Intervista agli RPG-7
Chiacchierata con gli RPG-7, band hardcore punk di Madrid
Attivi ormai da diversi anni sulla scena madrilena e internazionale, la band RPG-7 conta diverse uscite e proprio in questi giorni è uscito “Cuatro”, il loro nuovo album di 11 tracce potenti, incazzate e dai forti temi politici e sociali. Visti dal vivo tempo fa a Bologna ci sono apparsi immediatamente devastanti e non abbiamo più smesso di ascoltarli. Andiamo a conoscerli un po’ meglio in questa intervista agli RPG-7!
Radio Punk: Ciao ragazzi e benvenuti qui sulla nostra webzine. Raccontateci un po’ di voi. Quando vi siete formati e in che luoghi e contesto sociale e storico? Avevate già precedenti esperienze in altre band?
RPG7: Siamo una band formatasi nel settembre 2007 nel quartiere di Vallekas (Madrid).
Nel 2010 abbiamo pubblicato il primo album “Un paso de un largo camino” con il quale abbiamo fatto 40 concerti: 35 in Spagna, 3 in Francia e 2 in Italia. Nel 2012 abbiamo pubblicato il secondo album “En tu ciudad” facendo 38 concerti, 2 in Italia, 2 in Francia e 4 in Germania. Nel 2016 abbiamo pubblicato il terzo album “Vuelta al barrio” con cui abbiamo fatto 39 concerti, 8 in Germania, 4 in Italia e 1 in Francia. E ora nel gennaio 2022 abbiamo pubblicato il quarto album “Cuatro”. Avevamo già chiuso il primo concerto del tour in Germania ma recentemente è stato annullato a causa dell’alto numero di contagi in quel Paese. Così ora avremo la presentazione ufficiale il 2 aprile a Madrid.
Tutti i nostri lavori sono autoprodotti attraverso concerti e merchandising. Alcuni dei nostri lavori sono stati pubblicati da etichette in Canada, Germania, Russia, Italia e Francia. Tutti i membri della band hanno suonato in altre band prima, ma da quando abbiamo formato gli RPG7 la nostra priorità e tutto il nostro lavoro è stato per questo gruppo, ecco perché non stiamo suonando in nessun’altra band. Durante tutti questi anni ci sono stati cambi di formazione, a causa di lavoro, stanchezza o motivi personali, ma abbiamo ancora un buon rapporto con gli ex componenti e continuano a venire ai nostri concerti.
RP: Tempo fa ci avevate mandato un vostro articolo con alcune considerazioni sulla scena spagnola, sulle agenzie di booking in particolare. Che ci sapete dire della scena madrilena e di quella spagnola più in generale? Ci sono un po’ di centri sociali, squat, locali alternativi, etichette, distro che si danno da fare sia in campo antifascista che in quello DIY?
RPG-7: Come vi abbiamo detto in quell’articolo, l’essenza del punk secondo noi è morta, e l’abbiamo visto in piena pandemia quando le band punk hanno fatto concerti per gente seduta. Ci sono troppi promoter e troppi grandi festival, dove suonano sempre le stesse band. Molte di queste band praticamente non “fanno” locali, solo festival, vanno a suonare per un’ora davanti a un sacco di gente e vengono pagate più soldi di quelli che farebbero con un concerto in un locale. Per le band più piccole è molto difficile crearsi una nicchia, perché devi competere con tutti quei festival, e quando il tuo concerto coincide con uno di questi, purtroppo devi cancellarlo. Abbiamo sempre creduto nell’autogestione, e facciamo tutto da soli, nessuno ci paga niente, nessuna registrazione, nessuna edizione di CD o LP, nessun merch. Abbiamo fatto quattro album fino ad oggi, abbiamo girato mezzo paese e abbiamo fatto concerti in Europa, sempre in posti modesti, ma è quello che ci piace, essere in contatto con la gente. Per quanto riguarda i centri sociali e i locali, ce ne sono sempre meno (tranne nei Paesi Baschi), i centri sociali nelle altre città purtroppo appaiono e scompaiono e c’è molta richiesta per poter suonare, ma deve essere attraverso un’organizzazione, e ci sono pochi locali per 100-200 persone e c’è anche una grande richiesta, a volte bisogna prenotare con diversi mesi di anticipo. Ci sono molti distributori, ma siccome la gente compra anche poca musica, si vende molto poco. Manderemo il vinile in Cile e in Germania, che è dove ci hanno chiesto alcuni distributori e qui a Madrid a Potencial Hardcore, il resto lo facciamo vendendolo ai concerti o tramite i social network.
RP: Com’è l’emergenza sanitaria e la gestione della pandemia in Spagna? Ci sono state tante chiusure? Riuscite a organizzare concerti e ad avere della socialità oppure è tutto chiuso e represso?
