Intervista a Marcella Spaggiari
Chiacchierata con Marcella Spaggiari di Gufonero, Distortion Record Store, The Fucking Clinica, Mortaio e Black Nurse
Attivissima in ambito DIY, Marcella ha fatto parte di diversi progetti sia politici che musicali. Partendo dalla Scintilla di Modena negli anni ‘90, ha poi suonato in diverse band nel corso degli anni come Egostimo, No Somos Nada, Killer Koala Grindcore, End Of A Season, Xarabras, Igioia fino ad arrivare alle sue attuali band Gufonero, Mortaio, Black Nurse. Ha inoltre collaborato con Frigotecniche, collettivo che si occupava di organizzare concerti all’ XM24 di Bologna, ha creato il progetto Baitattack in cui organizza piccoli concerti a casa sua in Trentino, manda avanti la distro/etichetta The Fucking Clinica dal 2006 e ultimo, ma solo in ordine cronologico, ha aperto da pochissimi mesi Distortion Record Store, negozio di dischi di cui vi avevamo parlato nella meganews di marzo/aprile.
Insomma, una persona che si è data un gran da fare nel corso degli anni sul fronte del “rumore” e che avevamo una voglia matta di riempire di domande!
Radio Punk: Ciao Marcella e benvenuta sulla nostra ‘zine. Raccontaci un po’, quando sei stata fulminata sulla via di Damasco dal punk hardcore e più in generale dagli aspetti di questa controcultura? Qual è stato il primo progetto/band/collettivo di cui hai fatto parte?
Marcella: Ciao!!! intanto grazie mille per questo spazio dedicato! Io vengo da un paesino della bassa Reggiana, Fabbrico. Vengo da una famiglia in cui la musica, la politica e le arti espressive sono sempre state apprezzate e valorizzate e devo dire che questo background culturale alle spalle ha una sua valenza nella mia storia. Essere “diversi” dagli altri e pensare in modo divergente mi ha sempre sia salvata che ingabbiata: quando da ragazzina ti dovevi relazionare con un mondo sociale non abituato a lottare per i propri valori non era semplice crearti amicizie e una rete, soprattutto in un piccolo paese. Mi ero già avvicinata al grunge, metal, crossover e al punk rock grazie ad alcune amicizie Correggesi, ma poi sono stati Giordano, Betto, Gialdi, Crema, (4 ragazzi del paese), più grandi di me di 5 anni, a passarmi cassettine di gruppi punk hardcore (Poison idea, 7 seconds, Judge, Sick of it all…etc). Era il 1993. Anno che mi ha cambiato decisamente la vita. Ho iniziato ad andare a vedere Sick of it all, Madball, R.K.L, Nofx, Rancid, Downset….e pian piano, conoscendo altre persone (Melo e i By all Means, la scena Guastallese, di Vittorio Veneto :Nico Vascellari and company, la scena Romana :Concrete and company, la scena Padovana :Halley records, Biba records, Greenrecords Geyser, Strage and company ) mi sono avvicinata a realtà occupate ed autogestite e a band più di nicchia (nasce qui la mia passione dapprima per l’Ebullition e poi per il powerviolence, grindcore e per lo sludge) a e ho inziiato a viaggiare di più conoscendo realtà e situazioni davvero inedite ed interessanti come la Scintilla (che sentivo come una seconda casa) la Villa, Torre Maura, Il Confino….Primissimo gruppo che ho avuto: Egotismo (1996)
Radio Punk: com’era la scena della tua città quando ti sei approcciata a questo mondo? E visto che hai vissuto in diverse città, quali sono le principali differenze che hai riscontrato?
