foto per intervista a Hellnation

Intervista a Robertò di Hellnation

Chiacchierata con Robertò, fondatore della storico negozio ed etichetta Hellnation

Dopo tanto tempo torniamo con un’intervista e lo facciamo in maniera esplosiva! Abbiamo il piacere di intervistare una vera e propria leggenda della scena punk e oi!, oltre che un amico che ha sempre creduto nel nostro progetto. Stiamo parlando di Roberto Gagliardi, detto Robertò, di Hellnation, negozio ed etichetta con cui fa uscire dischi e libri insieme a Red Star Press.

Radio Punk: Ciao Rob e grazie di essere qui con noi. Personalmente ti riteniamo un esempio e una guida nel panorama punk. Sei stato in grado di unire la scena italiana e hai creato e contribuito a mantenere viva la fiamma della nostra controcultura. Ci racconti la tua storia, come arrivi ad aprire il negozio diventando un vero e proprio punto di riferimento? Hai avuto qualcuno che ti ha spronato e ha creduto in te?

Robertò: grazie a voi amici di RADIO PUNK per lo spazio concesso. Togli la parola “leggenda” e “guida”, io non ho fatto altro che cercare di trasmettere ai ragazzi ciò che erano e tuttora sono le mie passioni. Una propensione per le sottoculture giovanili, per il calcio, per la musica ma anche per la politica intesa come “aggregazione”. Guarda, più che spronato diciamo che nessuno mi ha mai ostacolato. Dato che a 10 anni amavo già fortemente la musica, a 14 mi comprai una batteria JAPSON di seconda mano dopo aver lavorato un’intera estate come manovale accanto a mio padre. Quindi la propensione per i sacrifici mi seguirà per l’arco della mia vita: se vuoi fare ciò che ti piace e ciò che ami devi faticare. E posso affermare che i miei hanno sempre assecondato i miei deliri…ma non economicamente.
Il primo negozio BANDE A BONNOT apre nel ’91 a Roma nel quartiere Montesacro, io mi aggrego ad una pattuglia di 3 sciroccati diventando nel ’92 socio minoritario (ogni lunedì, nel mio giorno di riposo raggiungevo ROMA da Pescara dove lavoravo per imparare i rudimenti del mestiere e questo durante l’arco dell’anno ’91). Un percorso incredibile che durerà 6 anni, con organizzazione di tour (Fugazi, No Means No, Bikini Kill, Doa e altri), etichetta discografica e gestione del negozio. Un vero e proprio terreno dove ho imparato sul pezzo, sbagliando e sbagliando ripetute volte fino alla chiusura nel ’97. Torno a Pescara, lavoro nuovamente in gelateria e riparto 6 mesi dopo con Hellnation. Pochi spicci in saccoccia riapro con 5 milioni di lire e l’aiuto decisivo di PAOLO SOA che appoggia il catalogo in negozio. Hellnation è andato avanti dal ’97 al 2017, 20 anni sentiti bene con alti, bassi, colpi di testa fino a mollare il luogo nel dicembre (rilevato da INFERNO STORE). Hellnation esiste per ora col catalogo online, l’etichetta, la casa editrice e l’immensa pazienza e aiuto della mia compagna Alessia. Non c’è nulla di geniale in Hellnation. È il lavoro di una persona normale, persino mediocre, per nulla illuminata che arriva a certi risultati solo perché ritiene di appartenere al mondo dei “bisognosi”: vado avanti a forza di lavoro dato che per campare decentemente devi portare avanti questa “missione” con passione e dedizione… Nulla è scontato.

RP: Quando siamo stati da te, una delle ultime volte ci hai mostrato le tue primissime fanzine fatte da te ancora prima della nascita di Hellnation. In che anni hai cominciato ad interessarti al mondo del punk/oi! e alle autoproduzioni? 

Robertò: Provengo da quel mondo. Finché lavoravo al bar per me la musica, il punk, i contatti, le fanzine erano dettate da un’unica parola: la passione. Il tutto è cambiato trasformando le passioni in un lavoro, ma posso assicurarti che non c’è nulla di più bello di unire passione e lavoro. Il 50% del mio stipendio ha un valore diverso: sta nella qualità del lavoro che faccio. Ero già un gran accumulatore di fanzine provenienti da tutto il mondo, ne ho pubblicate parecchie (tirature massime 50/100 copie) dall’86 al 91, instaurando vari contatti con label, bands, lettori ecc… Ma il mio interesse per la musica era già vivo all’età di 14 anni (primi dischi presi a quell’età: Status Quo, Who Are You degli WHO, il primo dei Ramones, Dogs…) , poi l’arrivo folgorante del punk, del garage-punk, della new wave, la scoperta dell’hc grazie alla Banda Bonnot, poi l’interesse per le sottoculture skin, mod, senza preconcetti.