RPG-7: Durante la parte più dura della pandemia, tutti i concerti sono stati cancellati e i locali chiusi, il che significa che molte persone che si guadagnavano da vivere con lo spettacolo sono rimaste senza lavoro, ed è stato molto difficile per loro. Più tardi, i locali sono stati aperti per i concerti, ma con restrizioni di capacità e di movimento. C’erano gruppi che volevano iniziare a suonare, e oggi, a seconda della città, ci sono alcune restrizioni o altre. Qui a Madrid non ci sono attualmente restrizioni, tranne che per l’uso delle mascherine, e si può suonare senza alcun problema. Durante tutto questo tempo abbiamo approfittato per pubblicare nuove canzoni, registrare un album e provare in modo che quando fosse arrivato il momento saremmo stati pronti. E quel momento è arrivato. Perché abbiamo rifiutato categoricamente di fare concerti con capacità limitata e con gente seduta.
RP: Da poco è uscito il vostro ultimo album dal titolo “Cuatro”. Vi va di parlarcene un po’? Per quali etichette è uscito nel mondo questo disco? Cosa pensate che abbia “Cuatro” in più rispetto agli altri vostri lavori?
RPG-7: Questo nuovo album si chiama Cuatro perché è il quarto, non ci abbiamo pensato troppo. Ci piaceva che fosse qualcosa di semplice e forte, sia il nome che la copertina e i testi. Come abbiamo detto nella risposta precedente, l’abbiamo scritto durante la pandemia e senza vederci, ognuno da casa e usando programmi musicali, in modo che quando arrivava il momento di vederci potevamo andare spediti, e così è stato. È un album con un suono più hardcore, in cui abbiamo incluso un DJ che gli dà un suono diverso da quello che si fa oggi. Questo DJ è un altro componente della band e negli spettacoli dal vivo fa lo stesso che nell’album, non volevamo fare un album in un modo e poi il live in un altro. Inoltre, ha i suoi momenti durante il concerto mentre il resto di noi sta accordando. È impostato in modo che per un’ora non ci sia un solo secondo di pausa. È un album molto elaborato.
RP: Avete suonato in lungo e in largo per il mondo. Qual è una scena che ammirate e che vi piace moltissimo?
RPG-7: Ogni luogo ha qualcosa di speciale, è vero che la lingua fa molto, perché qui in Spagna la gente conosce tutte le canzoni e può cantarle, e questo motiva sempre molto. In Germania hanno un’ottima organizzazione in tutto, non abbiamo mai avuto problemi con l’alloggio, il cibo o il suono, tutto è molto professionale, ma la gente è più seria, e in Italia la verità è che la gente è molto simile a qui in tutto, anche con la lingua possiamo capirci, e questo ci fa ridere molto, quindi ti senti molto a tuo agio. Infatti Livorno e Firenze sono tra i posti dove ci siamo divertiti di più, abbiamo delle foto che preferiremmo non mostrare ahahah. Per quanto riguarda l’organizzazione e i centri sociali, siamo rimasti davvero sorpresi perché sono molto buoni, almeno nei posti dove siamo stati.
RP: Sempre nel vostro articolo, ci dicevate che negli anni ‘80-’90 era tutto più vero. Vi va di spiegarci meglio cosa intendete?
RPG-7: Negli anni ’80 quasi nessuno, (per non dire nessuno), si guadagnava da vivere con la musica, la gente metteva insieme delle band per hobby e perché attraverso la musica poteva dare un messaggio, era tutto più underground, non c’era internet e la musica si passava di mano in mano su cassette registrate, quando c’era un concerto negli squat, la gente andava ad ascoltare musica dal vivo, conoscere gente, nuove band e divertirsi, un sacco di gente si riuniva.
Oggi è il contrario, vediamo che da un giorno all’altro esce una band e un promoter chiede migliaia di euro per suonare, e ogni volta chiedono cifre più esagerate per suonare, i locali ti chiedono soldi per suonare, anche se riempi la sala e fai un sacco di soldi con le bevande, e con le piattaforme digitali succede la stessa cosa, se non conosci una band che suonerà a un concerto, ascolti una canzone su Spotify e se non ti piace vai a quella successiva, e decidi se andare a vederla o stare al parco a bere con i tuoi amici. Anche la socializzazione in certi spazi si sta perdendo. Tutto questo è cambiato molto tra gli anni ottanta, novanta e oggi.
RP: Quanto conta l’aspetto politico e quanto quello DIY per voi? Quali sono le lotte più importanti per voi?
RPG-7: Pensiamo che sia molto importante dare messaggi politici nelle canzoni, e che la gente ne prenda coscienza. Siamo molto felici quando un giovane viene da noi e ci dice che è diventato politicamente consapevole ascoltandoci, se c’è solo una persona così, è un trionfo. La musica serve a dare messaggi, e si possono dare messaggi buoni, cattivi o inutili. Abbiamo come esempio la grande maggioranza dei testi del reggaeton, testi senza un messaggio e la grande maggioranza di essi machista, il che fa credere ai ragazzi che sia una cosa buona. Per noi oggi la lotta sindacale è una priorità. Ci sono molte persone che si dichiarano antifa o antinaziste e non escono da lì, non vanno alle manifestazioni, non militano e fanno poco per cambiare il sistema. Noi come lavoratori crediamo che attraverso la lotta sindacale nei nostri luoghi di lavoro possiamo aumentare la consapevolezza dei lavoratori, e se aumentiamo la consapevolezza dei lavoratori su chi sono e chi è il nemico, abbiamo molto da guadagnare. Perché se i lavoratori prendono coscienza e decidono di fermarsi, il mondo si ferma. Noi siamo il motore.
