Intervista agli Impact!
Se si parla di Punk a Ferrara si parla di Impact, dai portici di fronte all’ex Standa al primo Centro Giovanile inVia Ortigara, qui inizia la loro storia all’inizio degli anni ’80, musica, rabbia e tanta voglia di divertirsi inventandosi musicisti, perche’ il punk allora era questo. Se di loro volete saperne di piu’ leggete la loro storia nel libro “IMPACT-REALTA’ MUTABILI” sicuramente ancora disponibile.
RP: Come mai la decisione di ritornare sulla scena Punk-Hard-Core e tornare a fare concerti?
I: Più che di tornare, si tratta di proseguire. Evidentemente sentiamo ancora l’esigenza di esprimere un punto di vista su ciò che vediamo accadere in questo pianeta e finché ci sentiremo coerenti nel farlo, probabilmente lo faremo. Tutto qui.
RP: Da quanto tempo mancavate dai palchi?
I: Non moltissimo tempo. Nel 2006 avevamo ripreso a suonare in occasione del tour di presentazione del libro “T.V.O.R.” pubblicato dagli amici di Love-Hate. In seguito, anche se sporadicamente, abbiamo sempre fatto concerti fino al giugno del 2013 quando Janz decise che per lui l’esperienza Impact era da considerarsi definitivamente conclusa. Diego ed io (Gigo) avremmo voluto proseguire ma naturalmente, mancando Janz, non vi erano le condizioni. Determinante è stato il recente incontro con Renzo – chitarrista dei Death On/Off – senza il quale non ci sarebbe venuta l’idea di riprendere a suonare con il repertorio e con il nome degli Impact. Per quanto ci riguarda, le persone sono fondamentali.
RP: Qual’è l’attuale formazione? E perchè?
I: Come dicevo, l’incontro con Renzo è stato prezioso nel dar vita a questa nuova stagione degli Impact. E’ stato proprio Diego a farmi notare che con lui avrebbe avuto senso suonare di nuovo come Impact. Gli abbiamo proposto una prova, lui ha accettato ed è stato tutto perfetto, divertente e naturale, quindi, abbiamo felicemente proseguito con la benedizione dello stesso Janz.
In sintesi: nella formazione degli Impact di oggi ci sono Diego (basso/voce), Renzino (chitarra/voce) e Gigo (batteria).
RP: Il vostro tour di concerti inizia dalla Grecia: c’è un motivo particolare?
I: Nei nostri ambienti, spesso le cose accadono grazie a coincidenze fortunate più che a scelte prestabilite. La proposta di suonare in Grecia a fine gennaio, infatti, è capitata grazie agli amici Raw Power i quali, sapendoci in attività, ci hanno messo in contatto con alcuni organizzatori di Atene e Salonicco interessati a farci suonare. Sentendoci particolarmente vicini alla lotta che il popolo greco conduce contro il regime eurocratico, abbiamo deciso di ricominciare proprio da lì in quanto, per noi, ciò aggiunge un particolare valore simbolico al giro di concerti che faremo nei prossimi mesi, a cominciare dalla Grecia per chiudere proprio nel Nord Europa. Ha senso, non ti pare?
RP: Quali saranno le altre vostre tappe all’estero e in Italia?
I: Abbiamo ricevuto numerose proposte che stiamo cercando di mettere insieme secondo un unico filo conduttore. Alcune date sono già fissate, altre sono da costruire. Come dicevamo, i primi concerti saranno ad Atene il 27 e a Salonicco il 28 gennaio. Andremo certamente a Bari, Roma, Palermo, Castelfidardo, Brescia, Cantù, Modena (queste ad oggi confermate) e faremo un giro di concerti tra Belgio e Olanda. Tutto ciò, tra fine gennaio e metà maggio, dopodiché ci fermeremo per concentrarci su altre cose.
RP: Suonerete a Ferrara?
I: Chissà.. Dovrebbero verificarsi una serie di condizioni che al momento non vediamo quindi per ora non abbiamo in programma concerti a Ferrara. Vedremo che succede.. tranne l’ARCI, quasi tutto può essere.
RP: Suonerete tutto il vostro vecchio repertorio o c’è qualcosa di inedito?
I: In questa fase preferiamo eseguire solamente, rigorosamente, brani del nostro repertorio storico. Per quanto ci riguarda, tutto comincia da lì. Continuiamo a sentirli attuali, dunque, va bene così. Pur rimanendo estremamente fedele al carattere degli Impact, Renzo ha saputo dare qualcosa di molto personale ai nostri brani. Grazie a lui, infatti, un piede rimane ben saldo nelle nostre radici più profonde mentre l’altro è decisamente proiettato in avanti. E’ una grande dote di quel giovanotto e noi ci sentiamo fortunati ad averlo incontrato. Il momento, dunque, sembra fecondo e stimolante, quindi, nulla esclude che nei prossimi tempi ci si metta a lavorare a qualcosa di nuovo. Si vedrà.