RP: Per noi l’aspetto politico è sempre stato fondamentale e anche nelle tue produzioni la connotazione antifascista/antirazzista è evidente. Come è cambiato negli anni il rapporto tra scena e politica? Quali sono le differenze tra la scena di ieri e quella di oggi?

Robertò: Non solo nelle produzioni anche nel modo di portare avanti il negozio ecc… Guarda io vengo da una famiglia di operai di sinistra e ho ereditato quel forte ascendente. Diciamo che la scena che ho conosciuto nei primissimi anni ’80 in Francia disdegnava totalmente la politica e aveva un connotato più nichilista che apolitico. Molti parlano della scena skin francese come marcatamente di destra (ci sono state band assai ambigue), ma io ricordo soprattutto band che odiavano i partiti etc e la vicinanza dell’Inghilterra (ricordiamo che una lingua di mare di 15 km separa il regno unito dalla Francia) ha fatto sì che la scena francese era influenzata da ciò’ che succedeva nel Regno Unito (il vestirsi, i dischi che arrivavano facilmente già a Le Havre città della Closer Rds). Oggi invece il collocarsi nettamente da una parte è evidente. Esiste un mondo nostro dove antifascismo, solidarietà e antirazzismo sono punti predominanti. Da lì ad attuarli nel quotidiano diciamo che ce ne passa. Ma almeno nelle intenzioni è tutto chiaro.

4.RP: Rimanendo sul tema scena, tu hai vissuto in diverse città. Hai notato qualche cambiamento tra le varie realtà in cui sei stato?

Robertò: Ogni città ha le proprie caratteristiche anche se a grandi linee le scene sono quelle e si muovono in tale modo. Diciamo che a Roma esiste una moltitudine di micro-scene a seconda pure dei quartieri e c’è un bacino d’utenza molto alto e variegato. Ognuno sta per i fatti propri ed è difficile trovare un fan di noise ad un concerto oi! e vice versa. I numeri sono talmente alti che non ti rendi conto di queste divisioni che in realtà esistono. Bologna (ora vivo a 20 km dalla città felsinea) è molto più compatta e sembra più unita proprio perché è più raccolta e ci si disperde di meno, è più facile incontrarsi e mescolarsi. Ma non voglio togliere nulla a città come Ravenna, l’asse Vetralla/Viterbo nella Tuscia, Perugia, Genova (in crescendo), Torino, Lucca, Napoli e Campobasso. Tutte città dove esistono varie realtà legate al mondo punk e skin: posti con un gran dinamismo se vogliamo parlare di scene. Sono realtà che esistono per le qualità delle persone che compongono quelle scene: è un po’ come il mondo degli ultras. Sì, i numeri sono importanti ma valgono anche altri aspetti. La tradizione di una scena, la capacità di aggregazione, il sapersi rinnovare al di là della tradizione, il ricambio generazionale.

5.RP: Ti abbiamo visto molto attivo all’interno di Bologna City Rockers, dove notiamo una buona presenza giovane e tanta voglia di stimolare il ricambio generazionale. D’altra parte però, soprattutto nelle città di provincia (ma anche in alcune grandi città) è evidente l’appiattimento culturale con conseguente declino vertiginoso delle varie sottoculture.
Pensi che la situazione possa migliorare o, causa anche repressione e mancanza di spazi di socialità, siamo a rischio estinzione? Credi siano stati commessi degli errori in passato? Come possiamo invertire la tendenza?

Robertò: Diciamo che Bologna City Rockers, oltre al desiderio di cambiare aria e ad una ricerca di qualità della vita, è stato uno dei motivi che ci ha condotto qui in Emilia. Sono felicissimo di potere dare una mano – sempre con umiltà – a quel gruppo di persone valide che compongono BCR. Una fucina di idee dinamiche, di caratteri forti, di ragazzi e ragazze con idee chiare e radicati valori mi fa stare bene con me stesso e sono sicuro che le nuove leve daranno un’impronta decisa a quel sottobosco sottoculturale. Mi preme potere parlare di Skeggia – un caso unico in Italia – questa strepitosa promiscuità tra i Forever Ultras del Bologna, i punk e gli skins, un posto unico dove aggregazione e socialità hanno un senso alto! Purtroppo è un momento nero per gli spazi occupati, lo era anche poco tempo fa e se esamini bene la realtà non è mai stata una passeggiata sotto questo aspetto. E diciamo che non tocca a me dare il colpo del machete e dire quali sono stati gli errori commessi. Si può invertire sostenendo tali posti, senza stare a sindacare sul costo della sottoscrizione, presenziando anche se non si ha gran voglia di esserci certe volte e cercando persino di entrare in un collettivo. Ma è primordiale essere ospitale, non schifare e non spaventare le nuove generazioni con atteggiamenti paternalistici, da bulli o reducismo.