Marcella: Alla prima domanda credo di aver già risposto. Ho vissuto in diversi luoghi: Fabbrico, Correggio, Roma, Trento: quattro posti completamente diversi: come grandezza, cultura e scena underground. Quattro posti diversi, ma anche quattro momenti diversi della mia vita: il tempo viene poco considerato mentre, secondo me, ha una valenza non secondaria. Soprattutto in adolescenza si tende a vivere in modo più amplificato e anche più estremo: è tutto o nero o bianco, così almeno era per me. Gli anni Fabbricesi, Correggesi e Romani sono stati sicuramente gli anni delle scelte drastiche, del “o tutto o niente”. Roma è mastodontica: io abitavo con Diego a Trastevere, in quella che veniva chiamata “TANA DELLE TIGRI” una casa incredibile al cui interno c’era questa sala prove nella quale venivano organizzati dei concertini. Era il periodo di Fucking blood, Concrete in ultima coda, Los vaticanos, Nagant 1895, Comrades, Grievance, Notorius, Hellnation, S.O.A, Torre Maura, Bencivenga…etc. Cito queste realtà perché era “la scena “ che io frequentavo quando abitavo la, ma la realtà romana era vasta e diversificata . Ad esempio nel periodo in cui abitavo a Roma c’era la “Legion!” e il movimento Straight dal quale stavo beatamente alla larga. Questo per dire che in una metropoli i diversi “gruppi sociali” possono interpretare un’idea in molti modi diversi. Quelli sono gli anni di No somos nada (che continuavo ad avere a Modena, con membri dei By all Means e Turbe) e i Killerkoalagrindcore su cui vorrei spendere qualche parola. Diego era incredibile, suonava tutto in modo ineccepibile: basso, chitarra, batteria, stava studiando all’Università della Musica e un giorno prese un mixer nuovo. Voleva sperimentarlo con il Cubase, così, per fare delle prove mi diede il basso in mano e mi disse: suona! Così cazzeggiando nasce questo progetto che vedeva me al basso, e voce, Gregorio (Concrete) alla voce e Diego alla chitarra, secondo basso, drumachine e synth. Un progetto nato in casa e un po’ a caso, poi si è definito meglio e abbiamo deciso di fare uscire un cd masterizzato (poi uscito in cd discografia per un etichetta Napoletana dopo i 2000) uscito insieme a una mia fanza, quindi non pensato per suonare in giro, ma poi la gente si prese bene e facemmo qualche live. Tornata in provincia di Reggio Emilia nei primi 2000: nasce la mia etichetta The fucking clinica nel 2006 e nel 2011 inizio a cantare con gli End of a Season, coi quali suono ancora. Trento e Rovereto città molto vive, almeno fino a qualche anno fa: Attrito, Congegno, Left in ruins, Crop circles…e molti altri. Città con una scena politica molto viva ed attiva, esempio classico di come il giro anarchico e punk hardcore abbia le sue congruenze: presidi, lotte, concerti nei boschi. Una scena che non conoscevo per niente e che mi ha davvero colpita e della quale, ora, mi fa piacere fare parte. Per me sono gli anni di Gufonero, Igioia (ora sciolti) e Mortaio (gruppo nuovissimo con gente di Attrito, Nervi, Culto del Cargo). Le differenze e le somiglianze tra tempi e luoghi sono molto personali e soggettive: perché quando si vive qualcosa lo si interpreta, non è mai un fatto oggettivo: questo, in modo molto sintetico, è quello che mi sono portata via da queste esperienze.
Radio Punk: …avendo girato molto con le tue band, c’è qualcosa che secondo te all’estero hanno in più rispetto a noi qui in Italia? E sempre in tema concerti, domanda che facciamo spesso e volentieri: l’aneddoto più grottesco e quello che ricordi con più affetto?
Marcella: Io penso che ogni luogo abbia risorse e fragilità sia a livello culturale che a livello di scena d.i.y. Ho sempre apprezzato la puntualità dei concerti del nord-Europa e il fatto che non finiscono tardi, ma questo perché non sono una grande festaiola e ho sempre apprezzato che si desse l’opportunità alle persone di venire da lontano anche durante la settimana lavorativa. Questo lo dico perché mi sono sempre fatta traversate e viaggi da sola tornando ad orari improponibili per poi dormire due ore e andare a lavoro e ho sempre pensato che questo potrebbe essere un disincentivo ad andare ai concerti, soprattutto per persone che hanno una vita scandita dai ritmi lavorativi. Ma questo lo dico solo perché sono vecchia e noiosa 🙂 . Di aneddoti grotteschi ce ne sarebbero a migliaia, ma in questo momento non mi viene in mente nulla di abbastanza interessante da scrivere. Quello che mi ricordo con più affetto: credo fosse il 1998, era una 2 giorni a Nettuno dove suonavano Society of Jesus, Turbe, Concrete, Tear me down e mille altri, era un brutto periodo per me, davvero brutto, ma non ne parlavo molto. Al Melo non avevo raccontato niente, ma prima che suonasse coi Turbe mi dedica il concerto dicendo quanto forte io sia: uno sguardo… un mondo. E’ una piccola cosa, ma mi è rimasta nel cuore.
