Recensione: Il Giardino Violetto – s/t
Scopriamo il nuovo album de Il Giardino Violetto da Roma
Confesso con un certo imbarazzo che de Il Giardino Violetto, pur essendo un’ottima band (di uno dei miei generi favoriti, il post-punk/darkwave) non ne sapevo quasi nulla e ho qualche vago ricordo di aver ascoltato i loro vecchi pezzi anni fa. Bisogna d’altronde riconoscere che l’unico altro lavoro della band romana è il demotape di culto “Danse Macabre” del 1989, seguito da un lungo silenzio sino alla sua ristampa nel 2004 da parte dell’etichetta In The Nightime. Non hanno avuto molto tempo di pubblicare altro, visto che nella sua prima fase (il gruppo è stato fondato nel 1988 e sciolto l’anno seguente) figura un unico concerto. Per nostra fortuna hanno schiodato le chitarre nuovamente nel 2017 per un primo live con gli Ataraxia al Forte Prenestino e perseguono tuttora la loro attività con una nuova cantante.
Ai giorni nostri una vera e propria scena goth/dark italiana è quasi inesistente e formata perlopiù da reduci degli anni Ottanta (anche se oggi come in passato possiamo rivendicare complessi del calibro dei fiorentini Dystopian Society e i seminali Rivolta Dell’Odio, oltre a qualche porcheria di poseurs arrivata alle porte di Sanremo), pertanto Il Giardino Violetto sono una boccata d’aria al tempo stesso fresca e stantia come una cripta inviolata da secoli.
I testi profondi intrisi di malessere esistenziale e ribellione anarchica sono soffusi e colmi di tenebre pesanti come acciaio umido, intervallati da litanie e nenie disperate, ispirati anche da ottime influenze letterarie. Vengono accompagnati da un’ipnotica e rarefatta sezione ritmica (basso e batteria elettronica) e da chitarre acide e ben sintonizzate con il resto. Baudelaire che fa la conoscenza della musica e dei centri sociali.
Le sepolcrali tracce dell’album sono in parte rifacimenti del vecchio demo ma sono tutte di un buon livello, anche se agli orecchi meno attenti alcune possono apparire un filo ripetitive (ritmi sincopati e reiterati sono propri del goth, a prescindere che si parli dei Cure, dei Belgrado o dei polacchi Alles). In questi ultimi mesi di vita hanno suonato live con i Bleib Modern e in numerosi posti occupati (agghindati come la versione dark del Subcomandante Marcos), sono stati trasmessi su Radio Onda Rossa e diffondono con dovizia il loro “silenzio assordante”.
Ricchi di pathos ed energia punk, colmi di oscure anomalie e assolutamente
imperdibili. Ripigliamoci il post-punk, compagni!
Recensione di Alessio Ecoretti
Ascolta l’album qui sotto: