Bad Religion: 30 anni di “Suffer” live @Orion, Roma – 12 giugno 2018
Non faceva nemmeno caldo, ed era la cosa che mi preoccupava di più, visto che qualcuno aveva intelligentemente organizzato un concerto al chiuso a Roma, di giugno.
Mi ero organizzato, avevo portato pure una maglia di ricambio, sia mai che mi fossi dovuto fare i 350km di ritorno a casa al volante tutto fradicio di sudore, poi sarei stato una settimana incriccato.
Ok, ora il concerto, i verbi li coniugo al presente così mi immedesimo di più nella scrittura.
I Bad Religion per me sono il top, li seguo da Against the Grain del 1991 ed hanno avuto un’importanza talmente rilevante nella mia cultura musicale che quando mi dissero che sarebbero venuti in tour da soli (menomale!) ed avrebbero suonato Suffer (a celebrare i 30 dalla sua uscita) quasi non ci credevo.
Fine preambolo, ora si sona!
Io e i miei compagni di viaggio arriviamo in tardo pomeriggio all’Orion di Ciampino, locale molto anni ’90 situato vicino l’aeroporto. Al pre-filtraggio ci accoglie un imbarazzante e mostruoso pickup.
Sopra a questa montagna di muscoli a 4 ruote c’è un ragazzo che ci offre l’imbevibile tamarrissima bibita alla caffeina, Monster, sponsor ufficiale dell’italiano medio. Per gentilezza ne prendiamo una, che poi abbandoniamo sempre intonsa su un muretto, alla mercé di chissà chi.
Si entra verso le 21.15, security minacciosa ma tutto sommato sulle sue, locale vuoto al 90% ed il gruppo di supporto già sul palco.
Io suono e ho rispetto di chi suona, perciò per curiosità insieme ad al massimo 30 persone, me li guardo. Sono i McKenzie, di non so dove, fanno una roba vagamente tipo Fugazi, un po’ noise un po’ boh. Ogni tanto esce qualche buona trovata melodica e qualche buon arrangiamento, suonano convinti ma non se li incula quasi nessuno. Impiego 20 minuti per capire in che lingua cantano, i suoni sono un po’ troppo confusi. E’ un peccato perché mettere dei gruppi di supporto completamente a caso è un male sia per il gruppo stesso che per il pubblico, ma oggi funziona così. La data dei Bad Religion al Magnolia in zona Milano mi han detto è andata pure peggio come opening act… pessima abitudine italica.
Un breve cambio palco, sale il banner con la cover di Suffer e si entra subito nell’atmosfera giusta.
Il suddetto palco merita un cenno: piccolo, diviso dal pubblico da transenne a breve distanza. Una situazione sorprendente, mi ricorda davvero i concerti di 30 anni fa!
Si parte a razzo, mi volto e vedo che in 3 minuti il locale si riempie (quasi) tutto, Graffin è carico, Bentley è la consueta turbina e il duo si trascina dietro il resto (chiamarlo resto è un’offesa, lo so, scusate) del gruppo.
La scaletta è inusuale rispetto alle ultime uscite: “Supersonic”, “You”, “Recipe For Hate”, “Wrong Way Kids”, “Atomic Garden”, “Stranger Than Fiction”, “Against The Grain”, insieme ai grandi classiconi tipo “Generator”, “Anesthesia”, “Sorrow”, “American Jesus”. I suoni sono molto migliori rispetto a quelli dell’opening act ma restano sempre un po’ troppo poco definiti. Graffin parla e canta, interpreta alla grande il ruolo di professore del punk rock, il pubblico è molto coinvolto ed i cellulari al vento non sono molti, si preferisce cantare e lasciarsi andare a qualche pogatina. Qualche crowdsurfing (quello che 30 anni fa si chiamava -il galleggio-), la security è abbastanza tranquilla e c’è un buon feeling band/pubblico. E’ inevitabile direi, i Bad Religion suonano 45 minuti in maniera forsennata, senza respiro, una scaletta un po’ diversa ma eccezionale e il pubblico è coinvolto.
Vedo i miei coetanei gasatissimi, così come i ragazzi giovani ed è un bell’ambiente. Un ragazzo vicino a me lascia lo smartphone alla sua ragazza e si butta nel pogo, con quell’atteggiamento tipo “ma siii ma chi se ne frega, andiamo!!!” gli farei i complimenti!
Finiti questi 45 minuti di “best of” è l’ora di Suffer. Aspetto questo momento da sempre. Suffer è il disco punk californiano per eccellenza, concepito sul finire degli anni ’80 (uscito nel 1988) in pieno Reaganismo, un manifesto anti imperialista, nichilista e tagliente, carico di ribellione giovanile ma anche fortemente riflessivo e critico. E vai, eccole, una dietro l’altra le 15 canzoni/coltellate da “You Are The Government” a “Pessimistic Lines” passando per “Forbidden Beat” (la mia preferita), “Best For You” cantata da tutto l’Orion.
A metà Suffer session Graffin mima il gesto di cambiare il lato del vinile sul giradischi e si continua fino alla fine, appunto con “Pessimistic Lines”. E ciao.
Visto che hanno intrapreso questa storia di celebrare 30 anni di carriera e fare il tour, 30 anni di Suffer e fare il tour, mi auguro che facciano lo stesso per “No control”, “Against The Grain”, “Generator” e così via, per vederli suonare dal vivo altri 20 anni!
Usciamo dall’Orion molto soddisfatti, giusto il tempo di salutare qualche amico (il Massi dei Senzabenza, il Nacca e il suo compare dal mitico Abruzzo), e niente… stop. Dopo un concerto dei Bad Religion c’è solo da tornare a casa ebbri di musica buona, nessuna parola in più.
Live report a cura di Massimiliano Morandi