6. RP: Oltre a sfornare ottimi libri e dischi, quando siamo stati da te abbiamo potuto constatare che sei anche bravo a sfornare i biscotti! Quali sono i tuoi altri hobby?

Robertò: Eheh appunto è un hobby. Sfornare libri e dischi è un lavoro a tempo pieno. Poi io sono valido a sfornare qualche biscotto proprio perchè sono addicted allo zucchero e ai dolci: sono stato un grande sostenitore del progetto Cake Me, uno dei miei dettami è “EAT DESSERT FIRST, LIFE IS SHORT”, e come dice il buon Felix di BCR “mai fidarti da chi non ama i dolci”. Altre passioni, beh il calcio e il Castel di Sangro, l’orto e leggere. Leggo sempre di più e ascolto sempre meno musica per colpa di un forte acufene.

7. RP: Parliamo un po’ del tuo lavoro: come scegli le band/autori da pubblicare e come funziona a livello pratico un’uscita Hellnation? Che consigli daresti a chi ha appena iniziato a darsi da fare in questo campo?

Robertò: Guarda io sono come un artigiano. Prendo il pezzo di legno dal tronco e cerco di capire cosa ne può uscire fuori. Con le band è così. Intanto si cerca di capire se ci sono i presupposti umani per sviluppare un progetto, poi si cresce man mano dando lo spazio giusto al gruppo (uno cerca di inserirlo in qualche contesto dal vivo, con la grafica, col formato da scegliere magari non troppo impegnativo, inizialmente si parte col CD). Se un gruppo è valido sotto tutti questi punti di vista si va avanti, si cresce: non c’è bisogno di firmare nessun pezzo di carta o contratto basta la parola data, gli impegni presi inizialmente, tanto nel mondo nostro non c’è nulla da svoltare e la contrapposizione band/label è una cosa che mi fa abbastanza cagare e incazzare. Mica c’è il padrone da una parte e l’operaio dall’altra. Siamo tutti sulla stessa barca qui. Vado avanti da anni con band che sono amici fraterni con la “F”, che hanno potuto contare su di me e viceversa io ho potuto contare su di loro. Parliamo di Colonna Infame, Gli Ultimi, Plakkaggio, Dalton, Bomber 80 e tanti altri. E posso garantirti che ogni gruppo che ha lavorato con me ha avuto un minimo di tornaconto (copie, maglie stampate) e io sono grato a loro di aver contribuito alla crescita di Hellnation. 

Un consiglio ai ragazzi alle prime armi: meglio autoprodurre il vostro primo disco così vi rendete conto dei sacrifici che ci sono dietro la realizzazione di un disco. Ciò vi servirà per andare avanti e sarete in grado di apprezzare i sacrifici fatti da certe label indipendenti minuscole. E tenete alta la passione e il divertimento: un gruppo è come l’allenamento a calcetto e il concerto è l’equivalente di una partitella. Divertitevi con impegno.

8. RP: Negli anni hai collaborato con nomi incredibili. C’è una band o autore che ti mangi le mani di non aver prodotto?

Robertò: Nessun rimpianto. Dopo tutto ho lavorato strettamente con la band della quale ero un “fan” a tutti gli effetti: Les Thugs da Angers (unica band francese su SUB POP, Alternative Tentacles, Roadrunner). Poi avere prodotto dischi delle Bikini Kill, Team Dresch, Melt Banana, Comrades, Colonna Infame, Nabat, Klasse Kriminale, Die, Tear Me Down, Gli Ultimi, Dalton, Plakkaggio, dischi solisti di Pat Atho, Filippo Andreani, Rebelde, Eversor, Miles Apart, Vento dell’Est, Shotgun Solution, Roma KO, Banda Bassotti, Ardecore, Duap, Ghetto 84, Shots, Il Muro Del Canto, Taxi… Sono contento di non averci capito un cazzo. E soprattutto, continuare a lavorare con amici come Damiano di Nutty, Paolo So What/Colonna Infame, Fede per le grafiche, Red Star Press, Bolzo di Anfibio Records, Radiation, Agipunk/Koppa, Contra Records e Tsunami, fa sì che non potrei desiderare migliori partner di lavoro. Sto bene così.

