Anti-Flag, Andead, Mad Beat @ HT Factory, 14/5/2019
We are all human. It’s time to prove it
Siamo solo a martedì e sono già stufa di questa settimana. Per fortuna tra poche ore all’HT Factory di Seregno si terrà un concerto non importante, di più. “Importante, perché?” vi starete chiedendo. Beh, ve lo spiego subito. Gli ospiti della serata saranno Mad Beat, Andead e Anti-Flag. In particolare queste ultime due band danno voce alle ingiustizie politiche e sociali di Italia e non, collaborando anche con organizzazioni di rilevante importanza come Amnesty International, Greenpeace, Sea Shepherd e non solo. Bando alle ciance, ora partiamo!
Arrivo al vecchio Honky alle 20.00 e c’è già una buona affluenza di kids per essere martedì. Vedo con piacere facce conosciute, anche se per la mia troppa timidezza non ho mai il coraggio di salutare nessuno. Maledetta me. Con qualche minuto di ritardo finalmente aprono le porte, pur essendo maggio fuori fa un freddo della madonna. Entro e do un’occhiata veloce ai banchetti del merchandise e a quello immancabile della Sea Shepherd.
Non passa molto tempo che i Mad Beat attaccano a suonare. Rimango sorpresa nel vedere già un buon numero di persone sotto il palco a supportare i ragazzi, bravi bravi! Questa band non l’avevo mai vista e devo dire che mi ha lasciata a bocca aperta. La scaletta è composta da brani del loro album “Ancora domani” del 2016 con l’aggiunta del nuovo singolo “Notti punk” presente all’interno del prossimo album che cominceranno a registrare a fine mese e una cover di “Police on my back”. Sarò scontata ma mi sento in dovere di consigliare questa band torinese attiva dal 2013 alle persone che vogliono sentire un po’ di sound clashiano. Non ve ne pentirete! L’esibizione fila via liscia, l’aria nella stanza comincia a scaldarsi ed ora è tempo di lasciare spazio agli Andead.
Tanto amati quanto criticati, la band capitanata da Andrea Rock prende posto e iniziano il loro set. Questa è la quarta volta che li vedo, tre delle quali sempre in apertura agli Anti-Flag. Ma d’altronde non si potrebbe fare in altra maniera. I temi che accomunano queste due band, come ho già detto, sono i medesimi. E voi direte “E vabbè ma non solo loro parlano della lotta contro ogni estremismo”. Avete ragione, ma loro lo fanno in modo genuino, diretto e semplice, senza cadere mai nel banale. Tra i brani eseguiti ci sono “For the underdogs” che personalmente adoro (è sempre bello cantare a squarciagola un brano dedicato agli emarginati), “Me vs the outside world”, “She don’t care”, “I see these bombs”. Il concerto continua con interventi di Andrea sulla situazione politica attuale italiana e alla frase “Il genere umano non nasce per odiare il prossimo” i ragazzi dal pit intonano un bel -Vaffanculo Salvini- lasciando spazio al brano #Defend. Lo spettacolo degli Andead finisce con il consueto stage diving di Andrea sulle note di “Punk rock revolution”. A distanza di un anno posso dire che la band ha preso molta più confidenza con il pubblico ed è riuscita a conquistarsi il cuore di tutti i fan. Avanti così!
Passano pochi minuti e la sala, colma di gente, viene inondata dalle note di “Blitzkreig Bop” dei Ramones. Non nego che per un paio di secondi mi sono immaginata di essere al concerto dei Green Day. E invece ecco che la cresta di Justin Sane fa capolino dal tendone e finalmente gli Anti-Flag salgono sul palco. Le urla riempiono la sala e la band inizia con “Die for your government”, inutile dire la bolgia che si è creata. Sono a metà canzone e un sacco di gente sta già facendo stage diving, che bellezza. Dalle facce dei ragazzi della band credo che non si aspettassero una risposta così potente dal pubblico. Per fortuna il pit è vivo più che mai, pronto a cantare ogni singola canzone fino a perdere la voce. Si prosegue veloce con “Broken Bones”, “Racists” e “Cities burn”. Piccola pausa per riprendere fiato e si riparte a cannone con “Fuck police brutality” con Chris che salta come un folle, non c’è verso di far calmare un po’ l’aria sotto il palco. Avanziamo con “1 trillion dollars”, “Power to the peaceful” pugni in aria e continuiamo con “This is the end”. Un break per continuare poi con “American attraction”, “Death of a nation”, “When the walls falls”, “The press corpse”, e “Drink drank punk”. Siamo giunti alla fine. È il momento del cavallo di battaglia “Brandenburg Gate” dove il batterista (questa volta non Pat visto che è a casa con il figlio appena nato e a cui inviamo i migliori auguri!) scende nel pit insieme a Chris. Inizialmente pensavo “Ma come fanno a scendere che è stra pieno” e vedendo tutti i ragazzi salire sul palco mi immaginavo un finale in stile Suicidal Tendencies e invece no, era per fare spazio alle pelli. I kids scendono dal palco per tornare nel pit con Chris e il batterista di nome Eric (credo) e l’empatia che si crea tra la band e il pubblico è qualcosa di fenomenale, come sempre. Per un attimo chiudo gli occhi e mi viene in mente la loro esibizione al Bay Fest quando partirono i fuochi d’artificio nel momento in cui iniziò questa canzone, chi c’era può capire.
Sono le 00.15 e si torna a casa pieni di felicità ma anche consapevoli che da domani arriverà la malinconia per l’attesa di un loro prossimo concerto. L’unica data italiana per quest’anno si è conclusa alla grande e, se non avete ancora avuto l’occasione di vedere il quartetto di Pittsburgh, rimediate il prima possibile, capito?!
Ringraziamo tutte le band, Out of Control, Hub Music Factory e HT Factory per la serata.
Report e foto a cura di Silvia Pirotta
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