Il nostro viaggio dentro lo Sherwood Festival 2019!
4 giorni tra ska, Punk e hardcore allo Sherwood!
Avviso: questo non sarà un report normale, questa è la storia delle mie quattro giornate allo Sherwood, che dura molto di più con cose molto fighe ma a cui non potevo andare.
E quindi è finalmente arrivata l’estate che tutti aspettavano, si suda da morire e a Padova si si suda ancor di più grazie allo Sherwood and friends che portano gruppi da paura sul palco del festival e ci fan ballare finché stremati non cala la sera. Ma iniziamo questo racconto che salta di giorno in giorno apparentemente senza una logica, se non quella della buona musica dal vivo.
Giorno 1 The Creepshow, The Interrupters e Dropkick Murphys.
Ok, lo ammetto, la giornata che aspettavo di più in assoluto. Non tanto per i Dropkick Murphys che, nonostante mi piacciono sempre tanto, ultimamente live non mi avevano soddisfatto molto. Aspettavo questa giornata per gli Interrupters per cui ho una vera adorazione e per i Creepshow, band psychobilly canadese che attendevo da un decennio.
E proprio loro aprono le danze, attirando pian piano sempre più gente sotto al palco. Con un set di soli trenta minuti – purtroppo – fanno vedere di che pasta sono fatti spaziando da canzoni tratte dall’ultimo disco a classici come Run for your life e Rue Morgue Radio. Spero proprio di non dover aspettare altri dieci anni per vederli! Ah, e li consiglio a tutti: energici, sound catchy e grande grinta.
È il momento poi dei nuovi paladini dello ska punk mondiale, gli Interrupters. Ok, l’ho già detto che mi piacciono un casino vero? Il fatto è che sono davvero bravi. Sia musicalmente, con canzoni che passano da uno ska più tradizionale ad uno più moderno, lyrics che ti travolgono, canzoni da sing along, sia dal vivo, con la loro energia, il loro affetto per il pubblico e una tenuta tecnica non indifferente. Insomma, in 40 minuti regalano una scaletta perfetta coinvolgendo i presenti come pochi sanno fare. Momento top per me: By my side, Take back the power e Got each other.
Tempo di uno spritz, una bella piadina, un giro qua e là beccando anche amici e conoscenti e il palco si trasforma in una cattedrale dell’irish punk. Arrivano i Dropkick Murphys. Come dicevo, le ultime volte non mi hanno fatto impazzire live ma chissà possono ancora sorprendermi come la prima volta, quando avevo 17 anni e salivo sul palco tutta emozionata. Partono sempre energici, cornamuse e chitarre potenti ma le prime canzoni, tratte dagli ultimi album non mi convincono. Attendo e pian piano l’atmosfera si scalda, si passa ai pezzi classici, Field of Athenry, The gang’s all here, e gran sorpresa una cover di I fought the law. Sorpresa ancor più grande: Kendra dei Creepshow sale sul palco per duettare sulle note di The Dirty Glass. Quasi piango! Insomma la serata finisce alla grande tra sing along con Rose Tattoo e tutta l’energia di I’m shipping up to Boston. Devo dire che questa volta mi han fatto venire di nuovo la pelle d’oca!
Giorno 2: Trivel day con The Many Grams Mother, Why everyone left, Blowfuse e Dune Rats
Ecco, inizio a sentire la stanchezza al terzo giorno di fila di concerti ma non potevamo mancare alla serata organizzata da Trivel. Anche qui giro di saluti e di brindisi prima che attacchino sul palco i The Many Grams. Non conoscevo ma devo dire che è una piacevole scoperta. Punk rock che ci sta sempre e che ti fa muovere il piedino su e giù. Bravi ragazzi.
Tocca poi ai Mother, di cui vi abbiamo già parlato, e che fanno sempre la loro sporca figura con il loro punk rock garage hardcore non so nemmeno come definirlo ma so che spacca.
Come sempre si chiude con gli ospiti sul palco in una vera bomba sonora!
Terzo gruppo chiamato da Trivel sono i Why Everyone Left. So di averli già visti ma non riesco a ricordare dove… In ogni caso il loro punk rock spensierato coinvolge i presenti e surriscalda l’atmosfera del second stage.
Mentre attendiamo il cambio palco è tempo dell’ennesima piadina – che buona ragazzi – altro giro di saluti e riesco pure ad acchiappare l’ultima maglietta del Venezia Hardcore con la gondola! Boom! E boom fanno anche i Blowfuse, da Barcellona con furore e hardcore da spezzati le gambe! Micidiali davvero! Avrei potuto continuare ad ascoltarli per ore e immagino anche tutti quelli presenti sotto palco a scatenare il delirio.
