in quanto è stato teatro del nostro primo concerto nel 2018! Siamo anche riusciti a tornarci a suonare un’altra volta prima della chiusura e porteremo sempre nel cuore quei due concerti. In passato abbiamo avuto la possibilità di suonare diverse volte anche come Scorma e con i Tumulto e ha sicuramente rappresentato uno spazio unico in cui condividere esperienze, lotte, sogni e speranze. XM24 era tutto questo, era il cuore pulsante della Bolognina ed è stato vissuto così anche da noi, che venivamo dalla provincia ma eravamo spessissimo lì. Per questa ragione abbiamo deciso di dedicargli Artax. A Bologna, oltre a XM24, potrei citare e dire le medesime cose di Atlantide (con i Tumulto abbiamo suonato all’ultima serata con i Negative Approach e Danny Trejo, qualche ora prima dello sgombero) e il Circolo Iqbal Masih. Tornando indietro nel tempo, come citato precedentemente, il Confino di Cesena e lo Spartaco di Ravenna, che nonostante tutto resiste!
Radio Punk: Tornando un attimo indietro, qual è stato il vostro primo concerto punk? Quando siete stati folgorati dalla fiamma del punk hardcore?
Nicholas: il mio primo concerto punk è stato al Festival dell’Unità di Forlì, il 08/07/2002. Suonavano i Dead Kennedys senza Jello Biafra e i Marsh Mallows di Rimini a supporto. Ero in prima fila e ho ancora ricordi molto vividi di quel concerto, nonostante la mancanza di Biafra spingevano tantissimo. Questo è stato il primo vero momento in cui ho capito che il punk mi avrebbe accompagnato lungo tutto il corso della mia vita.
Mattia: Sembra una cavolata ma credo che il mio primo concerto punk siano state le Scoregge Marce nel parchetto dietro casa mia e penso proprio di aver detto “ma chi sono sti scemi” hahaha poi per ironia della sorte visto che scemo lo sono pure io ho iniziato a suonarci assieme.
Enrico: Il mio primo concerto punk è stato sicuramente Gianni Drudi nel ‘95! Scherzi a parte, Deconstruction Tour a Bologna nel 2000, ricordo nitidamente soprattutto i concerti dei NOFX e dei Good Riddance.
Poli: Il mio primo concerto punk risale al 1998, avevo 13 anni e dissi alla mamma che andavo a dormire da un amico, lui fece uguale, abbiamo preso il bus e siamo andati a Reggio Emilia a vedere Iggy Pop.

Radio Punk: Domandona sulla vostra amata terra, la Romagna. Com’era la scena punk e antagonista quando avete iniziato a bazzicare voi e come la vedete adesso? Quali cambiamenti principali avete riscontrato? Cosa vi aspettate dal futuro della scena romagnola? Consigliate qualcosa alle nuove generazioni romagnole di punx e skins…
Güerra: Quando eravamo ragazzini c’era il Confino Squat a Cesena, un posto incredibile che ha ospitato lotte di vario tipo e un numero spropositato di concerti. Era un momento di forte interesse per la musica punk, si era esaurito il revival di metà/fine anni ‘90 ma era esploso nuovamente con i 25 anni di Nevermind the Bollocks dei Sex Pistols. In Romagna c’erano tantissime band ascrivibili all’universo punk e Forlì era una vera e propria fucina incendiaria: Le Croste, Reprisal, Roots Radicals, Rebelde, Roid, Raein, La Quiete. Per un certo periodo di tempo Riccardo e Betty dei Reazione avevano gestito il 4Fun di Bellaria in cui suonarono una lista infinita di gruppi (ricordo così a caso Exploited, Peter & The Test Tube Babies, Steno e Laida Bologna Crew, Total Chaos) e tra Forlì, Forlimpopoli e Cesena si era creato un contingente punk che in parte è presente ancora oggi.
Bene o male in ogni città era presente uno spazio autogestito o occupato: come detto a Cesena c’era il Confino, sgomberato nel 2004; a Forlì ci sono stati per breve tempo il Borghetto e il Maceria, entrambi occupati; a Ravenna c’era lo Spartaco che attualmente sta passando vari guai. Esistono invece ancora a Faenza il Capolinea, a Rimini il Grottarossa e il Casello Squat a Lido di Savio, vero e proprio baluardo dell’occupazione in regione.