9. RP: Al banchetto di Radio Punk, ci siamo spesso imbattuti nella classica discussione “vivere di punk: sì o no?”. Cosa ne pensi di chi critica le persone che vivono (o sopravvivono) di punk o autoproduzioni?

Robertò: Beh non ho capito cosa c’è di vergognoso a vivere di “punk” e aver fatto delle proprie passioni un mestiere. Devo elencare il numero di lavori che ho fatto prima di arrivare a questo? Il punto è un altro: quando ti alzi la mattina pensi di stare apposto con te stesso? Hai fottuto qualcuno attraverso il tuo lavoro? Io sono contento di aver portato in modo “umile” nella nostra piccola nicchia il binomio qualità/passione. Essere punk non vuole dire fare le cose alla cazzo de cane, stampare dischi e venderli a 4 euro (in questo caso vuole dire che stai fottendo la band, il grafico, il tipografo e altri che hanno contribuito alla produzione), pubblicare roba inascoltabile o inguardabile. Poi si “sopravvive” di punk, infatti non conosco nessuno, dico nessuno, qui in questo paese che si è arricchito occupandosi delle sottoculture. Anzi… La mattina mi alzo pensando a tirar su ciò che serve per pagare l’affitto, le bollette, l’assicurazione della macchina e per riempire il frigo. La mia grande fortuna è fare un lavoro che mi piace e mi fa stare bene mentalmente. Lì sta la ricchezza. Non è che il mio modo di produrre un disco si discosta dal mondo dell’autoproduzione e del diy. Mi occupo di tutto: logistica, distribuzione, cercare il grafico, suggerire certi accorgimenti al gruppo, dove stampare… Più DIY di così! Te non hai idea del numero di persone che mi chiedono dove stampo dischi, cd, contatti di grafici, tipografie, consigli ecc. Io sono a disposizione! Ecco mi fossi fatto pagare le consulenze starei in giro col maserati. E quello non mi interessa. Lasciamo perdere sto discorso di “purismo” nel punk…

10. Siamo alla fine, vogliamo chiudere questa bella chiacchierata con una domanda su un tema molto dibattuto (infatti abbiamo deciso di scriverci un editoriale). Dato che fai uscire dischi e libri in formato fisico, cosa ne pensi dei contenuti in streaming? Credi che internet e i social siano un male per band ed etichette? Oppure è giusto sfruttarli a nostro vantaggio?

Robertò: Sono strafarevole al supporto fisico è chiaro! Non solo mi fa vivere ma non riuscirei mai a leggere un libro su un pc. Senza voler fare il nostalgico, ma sapere che posso sfogliare un libro o ascoltare un disco in qualsiasi momento è primordiale per me. Poterlo condividere con qualche persona a casa, senza dovere fare solo un click! Ma ben venga la tecnologia, internet, i social: sono dei veicoli che hanno facilitato tanto il mio lavoro negli ultimi anni. Poi ora con questa pandemia i social sono stati il vero motore dell’attività lavorativa di Hellnation (tra ebay, discogs, mailorder, promo su facebook). Quindi ben vengano i social e internet se possono dare il la a delle nuove scoperte e avvicinare chi non ha molti mezzi economici alla musica.

I preferiti di Robertò:

Abbiamo deciso di inserire i preferiti di ogni intervistato alla fine dell’intervista. Allo scopo di conoscere qualcosa di nuovo e farsi un’idea sui gusti del nostro ospite che potrebbe stupirvi. Ci sarà spazio per album, film, libri e progetti intesi come ‘zine, programmi radio, progetti d’artigianato, collettivi, altre etichette e altro ancora. Questi i preferiti di Robertò!

Album: Les Dogs “Different” LP
Film: “La Dentelliere” diretto da Claude Goretta con Isabelle Huppert
Libro:  Philippe Garnier “L’Oreille d’un sourd”
Progetto: If the Kids Are United, programma radiofonico di Radio Fujiko

Ringraziamo ancora una volta il mitico Robertò, stay tuned!

Reminder

Radio Punk è un progetto autogestito. Puoi supportarci sia chiedendoci il catalogo distro, sia partecipando alla nostra call con un articolo, un disegno, una foto e altro ancora che riguardi il mondo del DIY.

2 commenti su “Intervista a Robertò di Hellnation

  1. Bella intervista! Intervistate anche Christian Bolzoni e Damiano Costantini. Grazie

    1. Sul nostro sito trovi le due interviste a Christian e Damiano fatte pochissimo tempo fa! Grazie del consiglio!

I commenti sono chiusi.