Intervista a Marco degli Zanzara
Chiacchierata con Marco degli Zanzara, nuova band londinese oi!/punk
Sono di Londra, ma cantano in italiano. Sono usciti nel 2021 con l’LP “Gli Occhi Dello Stato” per la catalana Common People Records, un album che ha subito riscosso un grande successo tra gli amanti del punk oi! ma anche del post-punk/new wave. Di loro non si trovano grandi notizie in rete, motivo per cui siamo molto felici di uscire con questa intervista agli Zanzara, sperando di conoscere meglio una band davvero interessante!
Radio Punk: Ciao ragazzi, siamo molto felici di avervi su queste pagine. Come detto nell’introduzione si trova poco in giro su di voi e in molti in Italia si chiedono chi sono gli Zanzara, quindi iniziamo con una domanda classica. Raccontateci un po’ di voi: chi siete, quando e dove vi siete formati e cosa vi ha spinto a formare questa band con questo mix particolare tra oi! e post-punk?
Marco: Ciao! Sono Marco Palumbo-Rodrigues… l’idea degli Zanzara è nata qualche anno fa a Salerno, in Italia, quando abbiamo buttato giù un paio di idee per delle canzoni e abbiamo fatto alcune registrazioni molto semplici. Il progetto poi è caduto in secondo piano mentre ne abbiamo sviluppati altri. È stato durante il primo lockdown del 2020 che abbiamo ripreso in mano il progetto e abbiamo completato l’album. Inizialmente eravamo in 2 negli Zanzara ed insieme abbiamo scritto alcuni demo; attualmente sto scrivendo da solo il secondo album e spero di registrarlo con una band con cui poi potremo suonare dal vivo. Sono un grande fan dei Camera Silens che, secondo me, hanno un grande mix di Oi! e post-punk, così come i Blitz. Questi gruppi sono stati una forte influenza per gli Zanzara, trovo impossibile evitare il post-punk! Sembra che sia presente in ogni cosa che scrivo, in ogni band di cui faccio parte… sembra sempre che ci sia inevitabilmente un elemento post-punk pungente che mi segue.
Radio Punk: Avete esperienze in altre band o progetti presenti o passati?
Marco: Si, sono in qualche altra band. Ad esempio canto e ho cantato nei LaRabbia, Miscalculation, Sanguisuga, Illegal Leather, Cold Callers, Stalin Video, Disco Lepers, Zuletzt, Vacuum, The Gaggers, Violent Streaks e in altre band!
Radio Punk: Com’è la scena DIY della vostra zona? Le varie sottoculture sono unite o fra skin, punx, crust, anarcho-punk, punk rocker ecc non ci si sostiene tanto?
Marco: La scena londinese è piuttosto piccola ma è mescolata con tutti i tipi di punk, Oi!, Hardcore, post-punk ecc. Convivono tutti in armonia! Questo è un po’ il mood di Londra in generale… è un bel calderone di sottoculture, il tutto in grande equilibrio. Ci sono molte serate in cui puoi trovare generi musicali molto diversi nella stessa serata.
Radio Punk: Cosa ne pensano della scena italiana dalle vostre parti?
Marco: Penso che al momento l’Italia stia producendo del punk e dell’hardcore davvero micidiale – mi piacciono molto alcune band italiane attuali come Lucta, Kobra, Lingua Serpente, Golpe, Impulso, Sloi, Tuono, Idiota Civilizzato, Testa Dura, Iradei…c’è un sacco di roba davvero buona che esce dall’Italia di recente.
Radio Punk: In Italia state spopolando, merito sicuramente di una formula particolare ma esplosiva allo stesso tempo. Anche in altri Paesi state riscuotendo successo? E quali? E invece nella vostra zona com’è stata l’accoglienza dopo l’uscita di “Gli Occhi Dello Stato”?
Marco: L’accoglienza è stata grande dappertutto e sono al settimo cielo. Ci sono state recensioni e feedback da tutta Europa, Australia, Giappone e Stati Uniti… tutti molto lusinghieri e stiamo per fare una prima ristampa dell’LP. È stato davvero fantastico.
Radio Punk: Come mai la scelta di cantare in italiano essendo una band che ha la propria base a Londra? è una scelta che secondo voi vi può aver penalizzato in qualche modo o anzi, è stata apprezzata in Inghilterra? Continuerete su questa strada o ci dobbiamo aspettare dei cambiamenti in futuro?