Quello che abbiamo rilevato, al di là della progressiva mancanza di posti in cui suonare o esprimersi, è il crollo verticale della presenza di giovani o adolescenti a concerti ed iniziative. Non c’è stato un ricambio generazionale sufficiente a portare avanti certi tipi di istanze, sia politiche che musicali. L’età media è decisamente molto alta rispetto a quando eravamo ragazzi noi, si potrebbe dire che la nostra generazione è stata l’ultima per la quale la miccia del punk abbia preso realmente e concretamente fuoco. L’auspicio è che le nuove generazioni possano avvicinarsi sempre di più al nostro mondo, perché il rischio è quello di esaurirsi o ripetersi all’infinito in una trappola autoreferenziale.
Poli: Quando si parla della scena nella nostra adolescenza io citerei soprattutto la realtà di Forlimpopoli, in cui in un solo bar c’erano 4-5 gruppi che suonavano, tra cui i Cacciati. Gruppo composto da gente cacciata da altri gruppi a cui diverse volte è stata staccata la corrente mentre suonavano.
Radio Punk: Nessuno di voi è skinhead, anche se Monti prova a mimetizzarsi con la sua capoccia rasata. Come vi è venuto in mente di fare un gruppo oi!? Scherzi a parte, come per “Burdèl” diverse persone si chiedono cosa significhi la vostra descrizione che si vede ogni tanto nelle locandine dei concerti. Spiegate a chi legge il significato di “Ines Youth Plays oi!”
Güerra: Per scherzare diciamo che siamo herberts, anche se Poli escluso non andiamo neanche allo stadio!
Come detto in precedenza, l’idea iniziale è stata quella di fare un gruppo in stile Blitz, poi nella realtà nella composizione dei pezzi sono entrate tante influenze e stili diversi. Ad ogni modo, tutti e quattro abbiamo sempre ascoltato tanta musica oi! prevalentemente inglese e italiana e questo credo si rifletta nella musica che abbiamo deciso di fare. Da ragazzini ci scambiavamo musicassette di gruppi come Nabat, Colonna Infame, Banda Bassotti, Cock Sparrer, Angelic Upstarts e Blitz solo per citarne alcuni, sono più di 20 anni che questa musica e soprattutto questi gruppi ci accompagnano. Ovviamente con il tempo i nostri ascolti si sono molto diversificati, Monti ad esempio ascolta solo metal estremo e il Poli ascolta quasi solo Nelson Cavaquinho e Pixinguinha. L’oi! ci è sembrato però fin da subito un genere che potesse rispondere nell’immediato alla nostra voglia di fare musica connotata con quello che viviamo ogni giorno. Le tematiche rispecchiano in pieno situazioni di vita vissuta, la violenza e le ingiustizie che ci circondano, la necessità di ritrovarsi tra pari per sfogare insieme e in coro la frustrazione di vivere in un mondo incoerente e spaventoso. L’oi! è sicuramente il genere che ci avrebbe dato questa possibilità, senza tralasciare il fatto che ne siamo spudorati estimatori fin dall’adolescenza.
Il significato di Ines Youth Plays Oi! è presto detto: siamo giovani (!) suoniamo oi! e adoriamo la piadina della Boutique della Piadina, storica piadineria di Bertinoro tenuta dall’inossidabile Ines. Negli anni è diventata anche meta di pellegrinaggio da parte di gruppi di passaggio in Romagna grazie alla proposta vegana di piadine, crescioni e rotolini. Inoltre Ines è anche la vicina di casa di Enrico, quale miglior modo di omaggiarla se non portarla con noi? A dire il vero non ricordo esattamente chi ci definì così sulla locandina di uno dei nostri primi concerti, però ci piacque e lo adottammo come definizione più o meno ufficiale.