RP: Negli anni ’80 siete stati una delle band di riferimento della scena Punk Hard-core italiana e in questi anni c’è un po’ il ritorno dei vecchi gruppi. Cosa ne pensate?
I: Mah.. Più che a noi, forse la domanda andrebbe posta a chi organizza o a chi oggi viene a vedere concerti di gruppi come il nostro. Evidentemente, ciò che questi gruppi hanno da dire trova riscontro anche nella società contemporanea. O forse è solo reciproca curiosità. Te lo sapremo dire più avanti.
RP: Dei gruppi emergenti quali sono i piu’ interessanti?
I: No comment da parte mia..
RP: Negli anni ’80 il Punk Hardcore era protesta, centri sociali e case occupate contro tutto e tutti. Ora come lo giudicate??
I: Si tratta di un tema che andrebbe adeguatamente approfondito. Se permetti, ci proviamo: ciò che abbiamo vissuto nei primi anni ’80 è stata un’entusiasmante, tragicomica, esperienza collettiva ma non è propriamente esatto dire che l’hardcore punk fosse contro tutto e tutti. Il fatto è che, come spesso accade a coloro che conservano un punto di vista critico indipendentemente dai dogmi ideologici, risultavamo antipatici un po’ a tutti quanti (o quasi). Eravamo manifesti ambulanti delle peggiori contraddizioni della società in cui vivevamo, tant’è che la nostra stessa presenza nelle strade, perfino nelle manifestazioni politiche, spesso rappresentava di per sé una provocazione. Pensa che nel 1982, a Firenze, un gruppo si era dato il nome di N.A.R. Per loro era l’acronimo di Nessun Armamento Rifiuta ma il rimando ai Nuclei Armati Rivoluzionari era chiaro. Facile immaginarsi, vista l’epoca, quali reazioni potesse suscitare un simile azzardo. Tuttavia, per come la si vedeva, NAR, BR, PL, C.C, NAP e tutte le altre sigle armate che all’epoca davano gli ultimi, sanguinosi colpi di coda, erano prodotti avariati dello stesso Sistema che di lì a poco – anche grazie all’opera da questi svolta nel decennio precedente – avrebbe appiattito le società occidentali sotto il regime finanziario che oggi è sotto gli occhi di tutti. Ecco: per un gruppo punk, chiamarsi NAR e suonare in una piazza nel pieno centro di Firenze, significava far presente alla pubblica opinione che avremmo continuato in eterno ad alzare il tappeto sotto il quale si era preferito nascondere l’immondizia. Un altro gruppo, pensa, si chiamava Loggia P2! Un gruppo di poco più che adolescenti nel 1982! Questa era l’essenza dei gruppi HC italiani.
Detto ciò, è necessario ammettere che se oggi, di quell’esperienza, non sono passati che gli aspetti forse più superficiali, la responsabilità è da attribuire esclusivamente alla nostra generazione. Molte band si lasciarono sedurre, a proprio modo, dal miraggio dei lustri della ribalta; altri si persero in ricerche stralunate e improbabili (come nel nostro caso) nelle quali non vi era rimasta traccia della natura sovversiva della nostra cultura; altri ancora passarono addirittura dalla parte opposta della barricata e in qualche anno le cose andarono a ramengo. Suonare oggi rivendicando quel radicalismo che, dall’adolescenza in poi, ha caratterizzato le nostre esistenze individuali, è un modo per riscattare determinati errori e allo stesso tempo per cercare di offrire uno spunto a chi attualmente si ispira ad antichi modelli senza, forse, averli compresi fino in fondo. Qualcuno potrà pensare che si tratti di presunzione ma pazienza.
RP: Finale, spazio libero. Cosa volete dire ai nostri lettori?
I: Concludo io (Diego) ringraziando tutti coloro che ci hanno dato e ci stanno dando una mano, che ci contattano sia dall’Italia che dall’estero. Ci stupisce questo interesse ancora vivo e faremo di tutto per ripagarlo. Da Maggio, dopo varie tappe in Italia e un tour di una decina di concerti tra Olanda e Belgio, faremo una pausa fino a settembre. Nel mentre penseremo a un molto probabile dischetto nuovo, vista la rinnovata linfa e il divertimento che sta scaturendo in sala prove. Ancora, sì! Ci sono tanti bei gruppi tra le nuove leve, e qualcuno tra loro penserà sicuramente : “ok massimo rispetto ma … cosa aspettano sti vecchiacci a togliersi dai coglioni?” … Pensiero anche naturale, volendo, perché tra le varie divisioni più o meno inventate a parole c’è spazio anche per la rivendicazione del nuovo a discapito del vecchio. Ma la cosa bella dell’hardcore credo sia proprio quella di abbattere i muri interni e semmai alzare barricate verso un esterno che corrode, corrompe e intossica. Noi ci siamo nati e ci schiatteremo pure spero.
Grazie a voi per la stima e per la diffusione di ciò per cui siamo meno portati: le interviste. Ahah.
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Intervista a cura di Stefano Massarenti
Traduzione di E.C.