Marco: Sono nato a Londra e ho vissuto qui tutta la mia vita, ma entrambi i miei genitori sono italiani. Parlo italiano dalla nascita e ho sempre voluto fare un progetto in italiano. La prima volta che ho cantato in italiano è stato con una mia prima band chiamata Blacklist Brigade, abbiamo fatto alcune canzoni con testi in italiano e poi abbiamo anche fatto una versione italiana del nostro secondo album che non è mai stata pubblicata. Poi ho fondato La Rabbia che è una band hardcore punk dove canto in inglese e in italiano. Il mio primo progetto tutto italiano è stato Sanguisuga. L’album di debutto è uscito un paio di anni fa con Wanda records ed è stato accolto molto bene. È stata la prima volta in cui mi sono dedicato a comporre completamente in italiano. Amo assolutamente il punk madrelingua di tutto il mondo, quindi volevo e ci tenevo a cantare in una band in “lingua straniera”, tra l’altro tutte le band che cantano in italiano sono accolte benissimo qui a Londra. Mi piacciono le band di tutto il mondo che cantano nella lingua d’origine, per fare qualche esempio: Rata Negra, Kohti Tuhoa, Inyeccion, Kolla Kestaa, Impotentie, Hekate, Golpe, Masshysteri, Oblaka, Cadenaxo, Muro, Knugen Faller, Eppu Normaali… Tutti gruppi che spaccano! Gli Zanzara saranno sempre al 100% italiani!
Radio Punk: Cosa ne pensate della politica intesa come valori quali antirazzismo, antifascismo, antisessismo e DIY? In Italia la scena skin e punk per fortuna pur non essendo necessariamente militante ha nella quasi totalità dei casi le idee chiare e con nazi, ambigui e razzisti non ha niente a che spartire. Insomma, c’è almeno in tal senso una presa di posizione netta, probabilmente dovuta al fatto che è una controcultura che si è sviluppata molto negli spazi sociali. Anche a Londra e in Inghilterra è così?
Marco: Nazi, razzisti e sessisti non sono affatto tollerati qui a Londra. Siamo molto fortunati che la scena punk non sia infettata da questi personaggi. Ripeto, può essere dovuto al fatto che Londra è una città così cosmopolita, progressista e di libero pensiero che la scena è solamente uno specchio di tutto ciò. Non posso parlare per altre città in Inghilterra perché non so se questi problemi esistono altrove… personalmente non mi è mai capitato di trovare situazioni di questo genere. Quando scrivo i testi, per una qualsiasi delle mie band, spesso inserisco un forte tema politico, sociale o psicologico, ma scrivo da una prospettiva molto aperta e con vari livelli di lettura, così non è mai troppo ovvio per l’ascoltatore di cosa tratta ogni canzone e penso che questo sia importante. Per me, una canzone è come un dipinto: non si dovrebbe dare troppo, la gente ha bisogno di elaborare le proprie reazioni ed emozioni. Non ci dovrebbe essere una vera definizione di una canzone o di un’opera d’arte, secondo me.
Radio Punk: Cercando un po’ qua e là informazioni, abbiamo notato che siete praticamente inesistenti come band sui social network. è una vostra scelta precisa dettata da un’ottica vecchia scuola? E più in generale, cosa ne pensate dei social e di piattaforme come Spotify e simili? Pensate che la scena punk dovrebbe starne il più alla larga possibile e riprendere in mano metodi più Do It Yourself oppure ormai bisogna conviverci e usarli a nostro vantaggio?
Marco: Penso che ci sia un certo valore nel mantenere un basso profilo sui social media. Non per essere invisibili, ma per essere raggiungibili solo da coloro che vogliono trovarti. Non ho alcun problema con le piattaforme sociali/musicali e io stesso ne uso molte. Sarò sempre un tipo da vinile, ma ascolto spesso musica online, podcast e programmi radiofonici. Ho gestito la No Front Teeth Records per 20 anni e abbiamo deciso di non essere coinvolti con il formato digitale delle nostre uscite. Siamo strettamente legati al prodotto fisico e specialmente al disco da 7″. Non abbiamo assolutamente nessun problema con le band che pubblichiamo che mettono la loro musica online in digitale, infatti siamo super felici che lo facciano e lo incoraggiamo. Le band dovrebbero guadagnare da dove è possibile. Piattaforme come Bandcamp sono incredibili per questo e sono super-importanti. Penso che l’etica DIY sia fondamentale, ma penso che cose come Bandcamp possano essere totalmente DIY, così come i podcast su Spotify e i programmi radiofonici su internet… L’underground può ancora usare metodi mainstream per diffondere il suo messaggio.
I preferiti degli Zanzara:
-album: Molto difficile, ce ne sono così tanti! Dovendo sceglierne uno penso che direi Something Better Change degli D.O.A.
-libro: ‘Rosencrantz e Guildenstern sono morti’ di Tom Stoppard
-film: Un’altra scelta difficile, forse ‘The Grandmother’ di David Lynch
-progetto: Programmi radio: Rock ‘n’ Roll Manifesto, Let’s Go / Blackwax, Cat Nouveau, Maximum Rocknroll Radio, Losin’ it with Luscious
-Zines: Razorblades & Aspirin, Ox, Razorcake
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