Intervista agli Zeman
Chiacchierata con gli Zeman, band oi! di Bologna
Gli Zeman in questo 2025 compiono dieci anni di attività e il 17 marzo hanno pubblicato il nuovo disco “Ancor Non M’Abbandona”. Dopo due album, “Attitudine Offensiva” e “Sunday Boys” e uno split con i Coru & Figau, la band di Bologna sforna 11 nuove canzoni in formato LP grazie alla coproduzione tra Hellnation, Tough Ain’t Enough, Relax-O-Matic Vibrator e Rusty Knife. Per l’occasione abbiamo scambiato quattro chiacchiere con la band.
- Radio Punk: Ciao ragazzi e benvenuti sulla nostra ‘zine. Pur conoscendoci da anni non avevamo mai avuto il piacere di intervistarvi come Zeman, anche se siete già passati di qui con altri vostri progetti quali Cesoia e C4. Partiamo dall’inizio, raccontateci la storia degli Zeman…
Zeman: Si tratta più che altro di farcela, in un modo o nell’altro, sperare che il fegato non sanguini, sopravvivere a lavori monotoni e sottopagati, non morire di fame in camere in affitto, rimanere in piedi all’ultimo drink, all’ultima rissa alle cinque del mattino senza un motivo apparente. La musica c’entrava ben poco. Soprattutto agli inizi. infatigable. Dormivamo in doppie o triple, non avevamo i soldi neanche per entrare nei bar o nei pub, così compravamo il whisky della Lidl a sette euro e ce ne stavamo in una casa in Via della Liberazione a bere e a giocare a carte. Facevamo fuori almeno due bottiglie di pessimo bourbon a settimana, ma raramente liscio, perché era imbevibile, lo allungavamo o con la coca cola o semplicemente con il ghiaccio. Il resto se ne andava nelle birre in lattina e nella vodka infilata sotto la giacca. Bologna era diversa da come è adesso, un mangificio a cielo aperto, parco giochi per americani e tedeschi pieni di soldi. Prezzi dei kebab raddoppiati. Mauro stava in un loculo adibito a studentato, io, Davide, pagavo cento euro e qualcosa per stare in una doppia che si trasformava in tripla quando, di tanto in tanto, un mio amico aveva bisogno di un posto per passare la notte. Contratti occasionali si susseguivano come scarafaggi sul pavimento. Frequentavamo le serate dei collettivi, ma solo per rubare da bere e fare casino, gli autonomi mi hanno sbattuto spesso fuori dalle loro feste in Via Zamboni, eravamo troppo proletari per i rampolli delle famiglie borghesi italiane che mandavano i figli a fare la vacanza politica nella culla del’77. Vengo da un quartiere popolare di venti mila cristi che fanno i manovali, i magazzinieri o si bevono quel che rimane nei circoli in penombra, tra le file del SERT per prendere il metadone e le ichnusa delle otto del mattino. La formazione è cambiata nel tempo, abbiamo avuto Gaber al basso finchè non si è trasferito a Barcellona, Norby alla batteria, ritornato da dove era partito, ma sta ancora con noi, alla chitarra dal Gruppo Erotico Barletta, Vinc, vive lontano, e mettere tutti i pezzi insieme è arduo, ma continuiamo, cosa dovremmo fare altrimenti? Passare i sabati sera in pizzeria o ammazzarci di serie tv sul divano ordinando cibo spazzatura? Combattere è l’unica cosa che ci tiene vivi. Una lotta impari contro il destino. E dato che nessuno ha vinto la lotteria dobbiamo continuare. L’unica cosa che possiedo è una guzzi V7 con un bicilindrico inclinato a novantagradi, 750 di cilindrata, made in Mandello del Lario, comprata a rate con la garanzia alla banca della pensione di mio padre, lo scarico è come il basso distorto che sbatte sul rullante, da zero a cento in cinque secondi netti, come Bardana o Disciplina.
- Radio Punk: Parliamo un po’ del nuovo disco. Quali novità sentite di aver apportato alla vostra discografia con questo lavoro rispetto a quelli precedenti? A livello di tematiche cosa affrontate in questo nuovo album?