Radio Punk: Torniamo un attimo seri per parlare di ciò che è accaduto a maggio, con la terribile alluvione. Sappiamo che purtroppo anche voi siete stati colpiti, infatti avete destinato il ricavato della vendita del formato digitale su bandcamp al vostro batterista, il buon Checco Poli. Com’è stato affrontare questa sciagura? Avete ricevuto solidarietà e vicinanza? Com’è la situazione attualmente e cosa si può fare oggi per dare una mano concretamente?
Güerra: (Nicholas) Personalmente ho vissuto con estremo sconforto quei terribili giorni di maggio. Abito a Lido Adriano, sul litorale ravennate, ma ho passato 30 anni della mia vita a Forlì ed è una città che, nel bene e nel male, mi ha segnato profondamente. Le ferite che ha riportato durante quei giorni e quello che ho potuto vedere con i miei occhi quando sono andato ad aiutare a spalare tonnellate di fango rimarranno per sempre impresse nella mia memoria. Così come la paura e l’attesa prima dell’allagamento di Ravenna, città che mi ha adottato anche dal punto di vista lavorativo, li ricordo con disagio. Non stiamo qui a discutere su chi avrebbe dovuto fare cosa o sull’incapacità dimostrata su tutti i livelli decisionali di prevedere, prevenire, contrastare il peggio e supportare poi la popolazione colpita, certo è che quello che è successo ha però messo in moto la parte migliore di tante persone che si sono dedicate ad aiutare, aiutarsi e stringersi intorno a chi aveva più bisogno. Ne sono dimostrazione anche tutti i benefit ai quali abbiamo deciso di partecipare in autunno, a 6 mesi dalla tragedia.
(Mattia) L’alluvione oltre il tentativo di un Dio biblico e collerico di annientarci visto che qui da sempre è terra di anticlericali, è anche l’esempio che l’autogestione nelle prime settimane quando i quartieri ancora erano sommersi dal fango è stata la nostra unica alternativa concreta per cercare di ripristinare la vita di tutti i giorni. In definitiva l’alluvione ci ha fatto capire che Dio non esiste e se esiste ha perso, lo Stato pure.
Radio Punk: Per come la viviamo noi, punk, politica e diy vanno di pari passo. Anche voi è indubbio che siete molto sensibili a tutta una serie di tematiche anticapitaliste. Quali sono i temi politici e sociali che vorreste diffondere maggiormente attraverso le vostri canzoni? E quali sono in generale le lotte che seguite di più?
Güerra: (Nicholas) Da sempre ciò che ci interessa di più è porci come portavoce degli oppressi, dei più deboli, dei reietti e dei diseredati. Cantiamo quello che viviamo ogni giorno, che vediamo nelle strade e che molte volte sperimentiamo direttamente sulla nostra pelle e sperimentano le persone a noi vicine. Rivendichiamo uno status opposto a quello della classe dirigente, o quanto meno alla stragrande maggioranza del popolo bue che si nutre di illusioni, pane e odio. Come cantava Claudio Lolli “…vecchia piccola borghesia, per piccina che tu sia, non so dir se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia”. Siamo sempre stati molto vicini alle rivendicazioni e alle lotte operaie, alle lotte per la casa, a tutte quelle realtà che si sono poste e si pongono in ottica anticapitalista. Siamo quindi da sempre complici e solidali con le realtà antifasciste, antirazziste, antisessiste e cerchiamo di raccontarlo attraverso le nostre canzoni o suonando in un certo tipo di contesti, che connotano quindi la nostra appartenenza. Ci siamo sempre espressi a favore della libertà di movimento delle persone e siamo interessati a tutte quelle realtà che si impegnano nell’ambito delle migrazioni e che cercano di assicurare porti sicuri (fisici e metaforici) alle persone che arrivano o vogliono arrivare in Italia o in Europa.
(Mattia) Ricordo una frase scritta a bomboletta su un muro sulla strada di casa che era “il punk è stato un modo per dire no quando potevamo solamente dire si”. Mi faceva morir dal ridere quella frase perché aveva una sintassi bestiale. Molto spesso la urlavo a mo’ di slogan quando ci passavo davanti in macchina, però credo che racchiudesse tutto il significato del punk o per lo meno come lo intendiamo noi. Il punk oltre ad essere stata la colonna sonora della vita di tanti è stato anche un tramite per avvicinarsi ad un concetto di politica che tutt’ora scegliamo di portare avanti. La vita di tutti i giorni fondamentalmente è fare politica perché viviamo all’interno di una società, che tu lo voglia o meno ci devi avere a che fare, quello che può fare la differenza sono le nostre scelte quotidiane, il modo di rapportarsi con gli altri e anche come comunichiamo che alla fine ci identificano e fanno la differenza.