Radio Punk: Quanto è importante la politica e valori come antisessismo, antirazzismo, antifascismo, anticapitalismo? C’è qualche battaglia che secondo te viene lasciata indietro e che invece dovrebbe assolutamente essere di primo piano nel nostro mondo? Ha senso di esistere il punk senza la componente politica?
Marcella: la componente politica è assolutamente intrinseca nel punk. Mi sento di poter dire di essere cresciuta con i By all Means : la politica (non partitica) è tutto: ogni cosa che scegli di fare è un gesto politico, come la scelta stessa di usare, nell’esprimersi, certe parole piuttosto che altre. La scena punk harcore si nutre e vive grazie alla politica, alle lotte, al pensiero divergente, al volersi differenziare, al volersi prendere quello che viene negato, al voler fare e creare al di fuori delle leggi sociali e di mercato. Ma non aggiungo altro per non cadere nelle banalità: è una lotta continua e una conquista continua, purtroppo viviamo ancora in un mondo asimmetrico dove la libertà fisica e di pensiero costano care.
Radio Punk: hai suonato in band di diversi generi, dal noise al powerviolence, dallo sludge all’hardcore. Qual è il tuo sottogenere preferito? Ascolti altro o sei fedelissima al sano “chaos non musica”?
Marcella: mi muovo da sempre o sul velocissimo (powerviolence e grindcore) o sul lentissimo (sludge). Ascolto anche altro ma diciamo che rimango nell’ambito sperimentale. Non sono una persona che ascolta di tutto, tendo ad essere molto selettiva, ci sono molto gruppi “storici, famosi ed apprezzati” che proprio non posso sentire. A volte mi bastano due note per capire che non fa per me: ai concerti però la cosa più importante per me è supportare i gruppi che stanno suonando, quindi, anche se magari non mi piacciono mi guardo il concerto, se invece mi ascolto qualcosa di nuovo a casa tendo a stoppare se capisco che non fa per me, motivo per il quale ho sempre e solo comprato i dischi di cui stavo in fissa persa. Questo anche perché pochi soldi significa anche saper scegliere cosa comprare….comprare un disco è sempre un investimento (non intendo solo economico, ma artistico-espressivo, politico, culturale ed etico): bisogna saper scegliere. Quando guardo i miei dischi provo una gioia infinita: ogni pezzo è fondamentale, ha una storia e mi racconta qualcosa di importante, non ho dischi che mi risultano anonimi. Considerando che ho iniziato a comprarne nel 1993, se faccio un paragone con i miei coetanei, ne ho molti meno, anche se comunque sono tanti, ma ho sempre preferito prendere solo quello che mi faceva perdere la testa (non solo per il gruppo ma per il messaggio di cui si faceva portatore). Ci sono dei gruppi per me così fondamentali dei quali devo avere tutto… non so penso ai Los Crudos, ai Born against e ai Rorschach, per fare qualche esempio.
Radio Punk: nel 2006 fondi The Fucking Clinica, etichetta e distro che inizialmente è dedita all’harsh noise, ma poi si allarga a macchia d’olio su punk hc e derivati, mentre da pochi mesi hai fondato Distortion Record Store, negozio di dischi. Ti va di parlarci di questi due progetti e di spiegarci le differenti modalità con cui li porti avanti?
