Fuori da XM24

Raccontare quello che è stato il 30 giugno in un report sarebbe limitante, sia perchè troppe le emozioni, troppi i momenti vissuti, le cose viste, sia perchè la sintetica narrazione della giornata non sarebbe che una fotografia sfocata, e sicuramente priva di quello che poi è il significato stesso della giornata del 30 giugno “Fuori da Xm24”. Xm24, e chi ascolta punk hc lo sa, è un luogo dell’anima, un simbolo culto, un posto da vivere, quindi mi verrebbe da chiosare crudelmente “chi non c’è passato, si è perso una cosa molto bella”.
Raccontare della giornata senza parlare delle sue motivazioni e dei suoi intenti significherebbe ridurla ad evento. E sarebbe un’ingiustizia, soprattutto perchè l’obbiettivo della giornata è stato appunto quello di fuoriuscire dalla logica dell’eventone. Ultimamente la tendenza, o meglio l’abitudine, anche nel punk hc, è quella di sbandierare parole come autogestione e rifiuto della delega e nei fatti ridurre le serate ad eventi, da fruire, come spettatori, senza coinvolgimento in prima persona, replicando in un modo alternativo quelle che sono poi le pratiche del consumo. Questo atteggiamento – potrà non rappresentare il male assoluto – ma di certo è uno slittamento di piani etici non da poco, e nei fatti è un qualcosa che disinnesca ogni potenzialità sovversiva insita nella musica e nei suoi contenuti lirici, specie nel suo momento live, collettivo, che poi è il senso stesso della musica punk hc a mio avviso. Si diventa semplici spettatori inerti di uno spettacolo più o meno a pagamento, dove si comprano birre più o meno calde, più o meno decenti e si ascolta più o meno distrattamente chi suona, come in un qualsiasi concerto, in un qualsiasi locale di musica live. La riduzione ad evento (con la netta distizione tra chi organizza, chi suona e chi fruisce dello spettacolo) è la morte stessa dell’etica diy. Non a caso l’evento è il momento “cool” in cui si dispiega tutta la logica consumistica nella società capitalista.
Ed ecco perchè invece il 30 giugno ha rappresentato un qualcosa di meraviglioso: uno spazio aperto, attraversato e vissuto dalle 11.00 am da persone di ogni età, e di ogni aspetto (punx, rapper, metallari, raver, nonni, zii, zie, cugine, cugini di ogni grado e latitudine, ahahaha) e da attività di ogni genere, per davvero: inaugurazione della piscina popolare, mercato contadino, laboratori di tessuti aerei, giocoleria, trampolieri e parco giochi vaganti, banchetti militanti, stand di editoria, artigianato, momenti di live writing, slam poetry, beatbox, e open mic freestyle, musica live di ogni tipo, fuori e dentro lo spazio, gli spettacoli meravigliosi “Games with flames” (Mutonia) e Doghead & Dizzy (Mutoid Waste), in un’atmosfera a metà strada tra Peter Pan e Mad Max. Il tutto concretizzatosi con determinazione e volontà, con l’intento non solo di dimostrare quanto essenziale sia la presenza di questo spazio -qui ed ora- all’interno del contesto Bolognina, non solo di interagire col quartiere e la città intera, ma soprattutto di dimostrare nei fatti che ciò che è accaduto la giornata del 30 non è un momento “dorato, unico ed irripetibile”, reso possibile grazie all’investimento dei capitali di chissà quale banca, o fondazione, ma mettendosi in gioco in prima persona, con l’intenzione di esserci e contribuire alla presenza di un’altro modo di intendere gli spazi. Innescando quella materia viva, infiammabile, contagiosa tanto invisa a lorsignori: la socialità. Riprendendo le parole del comunicato di Xm24: “persone che si trovano, parlano, si conoscono e progettano assieme un modo di vivere differente compiendo scelte, che proprio in quanto tali, sono politiche”. (http://www.ecn.org/xm24/2018/07/02/una-festa-politica/)
Il messaggio è semplice ma al contempo è difficile la ricezione poichè il suo contenuto è sovversivo: partecipazione, autogestione.
Vivere e attraversare gli spazi, stare nei parchi, partecipare alle attività di un posto, tenerlo vivo, connettersi con altre persone è una pratica che dovrebbe essere quotidiana. Ed è una pratica politica, in controtendenza con i valori imposti e i fini perseguiti da e in questa società che tendono all’individualizzazione di ogni percezione e percorso e la visione degli altri come competitori, nemici, concorrenti, da ignorare e sconfiggere o con cui stringere relazioni volatili, di interesse. L’individuo (funzionale alla società) come consumatore, la solitudine come sorte, la desertificazione delle strade e delle piazze come destino.
Ecco il 30 giugno, uscendo “Fuori da Xm24” si è voluto semplicemente, con gioia infuocata, sovvertire la solitudine silenziosa a cui invece qualche animo piccolo vorrebbe relegare i quartieri, le città, la vita intera. Per poter sfrecciare ancora più rumorosamente con il suv, ovviamente con l’aria condizionata e i finestrini chiusi. Non sia mai.

E invece…

Scritto da Pavel (con un pensiero di libertà dedicato a Lulu)
Foto di Michele Lapini