Istruzione alla disobbedienza: vita, morte e miracoli dei Church Of Violence

Speciale sui Church Of Violence, band punk hardcore di Torino degli anni ’90

In loro mi sono imbattuto per la prima volta più o meno una decina di anni fa. Al tempo avevo una fanzine, che da poco avevo deciso di distruggere per poi far risorgere in versione blog. In quel periodo non avevo proprio fame, ero più alla ricerca di qualcosa che appagasse il mio languorino di musica nuova. Nuova per me, s’intende. Non credo che la musica – come del resto i film, i libri, i fumetti e quel cazzo che vi pare, avete capito – abbia una data di scadenza tale da poter essere classificata di volta in volta come nuova o vecchia. I gruppi, le persone, quelli si hanno una loro emivita, ma credo che ciò che questi producono sia in un certo senso ben più durevole alla prova del tempo di quanto l’isteria telematica ci faccia presumere. Incrociai i passi con i Church Of Violence per caso, andando a caccia di qualcosa di nuovo appunto, qualcosa che io non avessi ancora assaggiato, guidato come un tossico dell’entusiasmo di imbattersi in qualcosa di fighissimo ed inaspettato.
Ero nel bel mezzo di uno dei tanti miserabili momenti di bonaccia che hanno costellato la mia tanto lunga quanto poco brillante carriera universitaria, quelli in cui ti inventeresti qualsiasi stronzata pur di perdere tempo. “In Puttanate 6 Speciale”, lessi. Titolo più che mai azzeccato, pensai.
Non so se sia stato il disco giusto nel momento giusto o se sono piuttosto io ad entusiasmarmi per cose che piacciono solo a me – argomento più che plausibile – ma me ne innamorai al primo ascolto. Ecco perché ora state leggendo questa roba. Quindi non prendetevela con me, quanto piuttosto con il gruppo in questione che ha prodotto delle figate. Abbiamo fatto qualche passo, l’acqua ormai arriva al livello delle palle e direi che ci si può tuffare.

Nascita e prima demo “Drogati e Carcerati”:

I Church Of Violence nascono a Torino a cavallo tra il 1989 e il 1990. Io sono di Padova, non ho vissuto lì e non so come fossero le cose, quindi evito di imbastire pipponi pseudo celebrativi di periodi e contesti che non ho conosciuto, mi baso solamente su ciò che ho letto e ascoltato. È arcinoto come la città della Mole abbia dato i natali ad alcuni dei gruppi più influenti e rappresentativi che l’Italia può vantare, frutto di una fitta rete di persone, luoghi e punti di riferimento della controcultura e del circuito indipendente dell’epoca. Non solo l’El Paso occupato, ma tutta una galassia di realtà più meno piccole e più o meno longeve – Kinoz occupato, Delta House, Prinz Eugen e molti altri che sicuramente ho dimenticato o non conosco perché mi hanno scodellato in Veneto – che tra la penultima e l’ultima decade del secolo scorso, in parallelo all’industria musicale propriamente detta, vivevano, respiravano e creavano dal basso un circuito sotterraneo di produzioni, promozioni, concerti e via discorrendo. I C.O.V. in altre parole nascono in un momento di particolare fecondità della musica indipendente o autoprodotta e, ancor più in generale, in cui molte diverse espressioni musicali – che potremmo pur definire generi – iniziano a palpeggiarsi, promiscui, sporcandosi a vicenda. Il metal, il punk e l’hardcore scopano tra di loro più o meno da una decina d’anni, ma sui piatti nei posti occupati iniziano a girare anche sonorità più gommose e ovattate. In giro per lo stivale si inizia a parlare di “posse”, e di questa nuova cosa chiamata hip-hop. Nel 1990 inizia a circolare una cassetta, un demo autoprodotto dal primo embrione della band; grezzo, breve, veloce ma già carico di quel potenziale che verrà sviluppato di lì a poco. Dal titolo “Drogati e Carcerati”, contiene sette pezzi, quattro dei quali verranno poi riregistrati e riprodotti nel loro primo album e nello split con i Distruzione. Le testine degli walkman vanno in bollore e la Bic registra vendite record di penne a sfera, falcidiate dai continui riavvolgimenti.