Marcella: la THE FUCKING CLINICA RECORDS, come hai scritto tu, nasce nel 2006. Nasce inizialmente per la Iron Molar family. L’idea era quella di mettere su un’etichetta per fare uscire i cd degli Iron Molar (gruppo Harsh Noise) e per organizzare dei festival noise, i NOISE GAME. Era un periodo in cui io, Melo, Adam, Marco, Jacopo, Silvia eravamo sempre insieme e Marco, Melo, Jacopo suonavano negli Iron Molar e un po’ tutti, con diversi ruoli, eravamo attivi nel progetto: io, ad esempio, ogni tanto ci urlavo sopra (in alcuni live, penso al Fast fest o al Leviathani e Zanzare) o nelle registrazioni. Visto che lavoravo a tempo indeterminato avevo anche soldi da investire in modo metodico, così scelsi che io avrei fatto l’etichetta per “sponsorizzarli” e sostenerli. Era anche un periodo in cui sentivo che la scena punk hardcore delle mie zone (Emilia) si stava evolvendo in un modo che non mi apparteneva più e avevo bisogno di fare qualcosa che mi distinguesse. Più avanti avrei iniziato a produrre e co/produrre anche gruppi “suonati” tradizionalmente…sentivo che era il momento giusto per ripartire anche con il punk-hardcore. L’etichetta l’ho sempre vissuta come uno spazio senza stress: ho sempre prodotto e coprodotto dischi quando avevo disponibilità economica, non mi sono mai ammazzata, ma ho sempre tenuto un piede dentro alle cose che mi garbavano. Diciamo che negli utlimi anni sono riuscita ad intensificare le uscite. La logica è far parte di progetti che mi interessano, sostenere le persone e i gruppi che mi piacciono, essere d’aiuto e valorizzare la scena underground d.i.y Italiana ed estera.
Il DISTORTION RECORD STORE è invece un negozio, non è una distro, è proprio un negozio con prezzi da negozio, nonostante mi stia sbattendo per tenere i prezzi più abbordabili possibile. Comprare all’estero costa e se hai in mente una certa identità, è un investimento. Dietro c’è la logica del volere vivere facendo qualcosa che mi piace che è un discorso molto diverso dall’etichetta, almeno per me, che non è mai stata pensata nell’ottica del guadagno, ma la vendita era finalizzata a recuperare i soldi investiti per poi reinvestirli in altre produzioni. Invece mi piacerebbe che il negozio, in futuro, potesse essere il mio ambito lavorativo: ecco la differenza. Lavorare per aver quel minimo di soldi per sopravvivere tranquilla facendo ciò che più mi piace. So che messa così suona male, ma preferisco essere trasparente, so che è difficile, ma ci voglio provare. Il negozio inoltre è un canale aggiuntivo per vendere i dischi che faccio uscire con l’etichetta: quindi anche se apparentemente nascono come due cose con logiche diverse, in parte si intrecciano.
Radio Punk: Parliamo invece delle tue band attuali. Suoni il basso e canti coi Gufonero, coi quali è appena uscito “Ipnagogico” e attualmente hai in piedi anche Black Nurse, progetto solista in cui ti dedichi al noise e i Mortaio, nuova band. Raccontaci un po’ come nascono, con quale spirito e in quale direzione vogliono andare e cosa ne pensi del far uscire dischi con questa situazione precaria in cui è un casino suonare dal vivo o addirittura a tratti non è stato possibile.
Marcella: al momento suono:
END OF A SEASON: gli EOAS nascono molto prima del 2011, io entro alla voce al posto di Carletto. Bob mi contatta, credo grazie a Zanna, amico in comune. Un gruppo che adoro, posso definirlo come un post-hardcore ispirato da gruppi come Isis, Cult of luna, Converge, Keelhaul, Botch…). Valentino e Bob sono grandiosi e con loro mi sono sempre trovata benissimo. Abbiamo fatto uscire un vinile con me alla voce e Mattia al basso ed è qualche tempo, anni direi, che stiamo lavorando al disco nuovo con Andrea al basso che nel frattempo è subentrato al posto di Mattia. Il disco sarebbe anche pronto, ma la Covid situation ci ha stoppati. Quindi è un anno e mezzo che non facciamo prove: io ed Andrea abitiamo in Trentino e loro due in Emilia quindi è ancora un po’ problematico.
GUFONERO: nasce da una mia idea nel 2011 con formazione e nome diverso. Inizialmente eravamo io al basso e Adriano (By all Means, Society of Jesus, Mourn, Kint, JTK, The death of anna Karina, Dolpo…) alla batteria, ma poi trasferendomi in Trentino alla batteria subentra Andrea e cambiamo il nome in Gufonero. Sonorità lente e cadenzate, non sludge tradizionale, ma mescolato con il noise. In questi anni abbiamo fatto uscire un 7”, uno split 7” con i Sovereign, uno split LP con i La Cuenta. Ipnagogico è uscito in vinile questa primavera e devo dire che è il disco che più ci rappresenta, o per lo meno quello che a me piace di più.