Purtroppo finiscono e lasciano il posto agli ospiti speciali di Trivel, i Dune Rats dall’Australia. Pazzi, scatenati, garage punk. Che volete di più? Non mi convincevano da stereo, non è proprio il mio genere, ma live è tutto un altro discorso. Gran sorpresa!
Purtroppo devo abbandonare la nave prima della fine del party, ma tre giorni di concerti e il lavoro si fanno sentire nelle ossa.
Giorno 3 Derozer
Di nuovo in forma, di nuovo pronti per un’altra settimana di live! Si parte in questo giovedì con 38 gradi per una della più grandi band punk rock italiane, che dopo 30 anni non ha mai mollato e ancora, con grinta, affronta la strada. Parlo dei Derozer, band vicentina che festeggia i 30 anni della fondazione appunto e i 20 anni di Alla Nostra Età, album storico.
Grazie a Debora e Indiebox riusciamo anche a scambiare qualche parola con Seby e berci un brancamenta – Sì ragazzi, è tutto vero – con loro. Qui l’intervista.
E dopo questa gran emozione non ci resta che fiondarci sotto palco!
Praticamente i Derozer hanno la mia età. Me ne rendo conto mentre salgono sul palco e attaccano con una setlist memorabile. Ci sono tutte, tutti i loro classici, tutti a cantare a squarciagola. Straniero, Vento, 144… Sono pezzi di storia! E non è solo musica, è anche un’attitudine, è la vita vera, come Seby ci ricorda dal palco: loro ci sono sempre stati, ci hanno sempre messo la faccia. Anche contro i pagliacci del nostro governo, anche contro chi è solo immagine.
Con emozione, sia per le sue parole sia per il momento, mi ascolto tutto Alla Nostra Età sparato fuori a velocità supersonica.
Non resta poi che concludere con le due canzoni che tutti amiamo e tutti portiamo nel cuore: Alla Nostra Età e BrancaDay. Inutile dire che si scatena il delirio!
Alla prossima, rozzi!
Giorno 4 Los Fastidios Zebrahead Ska-p
Tanta attesa anche per questo sabato sera in quanto mi becco per la prima volta – lo so lo so, vergogna – i mitici SKA-P, band spagnola dal grande cuore e dal grande impegno politico, tornati con un nuovo album che spacca.
Ad aprire la serata ci sono i Los Fastidios, altra band dal cuore e dall’impegno che non finiscono mai – e anche loro freschi di un nuovo album. Un set tendente più allo ska, cosa che non mi dispiace affatto, con i quattro che ci danno dentro per tutti i 30 minuti o poco più del loro live. Enrico sale sul palco con uno striscione con scritto FreeCarola, perché come è giusto che sia, tutti i pensieri vanno alla comandante della Sea Watch, una pirata come noi, aggiunge. Ospite poi sul palco anche Elisa per un duetto sulle note di Radio Babylon e per poi finire in un crescendo di emozioni con Birra Oi e Divertimento e Antifa Hooligans. Come sempre immensi Los Fastidios!
La seconda band della serata sono i Zebrahead, che io personalmente non conosco, se non per il famoso video alla Playboy Mansion.. Effettivamente portano divertimento e un sound molto anni 90 inizio 2000, eseguito magistralmente. Nonostante ciò non mi convincono, forse non è proprio ciò che mi aspettavo. In ogni caso, vederli saltare da una parte all’altra e vedere il pubblico entusiasta e comunque bellissimo.
E dopo una fila interminabile per dissetare la mia gola secca, ecco salire gli Ska-p, davanti ad una folla davvero immensa – probabilmente il giorno con più affluenza di persone. Come dicevo non avevo avuto l’opportunità di vederli love prima d’ora ma devo dire che l’attesa ha ripagato. Quasi due ore di spettacolo puro, con una scaletta che ripercorre tutti i pezzi storici della band più quelli tratti dall’ultimo album come Jaque al Rey. Oltre alla musica, oltre al divertimento, oltre alle scenografie davvero incredibili quello che mi conquista sempre è il messaggio. Ed è innegabile che la band spagnola porta avanti da anni un messaggio forte, di protesta, di unione e di rivoluzione. E così si canta, si salta e ci si sente più uniti con canzoni come Verguenza, A la Mierda, Cannabis e l’intramontabile El Vals del Obrero.
Due ore ragazzi, due ore di emozione!
E così si conclude anche per quest’anno la mia personalissima esperienza allo Sherwood Festival che, devo dire, rimane una bellissima realtà, un posto che diventa un luogo di incontro tra diverse culture e diversi generi. Un Fest pensato per tutti e che porta di tutto al suo interno per condividere e scoprire insieme.
Alla prossima!
Presto uscirà la foto gallery, stay tuned!