Radio Punk: In Emilia-Romagna siete ormai dei local heroes e state iniziando a suonare anche fuori dalla regione. Avete in previsione di fare un tour, di uscire anche dall’Italia? Nel vostro repertorio ci sono diverse canzoni in inglese: come mai la scelta di fare alcune canzoni in italiano e altre in inglese? è legata al fatto che vorreste appunto farvi conoscere anche fuori dall’Italia?
Güerra: Per l’autunno abbiamo in programma un paio di date fuori regione. Stiamo organizzando per la prima parte del 2024 altre date e siamo in contatto con diverse realtà in giro per l’Italia che ci ospiteranno nei prossimi mesi, ma sarà difficile organizzare un tour vero e proprio a causa dei nostri impegni personali. Abbiamo deciso piuttosto di spalmare le uscite lungo tutto il corso dell’anno e provare a suonare il più possibile, sempre compatibilmente con quelle che sono le nostre vite, famiglie, impegni e così via.
La scelta di fare canzoni in inglese rispondeva inizialmente ad una adesione totale al genere oi! e allo stile prettamente british dei Blitz e dei gruppi ai quali ci ispiravamo quando siamo partiti come Güerra. L’unico problema è che Mattia non sa neanche dire ciao in inglese e per lui le canzoni si svuotavano quindi di significato. Aneddoto: al Son House Studio di Bologna, dove abbiamo registrato entrambi i dischi, dovrebbe essere ancora possibile visionare un foglio con un nostro testo in inglese scritto però con la pronuncia delle parole, dove quindi ONE diventa UAN, MEANING diventa MINING e WORLD diventa UORD. Non era proprio cosa! Da qui la scelta di iniziare a scrivere in italiano, cosa che ha giovato su tutti i fronti, soprattutto dal punto di vista espressivo e di contenuto.
Radio Punk: Ora che abbiamo la giusta confidenza, chiudiamo l’intervista ringraziandovi e lasciandovi con lo spazio “Verissimo”. Raccontateci chi sono i Güerra nella vita di tutti i giorni. Hobby, passioni, lavoro, scheletri nell’armadio, guilty pleasures… Ma soprattutto parlateci del mitico Franco (che abbracciamo virtualmente), anche citato nella canzone “Branco”…
Güerra: Sul chi siamo nella vita di tutti i giorni preferiamo mantenere un estremo e rigoroso riserbo. Oltre a tutto quello che abbiamo già detto in questa intervista, possiamo però dire che ci accomuna la passione per il cinema di genere, una spiccata predisposizione allo humor nero e una sconfinata passione per l’enogastronomia. A qualcuno di noi poi piace anche un sacco Venditti, non so se può essere considerato guilty pleasure!
Franco invece è prima di tutto un amico. Abbiamo deciso di citarlo nel testo di Branco ed essenzialmente di dedicargli questo pezzo perché è l’anello di congiunzione tra la generazione punk anni ‘80 e il presente, testimone di tutto quello che è successo nella scena romagnola e nazionale fin dai suoi albori. Franco è uno di noi, lo abbiamo preso come simbolo di una classe di reietti alla quale fieramente apparteniamo. Inoltre è sempre presente ai nostri concerti, alle volte ci aiuta anche con il merch e promuove senza tregua la nostra musica. Alla fine di conti, Franco è il quinto Güerra!
Se qualcuno fosse arrivato a leggere fino alla fine tutte queste elucubrazioni, ci teniamo in modo particolare a ringraziarvi per lo spazio che ci avete dedicato e per tutto il sostegno che ci avete sempre dimostrato. Viva sempre Radio Punk!
Foto di copertina di Federica Malgiorgi/Dagon Studio.
Le altre foto sono tutte di Oskar Tocha.
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