MORTAIO: gruppo nuovissimo con me alla voce, Andrea (Attrito, The Loyal wankers, U-mano U-dito) alla batteria, Davide (Nervi) al basso, Mirco (Culto del Cargo) alla chitarra. Nasciamo come gruppo nel capodanno del 2020: i Igioia (gruppetto potereviolenza che avevo qui in Trentino) si sciolgono e sento l’esigenza di avere un gruppo veloce (devo sempre averlo un gruppo veloce!) così inizio a rompere le palle agli amici costringendo Andrea e Mirco a fare un gruppo. Davide (Cisla) sente del progetto e si offre volontario. Gruppo ispirato da band come Rotten Sound, Pig Destroyer, Discharge….Abbiamo registrato da poco, uscirà in futuro su bandcamp e formato fisico (che ancora dobbiamo decidere).
BLACK NURSE: è il mio progetto harsh noise solista, o quasi. L’idea l’ho sempre avuta in tasca ma si è materializzata perché tendenzialmente volevo mettere insieme tutte le macchinette che avevo, negli anni, comprato. Io uso solo i TROGOTRONIC che sono degli oscillatori, generatori di suono che costruisce Nelson (Man is the bastard, ex Bastard noise, Geronimo) ai quali collego qualche effetto. É uscito recentemente un cd prodotto dalla Fucking clinica: una collaborazione tra me e Chris Dodge (Slap a ham Records, Hellnation, Spazz….).
Tutti questi progetti per me sono un’esigenza, sono voglia di suonare, di esprimermi, di mettermi alla prova, di superare i miei limiti, di creare con altri e di condividerli dal vivo con altre persone. Suonare per continuare a costruire una rete intergenerazionale, suonare per conoscere le nuove realtà che, auspico, possano nascere come i funghi. Non ci sono altre direzioni, queste sono le mie aspettative, niente di più di questo. Credo che proprio in questo periodo storico in cui siamo stati privati delle nostre vite comunitarie, debba essere un obiettivo e un traguardo produrre e fare uscire dischi, per non mollare la presa (laddove si ha disponibilità economica per poterlo fare, visto che in questo periodo moltissimi di noi hanno perso il lavoro, fatto da tenere in considerazione e di cui spesso non si parla).
Radio Punk: Hai organizzato concerti in Scintilla a Modena, a Xm24 e ora con Baitattack, in una dimensione più piccola ma non meno carica. Facci venire un po’ di nostalgia, parlaci un po’ dei momenti memorabili dei concerti hardcore degli anni ‘90/00. E invece spiegaci un po’, ma come ti è venuto in mente di fare concerti a casa tua? è una cosa temporanea per continuare ad avere un minimo di socialità o ci dobbiamo aspettare un mega-fest tra qualche anno in baita??? Scherzi a parte, raccontaci un po’ di questa idea fighissima!