RP: Avete parecchie influenze diverse al vostro interno, sembra ci sia un po’ di quel Brutal oi! made in Non Servium, un po’ di metal, un po’ di street punk, un po’ di beatdown/rap. Che musica ascoltate solitamente? Vi va di dirci quali sono le band/artisti storiche fondamentali per voi e quali invece dovremmo assolutamente ascoltare e con cui vi trovate benissimo a collaborare sia per visione politica che musicale?
RPG-7: Ascoltiamo tutti i tipi di musica, amiamo la musica e ci nutriamo di essa, il nostro DJ per esempio è un maestro del rap, ha centinaia di vinili di rap da tutto il mondo. Il batterista ama il death metal, il bassista ama il brit pop… ascoltiamo tutti i tipi di musica, rap, flamenco, thrash metal, punk, musica cubana ecc. se la musica è buona la ascoltiamo. Ci sono molti gruppi che ci hanno segnato musicalmente, Kortatu, Banda Bassotti, Negu Gorriak, Hechos contra el decoro, La polla, ecc. Oggi ci sono gruppi molto buoni come Brigade Loco, Bake Faltsua, Boot Boys, Eterns, In your face, che musicalmente e politicamente offrono cose diverse da quelle che offrono gli altri gruppi.
RP: Spesso quando facciamo le playlist su Spotify fatichiamo a trovare tutti i gruppi punk che ci interessano. Infatti nella scena da noi c’è chi preferisce non utilizzare questa piattaforma per ragioni politiche. Voi cosa ne pensate? In Spagna viene utilizzata dalle band? Vedete Spotify come una risorsa o rischia di togliere mercato ai formati fisici? Più in generale, come diffondete la vostra musica?
RPG-7: Capiamo le persone che non vogliono usare questa piattaforma e le rispettiamo completamente. Purtroppo oggi viviamo in un sistema capitalista in cui siamo intrappolati ed è quasi impossibile vivere al di fuori di esso. Puoi non usare Spotify e sentire che non stai collaborando con le multinazionali capitaliste, ma poi bevi tre litri di Coca Cola, o vai a cena da Mc Donald’s. Abbiamo messo tutti i nostri album praticamente su tutte le piattaforme digitali in modo che chi vuole ascoltarli lì possa ascoltarli, e chi non vuole ascoltarli lì e preferisce comprare un cd o un lp può comprarli o scaricarli gratuitamente. Come abbiamo detto, siamo un gruppo autogestito e il denaro che proviene dalla vendita della musica sia fisica che dall’ascolto sulle piattaforme digitali, ci aiuta ad andare avanti, e coloro che non possono o non vogliono collaborare in quel modo hanno la possibilità di scaricarla gratuitamente senza problemi. Ci aiuta a raggiungere più persone, soprattutto fuori dalla Spagna, che è l’unico modo in cui possono ascoltarci. Purtroppo si vende sempre meno musica fisica, e stavamo considerando la possibilità di non pubblicare nulla di fisico per quest’ultimo album, ma abbiamo deciso di correre il rischio e pubblicarlo, sia perché ci piace averlo sia per andare in contro alle persone che lo comprano.
RP: Chiudiamo in bellezza, con un momento amarcord! Qual è stato il concerto più bello e quale quello più assurdo in cui avete suonato? Vi ringraziamo tanto e buona fortuna per “Cuatro”!
RPG-7: Fortunatamente e sfortunatamente abbiamo avuto molti concerti buoni e alcuni cattivi. Posti come Gasteiz, Zumaia, Ponferrada, sono posti dove amiamo andare, per la dedizione della gente, è incredibile. Nel cp 21 di Livorno è stato qualcosa di molto speciale per noi, la dedizione della gente è stata brutale e dopo il concerto fino alle 8 del mattino è stato spettacolare quanto ci siamo divertiti, ce lo ricordiamo ancora oggi. Abbiamo anche avuto concerti da dimenticare, in cui non ci hanno pagato, o quando siamo arrivati sul posto non avevano un posto per fare il concerto, o a Parigi, quando siamo arrivati all’aeroporto alle undici di sera ci hanno detto dall’organizzazione che non potevano venire a prenderci e abbiamo dovuto trovare un modo per uscire dall’aeroporto e cercare un posto per dormire, pagandoci l’alloggio e il taxi. Ma bene, si impara dalle cose brutte e non si dimenticano le cose belle anche se gli anni passano. Abbiamo ottime amicizie con persone che conosciamo attraverso la musica e viaggiando in altre città, in Italia abbiamo un ottimo rapporto con persone di Livorno e Firenze per esempio.
Grazie mille ancora una volta per averci intervistato, per diffondere la nostra musica e speriamo di poter venire presto in Italia per presentarvi l’album.
Reminder:
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