Il demo non è presente su YouTube, quindi vedete di accontentarvi del link per il download, da cui comunque potete ascoltarlo in streaming gratuitamente.
Church of Violence – Drogati e Carcerati Demo

1992: primo album “In Puttanate 6 Speciale”

La brace è accesa, adesso si griglia. Poco dopo questa prima uscita e i conseguenti primi concerti, i C.O.V. si assestano anche come formazione, con l’arrivo di Tino Paratore alla batteria, Gigio Bonizio alla voce (che più tardi sarà anche cantante degli Arturo n.d.a.), Max Bellarosa alla chitarra e Cisco Amedeo al basso comporrà la rosa classica del gruppo. Neanche due anni dopo il demo, vede la luce l’album con cui li ho conosciuti e che amo particolarmente. Nel 1992 esce la prima prova dei Church Of Violence sulla lunga distanza: “In Puttanate 6 Speciale”, autoprodotto da El Paso ed orgogliosamente “pirata”, come si legge nel libretto dei testi interno. Un mondo bizzarro, a colori smalto e pastello, disseminato di canne fatte con due cartine corte (cosa che a trenta e passa anni mi sembra ancora funambolica) sudore e croste sulle ginocchia. O almeno questo è quello a cui lo ricollega la mia testolina. Hardcore, punk, filastrocche, incursioni reggae, scratchate e semi improvvisazioni hip-hop, troppe portate tutte insieme per metabolizzarle al primo ascolto. Fu proprio mettendomelo in cuffia in autobus, in aula studio e cazzeggiando che lo imparai letteralmente a memoria nel giro di qualche settimana, sono riuscito a recuperare una copia fisica in LP solo diversi anni dopo, quando ormai avevo quasi esaurito le speranze. “In Puttanate 6 Speciale” ha un equilibrio tutto suo, in bilico tra la lezione dell’hardcore italiano di Negazione e Nerorgasmo – che si fa sentire forte e chiara in “Letto 43” – le saette dei Bad Brains e la sana cazzonaggine. Ascoltandolo si percepisce urgenza, bisogno di tirar fuori, di alzar la voce, sfogarsi e mandare in culo un po’ tutti. Che sia attraverso i testi più personali di “Istruzione alla Disobbedienza” e “Rabbia Claustrofobica” – due dei pezzi già usciti nel primo demo, qui riregistrati – le divagazioni semi-reggae di “Sorrisi nell’Universo”, le filastrocche di “Face Friddu” o la reinterpretazione della celeberrima sigla di Ufo Robot che apre il lato A dell’album, i Church of Violence mi hanno sempre trasmesso una profonda e disinteressata spontaneità. Il loro hardcore è unico, nessuno suona così, li riconosci all’istante. Non mi sorprende affatto l’assuefazione che ho sviluppato nei confronti di questo disco, atipico e assurdo, in altre parole, imperdibile.

Church of Violence – In Puttanate 6 Speciale:


1994: secondo album “The Hertzie Prophets”