Marcella: Ma guarda sicuramente i concerti che mi hanno più segnata sono stati Los Crudos, His hero is gone, By all means, Concrete, Society of Jesus, primi Converge Bastard noise, Locust, Neurosis, Dropdead, Assuck, Botch e Dillinger escape plan, Noothgrush, Genghis Tron, 16, Infest, Torche, Electric Wizard, Black cobra, Corrupted, Eye hate god, Avail, Dystopia, Floor, Hellnation, Godflesh, Mare……ma in realtà sono stati tanti quelli che mi hanno lasciato qualcosa di indelebile (e non solo negli anni 90). Questo non perché io sia di bocca buona, anzi devo dire di essere esigente, ma perché sono tanti anni che mi sbatto per vedere dei live. In realtà l’idea di fare concerti a casa, non è solo mia, ma mia e di Andrea ed è nata non tanto con la Covid situation , ma da quando ci siamo trasferiti in questa casa stupenda: una baita che ha viicno una fattoria didattica e delle case vacanze e che ci consente di portare avanti i nostri progetti: le etichette, i gruppi, il negozio, attività di laboratorio come il circuit bending (ad opera di Andrea) e via dicendo. Avendo uno spazio interno ed esterno abbiamo pensato che avremmo potuto mettere a disposizione di altri questa incredibile fortuna, la casa, per fare ciò che ci piace: suonare, esprimersi, stare insieme, conoscere gente nuova, condividere progetti ed esperienze. Anche Andrea viene da una lunga esperienza di organizzazione concerti (ne è un esempio i Rumori dal lago) quindi diciamo che, condividendo le stesse passioni e gli stessi ideali, abbiamo pensato fosse una buona idea. Non facciamo concerti ogni weekend perché non vogliamo compromettere le relazioni con i vicini, ne facciamo uno al mese o due se c’è necessità. É una piccola realtà perché non possiamo accogliere più di 35 persone, ma è intima e molto sentita, abbiamo ricevuto dei feedback davvero positivi. Calcola che siamo a 1000 metri, il clima è spesso favorevole, fanno 5-6 gradi in meno della calda Trento e si può stare in tranquillità senza essere disturbati. Inizialmente facevamo eventi chiusi senza pubblicizzarli sui social, ma ora ci siamo “allargati”, basta mandare una mail a baitattack.diy@gmail.com per venire agli eventi, perché sono su prenotazioni e lasciare la mail per essere inseriti nella newsletter in modo da rimanere aggiornati sulle date: buffet vegano, prezzi punks, negozio di dischi e distro, presa bene, musica e animali. Tra l’altro nel nostro paese ci sono due laghi e i più temerari prima di venire al concerto si fanno un tuffo nell’acqua fresca! Diciamo che questa cosa ci fa stare bene, non abbiamo altre aspettative oltre a questo, è quello che possiamo offrire.
Radio Punk: ultimamente pare ci siano un sacco di puristi del vinile, che storcono il naso se gli nomini CD e cassette. Avendo un negozio, etichetta e distro ti chiedo cosa ne pensi e qual è il tuo formato preferito.
Marcella: I miei formati preferiti : 10” e 7”, io sono abbastanza fanatica del vinile, ho sempre comprato pochissimi cd, più dei cd sono affezionata alle cassette, sono un formato più passionale, almeno per me (lo ricollego a quando ci si faceva le compilation e poi si regalavano per far sentire ad altri gruppi che non conoscevano, il massimo della condivisione, ci si metteva cura a farle, tagli senza sporcature e cura nella grafica, nello scrivere i titoli e nell’uso dei colori, un oggetto personalizzato, un oggetto che parlava di te e dei tuoi gusti e poi ovviamente non mancava mai la dedica interna…). Poi ovvio se dovevi scrivere i titoli di Bleauuuurgghhh 7” ci davi a mucchio (minimo 90 pezzi per 15 minuti di musica) 🙂 Se posso scegliere compro vinile, se però un certo disco è uscito solo in cd, lo compro senza farmi troppe paranoie.
Radio Punk: Parlando sempre di Distortion e The Fucking Clinica. La produzione sogno e quella che ti mangi le mani a non aver fatto, se ne hai una. E cosa ne pensi delle co-produzioni e del fatto che ultimamente per certi versi si sta un po’ perdendo il senso di questa pratica, arrivando ad album in cui ci sono tante etichette della stessa città, quando invece uno dei tanti motivi che si celano dietro alla fantomatica cospirazione DIY è proprio quella di riuscire a distribuire il disco in diverse zone.
Marcella: a dire il vero ho sempre fatto tutto quello che volevo fare, quindi non mi sono mai mangiata le mani, non ancora perlomeno 🙂 Io a dire il vero non credo che si sia persa la pratica delle co-produzioni, sicuramente i costi di produzione del vinile sono aumentati negli anni, e quindi non sempre si riesce a partecipare con alte quote, ma la voglia c’è sempre. Il problema che esponi è risolvibile con un minimo di organizzazione, ci vuole sempre un organizzazione orizzontale che consenta di creare una situazione funzionale per tutti . Ti faccio un esempio: se cerco delle etichette per fare una co-pro cerco quelle con cui mi sento in linea e che siano dislocate in luoghi diversi (è più funzionale per il gruppo che viene distribuito meglio e anche per le etichette in modo che non si creino delle sovrapposizioni geografiche). Sarebbe invece bello che si riuscissero ad allargare di più alle etichette internazionali in modo da fare girare meglio il disco, ma non sempre è semplice.
