Gli Inutili – L’Universitario Di Bologna – Recensione
…”QUESTI SONO GLI INUTILI, UNA BAND PUNK, SENZA SE E SENZA MA, UNA MAZZATA IN PIENO VOLTO:
“Da terroristi/moralizzatori a giornalisti il passo è cosi breve?
Consciamente o inconsciamente il terrore viene trasmesso anche da chi ne
enfatizza le gesta. NOI PREFERIAMO FARCI UN’ INUTILE RISATA”…
Così li presenta casa madre Indiebox e in effetti non c’è nulla da ridire, personalmente solo a leggere i componenti di questa nuova band mi è venuta la pelle d’oca. E’ fondamentale ricordare che chi ha voce in capitolo è il mitico Ivan, frontman dei rimpiantissimi (almeno per me) Skruigners, accompagnato dal suo amico di tante storie passate e future Mattia, dalle new entry Lorenzo e Mattia rispettivamente alla chitarra e batteria. Dopo questa doverosa premessa è giusto dire che i nostri amici hanno sfornato un buon disco intitolato “L’universitario di Bologna”, a metà tra un rock’n roll pungente e melodico ed un punk rock caricato a pallettoni, dove potentissimi riff si mescolano con sonorità new school.
Nello specifico, la prima traccia si intitola “Niente”, bel pezzo tiratissimo, che mi ha rimandato ai live degli Skruigners non appena ho sentito la voce di Ivan, rimasta sempre tagliante e ruggente, per procedere con un pezzo mid-tempo “In Un Film” che risulta carino, ma niente di trascendentale.
“Me Ne Sbatto” sembra essere uscito direttamente da “Nevermind The Bollock” dei Pistols, l’intercalare di Ivan in alcune strofe fa da contraltare a quelle del fu Rotten dei bei tempi, tutto sommato è un pezzo che a me piace molto, anche se prediligo pezzi più aggressivi; si prosegue con “Gocce di Sale”, quella gola che sembra chiedere pietà e i cori Oi sono amalgamati alla perfezione, il tutto ad un ritmo forsennato e che tiene con l’acqua alla gola fino alla fine.
Arriviamo credo ad uno dei miglior pezzi del disco “L’ inutile Incompreso”che parte a mille, per rimanere poi sulla stessa lunghezza d’onda dell’intero album: puro punk rock. “Figli di…” non ha bisogno di presentazione, testo cattivo, senza paura che manda bellamente tutti a fanculo. “La Gabbia”, da non confondere con “Siete La Mia Gabbia”, prosegue sulla stessa linea d’onda di “29816”, basso e batteria incollati e potenti mentre la chitarra di Lorenzo si trasforma in una lama affilata. Arriviamo dunque a “Tutti In Fila”: francamente speravo ad un certo punto nel cambio di passo, ahimè non é stato così, tutto troppo scontato e già sentito. Per le restanti 4-5 canzoni rimango dell’idea che si potesse dare di più, purtroppo non è facile togliersi dalle spalle il peso di essere stati Skruigners e chi come me ne ha fatto e continua a farsene una ragione di vita musicale, può capirmi benissimo.
In conclusione, posso tranquillamente dire di essere di fronte ad un buon disco, una band con sonorità punk r’n’r che vi condurrà nel loro mondo, ovvero in un immaginario malato e politicamente scorretto in cui ritroverete molto del background dei membri al punto che, per certi versi, sarà inevitabile vederli come una naturale continuazione delle passate esperienze, ma con un nuovo e unico approccio.
Recensito da P.A.
Tradotto da E.C.