Zeman: Ultimamente in giro abbiamo sentito troppa roba morbida, chitarrine melodiche e voci accomodanti che ammiccano al pubblico, un punk-rock pulito passare troppo spesso per musica Oi! o affine. Non è quello che vogliamo. In questo disco abbiamo ricercato le sonorità dell’italia anni ‘80, dei Nabat, suoni ruvidi, duri, senza compromessi, rec low-fi che sputavano dolore e veleno, come le nuove uscite francesi, spagnole, catalane, basche a cui ci siamo ispirati: Beton arme, Squelette, Brux, Aresi, Ultra Razzia, Rixe, Reconquesta. Abbiamo affidato il mixaggio del disco e la postproduzione musicale ad Alex degli IENA, volevamo un disco che fosse espressione di quello che vivevamo, di ciò che provavamo: la batteria è un martello che si scaglia su un panchina di metallo, gli assoli graffiano la porta di un garage, la voce arriva dal sottopassaggio dello stadio. Ci importava solo che suonasse vero e scarno, spoglio, a tratti dissonante, come una mitraglia, come una poesia futurista. Zang Tumb Tumb. Per quel che riguarda le tematiche abbiamo cercato di distanziarci dalla retorica classica che oramai ci appare lontana: Bardana parla di un crimine consumato nella Sardegna dell’800 dove le case dei ricchi venivano assalite da manipoli di uomini armati a cavallo, uccidendo chiunque si trovasse sul cammino. Incorruttibile è una canzone su Robespierre, uno dei più grandi rivoluzionari della storia, e poi le atmosfere notturne di Rasoi, la domenica mattina verso lo stadio e i risvegli e la nostra città in Aspettando solo un goal e Una vita intera, i pezzi più identitari come Teste Rasate e Ancor non’abbandona, la storia dei nostri inizi, siamo venuti da zero, immigrati, nessuno ci ha regalato mai nulla (il titolo del disco è preso da un verso dell’Inferno di Dante). Fenomeno invece è un pezzo sulla gente che spesso si fa il viaggio, per la maggior parte online, credendo di essere chissà cosa, oggi è tutto molto più facile, metti due foto belle in posa, spari due cazzate, ed il gioco è fatto. Infine No one likes us, la versione dei Business che noi abbiamo riadattato alle strade di San Donato e alle nostre di curve. Meglio Millwall che West Ham.
- Radio Punk: Vi va di parlarci di chi ha curato la parte dei suoni, grafiche, foto e delle etichette che hanno contribuito a far uscire il disco?
Zeman: Dopo dieci anni possiamo dire di aver contribuito tutti alla creazione musicale del disco, in maniera abbastanza equivalente, ai riff, alle melodie, alle ritmiche, ai suoni. Le rec sono state fatte nel nostro bunker, Il Vecchio son, Al Sonhouse studio da Grug, Epica la sessione dei cori, eravamo in una decina almeno, ci siamo fatti fuori una bottiglia di whisky e un paio di casse di birra, i cori che sentite alla fine delle canzoni nel disco sono tutti spontanei, anzi ne abbiamo dovuto tagliare delle parti perchè ovviamente sono degenerati. Il mixaggio, come detto prima, è stato affidato ad Alex degli Iena, volevamo un suono grezzo e ossessivo, sferragliante, anticommerciale, qualcosa che si distaccasse dalla maggior parte delle uscite italiche odierne. Il master ci è stato consigliato da Alex in uno studio di Firenze. Delle grafiche se n’è occupato Tommy, nostro amico da tanti anni, le foto, ed il video che hanno accompagnato l’uscita del disco sono state affidate a Camilla, la quale è stata molto paziente, poiché non siamo artisti, non usciamo bene in foto, non sappiamo che fare di fronte ad una camera. Prima dell’uscita dell’album vero e proprio abbiamo registrato una promo che in seguito abbiamo girato alle etichette di cui apprezziamo le produzioni, principalmente francesi e spagnole, basche, oltre ad Hellnation, inossidabile centro dell’Oi! di qualità. Alla fine il disco è stato coprodotto da Tough ain’t enough, etichetta spagnola, Rusty Knife e Relaxomatic vibrator record, francesi (quest’ultima di Marsiglia, dove abbiamo suonato in passato) ed infine da Robertò di Hellnation, ovviamente.
- Radio Punk: Nella bio e nei flyer compare la dicitura “Bologna” ma nessuno è originario della città felsinea. Qual è il vostro rapporto con la città e con lo stadio? Quali sono i luoghi di aggregazione dei kids oltre al bar dei ragazzi?
Zeman: il rosso e blu fondamentalmente. Sono i colori della città da cui vengo (Sassari), della città dove ci siamo formati, del Cagliari, che io odio ma che Mauro e Norby tifano, anche se Il Barletta di Vinc è bianco e rosso, ma questa è un’altra storia. La prima volta che abbiamo provato è stata al Vecchio Son, Steno non ci aveva mai visto, nessuno ci aveva mai visto, là scegliemmo il nome della band e scrivemmo No Fair Play, Attitudine offensiva, Disciplina. Cos’altro dovremmo mettere nella dicitura? E poi mica siamo leghisti, lo Ius sanguinis è una roba passata, da Calderoli. I posti che frequentiamo sono, e sono stati, in pratica quelli dove si spende e si spendeva meno. Dei luoghi di aggregazione politica, dei luoghi in voga, di quelli in cui si chiacchiera amabilmente, non mi è mai fregato un cazzo: la media nazionale del consumo di birra in Sardegna è la più alta d’Italia, compete con Monaco di Baviera, non posso spendere otto euro per una media o per una merda di birra artigianale. Di conseguenza ci potete trovare spesso e volentieri in San Donato: Bar dei Ragazzi, Sardocinese, Bar Kantelli, Bar Texas. Per l’Oi! vi possiamo dire Bologna city rockers, Sottotetto e quello che ormai era Skeggia, grandi nottate, sciarpe ultras, campari e gin, stretti tra il bancone e il muro, stage diving dalla porta, ma dicono che devono rifare lo stadio nuovo, con i parcheggi e i fast food, le foto con le facce colorate ed i palloncini ai bambini, attenderemo pazienti un altro posto, e se non ci sarà be’, vedremo il da farsi. C’abbiamo anche scritto un libro su Skeggia, me medesimo Davide e i regaz di Bcr, ultras skin punx hooligans, vera autoproduzione, tutto fatto da noi, niente lucro, niente booking, c’è un mio amico il Dj che beve solo coca e rum, prima che partissimo per una trasferta, da Skeggia, disse: “Aspettate aspettate”, fece fermare il van da nove, scese e riempi una bottiglia di the con rum e una spolverata di coca cola. Arrivati al porto di Livorno era già bella che finita.