1994. Appena due anni dopo ecco subito il secondo album “The Hertzie Prophets” sempre autoprodotto dal gruppo in combutta con El Paso, in cui i C.O.V. non accennano minimamente a smorzare i toni, come del resto non faranno mai durante la loro esperienza. Anche in questo caso, l’album scorre come un flusso di coscienza giornaliero, altalenante tra l’assurdo e l’introspettivo. Qui si è, non ci si atteggia. Aritmie continue tra l’hardcore in salsa torinese – “Traccia”, “Rincorrendo” – e degli svarioni dub strumentali come “Roipnol2 e “Bhang” disorientano e allo stesso tempo fanno acclimatare nel disco, mentre “Sandrinkemall” e “Izolraitforiu” sono divertimento senza filtro. La strada intrapresa col primo album è tutt’altro che finita insomma, birre fredde e cartine ne abbiamo ancora parecchie, quindi non si molla un cazzo. La miscela di spezie dei C.O.V. ormai è consolidata, un miscuglio personalissimo di punk, hardcore, reggae, allucinazioni, ironia e dialoghi con la propria mente che tutt’oggi risulta inimitabile. Il loro autodefinito “hashish-core” sarà infatti una delle fonti di ispirazioni maggiori per un gruppo che di lì a poco scriverà un altro importante capitolo del punk hardcore – almeno per me – dei ragazzi che si faranno chiamare BelliCosi. Come già sperimentato nel primo album, il disco è corredato di un libretto folto di disegni, testi e inserti assortiti. Le immagini che allego sono tutte scansioni delle copie in mio possesso, perché oltre alla musica trovo che graficamente siano una bomba e che quindi debbano essere diffuse anche a chi non li conosce. Mi auguro sia una cosa gradita.

Chruch of Violence – The Hertzie Prophets:

Fase finale e ultimi due lavori:

La fase finale dell’attività dei C.O.V. si suddivide in due episodi di minore minutaggio rispetto ai due album, ma non per questo di minore incisività. Nel 1996 e nel 1997 escono in rapida successione due EP, il 7” “Prophets Meet the Bongo” e lo split nel singolare formato doppio 7” con i concittadini Distruzione, intitolato “The Eternal Struggle – Storie dalla Grande Pera”, quest’ultimo frutto di una coproduzione kilometro zero tra Smartz Records, Mida Recordtz e Sborra Records – etichetta appunto dei Bellicosi – entrambi accompagnati da un mini fumetto allucinato e delirante ormai marchio di fabbrica delle produzioni dei C.O.V. “Prophets Meet the Bongo” è un personalino perfettamente bilanciato, prodotto dalla Circus Records, una costola della Blu Bus, che mi auguro non abbia bisogno di presentazioni. Una mista di dub/reggae e hardcore all’italiana, dove prevale una maggiore introspezione nei testi, senza tuttavia mai prescindere dal caffè corretto delirio del “Mattino di Giorgia”. In “The Eternal Struggle – Storie dalla Grande Pera” i C.O.V. propongono ben due cover – cosa tutt’altro che insolita, ascoltate i due album e capirete il perché – una versione se possibile ancor più agguerrita dell’originale di “Banchetto di Lusso” dei Nerorgasmo e una tanto geniale quanto delirante variante de “La Tipa della Casa Occupata”. La controparte dello split, ovverosia i Distruzione, è più improntata ad un noise rock/hardcore malinconico e martellante non meno degno di nota, per quanto non siano delle sonorità molto nelle mie corde, per lo meno in questo periodo della mia vita, un domani chissà.

Church of Violence – Prophets meet the bongo 7” EP:


Del doppio 7” non ho trovato un link che possa permettervi di ascoltarlo o scaricarlo gratis, quindi sbattetevi a cercarlo e compratevelo. Cercate nelle distro vicine a voi che lo trovate sicuro, sennò via con discogs, movìve:

Scioglimento, Reunion e ultimo album:

Non solo Italia comunque. I C.O.V. riscuotono successo, suonano, si sbattono e girano non solo lo stivale, ma anche l’Europa, prima di porre fine all’esperienza per poter proseguire con altri progetti. Mantenendosi in contatto, negli anni tornano a suonare insieme in diverse occasioni, culminate in un piccolo tour italiano nel 2013, al termine del quale prendono la decisione di buttar fuori un nuovo album. Questa è la genesi de “I Giovani di una Volta”, prodotto dalla celebre INRI di Torino, album sicuramente più maturo, poliedrico e ragionato, come confermano i due anni di gestazione, in cui spicca anche lo zampino del seminale protagonista della scena rap romana Chef Ragoo nella traccia finale “Acqua e Cenere”.

Church of Violence – I giovani di una volta (CD):

Stesso discorso. Compratevi il disco.
Ci annusiamo dopo.
Rash.

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