Radio Punk: Cosa ne pensi di chi vuole vivere o meglio sopravvivere di punk e autoproduzioni? Pensi sia anti-etico come sostiene qualcuno o sia invece una una bella cosa se si riesce a vivere della propria passione senza snaturarsi?
Marcella: Partendo dal fatto che la coerenza al 100 % non esiste, credo che sia anche molto bello riuscire a vivere facendo quello che ti accende le fiamme negli occhi. Quando ero una ragazzina lo vedevo come un “tradimento”, ma poi crescendo capisci come la vita lavorativa sia capace di demolire gli animi, è molto importante riuscire a fare ciò che ti piace. Questo ad esempio è quello che è accaduto a me: il distortion nasce da una mia esigenza di fare qualcosa che sia più in sintonia con le mie passioni. Poi credo che ci sia modo e modo per farlo: credo che si possa mantenere comunque un atteggiameno umile, flessibile ed etico nonostante tutto, ma questo ovviamente varia da persona a persona.
Radio Punk: chiudiamo con una domanda leggera, prima di lasciarti alla rubrica “i preferiti di…”. Fai e hai fatto millemila cose diverse in ambito DIY e musicale. Quali sono i tuoi altri hobby/passioni?
Marcella: Diciamo che oltre al lavoro (scrivo progetti pedagogici e mi occupo di progettazione educativa per una cooperativa sociale) e il negozio, i gruppi e l’etichetta non mi rimane troppo tempo, ma sicuramente mi piace organizzare concerti, amo da sempre la natura ed osservare gli animali in libertà, oltre che occuparmi degli animali reali che abbiamo qui in Baita. Mi piace collezionare animali di plastica della Schleich (marca tedesca) che sono fighissimi perché sono rifiniti in tutti i piccoli dettagli e soprattutto fanno animali che di solito non trovi (come, ad esempio, l’ornitorinco, il dugongo, il fennec), insomma una cosa da super-nerd. Per motivi professionali poi mi diverto a mescolare animali di plastica, materiali di scarto industriale e tecnologia per creare scenari suggestivi per ipotetici laboratori con bambin* e ragazz*. Invece mi piacerebbe leggere più libri di narrativa, perché per lavoro devo sempre studiare libri di settore (educativo-pedagpgico e legato alle arti espressive) e alla sera sono stanca per continuare a leggere.
I preferiti di Marcella:
album: Impossibile rispondere, troppi dischi mi hanno segnata, elenco alcuni tra i miei preferiti:
ASSUCK anticapital, EYEHATEGOD in the name of suffering, RORSCHACH Protestant, HIS HERO IS GONE Monuments of thieves, LOS CRUDOS/SPITBOY, INFEST (tutto!), SPAZZ la revancha, CAVITY Supercollider, MELVINS Bullhead, CONVERGE No heroes, MAN IS THE BASTARD Sum of the man The brutality continues, BOTCH we are the romans, BY ALL MEANS Fino a qui tutto bene…
Ma poi sono davvero troppi, mi risulta impossibile scegliere….
film: stessa cosa dei dischi, non ho un film preferito, ma sicuramente “Swing kids, giovani ribelli” mi ha profondamente segnata
libro: LA COLLINA DEI CONIGLI di Richard Adams
progetto: del passato SLAP A HAM RECORDS, Blummergaster zine, del presente Ericailcane
Contatti:
Info negozio:
distortionrecordstore@gmail.com
Info etichetta:
https://fuckingclinica.blogspot.com/
tfcdischi@gmail.com
Bandcamp dei gruppi attivi:
https://blacknurse999.bandcamp.com/
https://gufonero.bandcamp.com/
https://endofaseason1.bandcamp.com/
Baitattack:
https://sites.google.com/view/baitattack/
REMINDER:
Radio Punk è un progetto autogestito. Puoi supportarci dando un occhio al catalogo distro con dischi, libri, spillette e altro ancora, ma puoi anche partecipare alla nostra call con un tuo contributo su qualsiasi argomento inerente al punk, alle controculture o al DIY. Seguici su Telegram per non perderti i nostri contenuti!