- Radio Punk: Siete una band dichiaratamente skinhead e antifa e lo ribadite anche nei testi di questo disco, vedi “Nemico”. Quali sono le lotte a voi più care e più in generale cosa ne pensate dell’attuale scenario geopolitico?
Zeman: Nei testi di questo disco in realtà non abbiamo sentito il bisogno di ribadire che siamo una band antifascista, suoniamo da più di dieci anni, la gente ci conosce e quindi ci siamo concentrati su altri modo di esprimere la nostra vita. Abbiamo partecipato a tante lotte antifasciste in città, dai presidi in piazza alle punte fuori dai concerti per cacciare i nazi o non farli entrare, conta solo questo penso, conta essere veri, fino in fondo. C’è un testo tuttavia, che abbiamo sentito l’esigenza di scrivere, anche soprattutto in base agli ultimi eventi internazionali, alle ultime guerre. “Nemico”. Perché l’Occidente democratico ha già decretato quali sono i nuovi nemici dell’ordine costituito, della morale comune, della civiltà. Una guerra santa a chi non si conforma. Nemico è il palestinese, nemico è il russo, e noi che abbiamo la memoria lunga, e che la storia l’abbiamo studiata, sappiamo che degli americani c’è sempre stato poco da fidarsi.

- Radio Punk: Visto che il disco è uscito per una cordata italiana-francese-spagnola avete in programma un tour europeo o qualcosa di simile? E in generale, cosa c’è nel futuro degli Zeman?
Zeman: Un tour di presentazione ci sarà, agli inizi con date in Italia e Sardegna, poi eventualmente anche in Europa, ma non immaginatevi tour di tre settimane in Francia e Spagna, noi lavoriamo tutta la settimana e abbiamo libera la domenica, quando va grassa il sabato, i gruppi che fanno mega tour in Sud America, USA, Polonia, di settimane, che lavoro fanno?
- Radio Punk: 10 anni non sono affatto pochi, considerando che siete sempre rimasti attivi nel vero senso della parola. Ne avete viste e passate molte. Vi sembra cambiata la scena skinhead bolognese e italiana in questi anni? Cosa vi piace e cosa vorreste migliorare? Dopo questa domanda filosofica vi ringraziamo, salutiamo e ci andiamo a fare un bel cicchetto alla vostra salute, oi!
Zeman: Tutto cambia, niente rimane così com’è. Panta rei. La scena non fa differenza. Sicuramente l’età media si è alzata, soprattutto ai live, band di pischelli non ne vedi più in giro, questo vale per tutta l’Italia, in Francia Spagna e Euskadi la situazione mi sembra più viva. A Bologna però forse qualcosa si muove ancora, ci sono gli Oltre La Linea, regaz di Porretta molto validi, non diciamo Cesoia sennò siamo di parte, e tutti quei gruppi con cui condividiamo sempre volentieri il palco: Nabat, Diario di bordo, Zona, Rude ed i Ghetto. Penso che dipenda molto anche dai posti, di luoghi autogestiti ormai non ce ne sono molti, si suona più nei club, il che non è un male per tutta una serie di ragioni, come l’acustica, l’organizzazione, le birre in vetro, ma si perde secondo me in spontaneità, opposizione, rabbia, avanguardia, contrasto. L’Oi! ha bisogno di vitalità, di gente che viene dalla merda, dalle province e dalle periferie, tessere a otto euro e consumazioni a nove, affitti a seicento a singola, tolgono tutto il romanticismo. Siamo pur sempre le invitte schiere che hanno sul bavero fiamme nere. Spero in una generazione di nuovi kids che fotta la sicurezza all’ingresso, rubi le bottiglie da dietro il bancone e si faccia buttare fuori, come abbiamo fatto noi, sai mai che poi si mettano a fare musica per distruggere ancora le nostre certezze, per svegliarci da un torpore stringente di foto ai live, cuori, condivisioni, liti sui social, fenomeni dell’ultimo minuto. Noi ci proviamo a resistere. E se non vi piace, be’, No one likes us, we don’t care.
Foto di Cami Cristo