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Tales From The Distro (EP.7): intervista agli Zëne

Nella settima puntata di Tales From The Distro andiamo a intervistare gli Zëne, band veneta coi quali abbiamo fatto uscire il “Bold and Slow” in CD

Cos’è “Tales From The Distro”? In pratica parliamo brevemente dell’uscita in questione, poi lasciamo la “parola” alla band coinvolta nel disco con un’intervista e infine alleghiamo l’eventuale materiale che c’è riguardo quest’uscita. Il perché è semplice, volevamo supportare le band e allo stesso tempo parlare di dischi che avevamo contribuito a far uscire senza risultare auto-referenziali, ma semplicemente presentandolo e dando voce alle band.
Questi gli scorsi episodi:

IL DISCO: 

Gli Zëne sono amici da anni, Beja è un pandista poi, come noi! Ci si conosce davvero da una vita, vuoi che noi proveniamo da Pordenone (poco distante da loro che stanno tra Padova e Vicenza) e loro hanno suonato dalle nostre parti, vuoi che spesso ci si è visti ad altre serate, vuoi vari amici in comune, alla fine quando ci hanno chiesto se eravamo carichi di buttarci in una co-produzione abbiamo detto sì senza neanche pensarci. Viene facile musicalmente accostare il quartetto alla definizione di “motorhead con accento veneto”, ma la verità è che nonostante le influenze siano chiare, quello che ne esce è dannatamente personale, punk, marcio al punto giusto, metal e rock n roll quanto basta per farti agitare la testa e farti capire che è gente che sa suonare roba che ha tiro ed è tutt’altro che semplice e banale. Li amiamo e questo CD digipak è una cannonata, da avere! Il concept che ne sta dietro lo scoprite nel corso dell’intervista, per ora ci limitiamo a dire due info tecniche:
le canzoni sono 9, il disco è stato registrato, mixato e masterizzato al Maldetesta Records Studio, l’artwork – meraviglioso – è curato da Therewold Artworks, le grafiche sono di Michele Pantano e le etichette coinvolte sono la nostra, il Kollettivo Pioggia e Calimocho autoproduzioni. 

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Intervista agli Zene

Radio Punk: Ciao ragazzi e benvenuti nella nostra ‘zine! Raccontateci un po’ di voi: dove, come e quando nasce questo progetto? Facevate parte di qualche altra band prima?

Zëne: Ciao Radio punk e grazie averci dato spazio nella vostra mitica ‘zine! La band nasce casualmente nell’Aprile 2016 dopo una chicchierata al bar (e dove se no!?). Non c’era una vera idea di fondo e nemmeno un sound di riferimento. Alle prime prove suonavamo In Controluce dei Wretched e Who’s next degli Inepsy tanto per rompere il ghiaccio tra di noi. Venivamo tutti da band diverse (Iktus, Deathrain, Peste), ma ci conoscevamo comunque da anni. Anzi, c’era stata più di un’occasione in cui avevamo suonato insieme nella stessa band o in serate con altri gruppi. La svolta è stata la prova di un riff che Debo si era sognato di sentire come spettatore ad un concerto in  uno squat: era il riff di Ninetyfive, prima canzone del primo disco! Da li è come se una strada fosse stata segnata ed è iniziata la ricerca di quel sound che ha finito per contraddistiguerci (un sound onirico, ma molto solido!)

Radio Punk: Da bravi punk stiamo per infrangere una delle poche regole  che ci siamo dati, (cit. rubata ad Up zine) ovvero quella di non chiedere mai il significato del nome. Quindi domanda banalissima: perchè Zëne?

Zëne: In realtà Zene non è stato il primo nome, anche se doveva esserlo! Si, sembra contorto, ma è frutto di una serie di qui pro quo!Il primo nome con cui siamo usciti su un flyer è stato Last Man Standing, un tributo a Steven Bradbury, al suo  capolavoro olimpico e alla nostra passione per la tv trash e video stupidi su youtube (gente che cade in motorino uber alles!). Prima di Kali, il nostro logo era un drago mutuato da un sacco del pellet in vendita in qualche discount (abbiamo le prove, eh!). Il tutto era comunque frutto di una scelta tra i due nomi, ma non ricordiamo bene come sono andate le cose! In ogni caso, al nostro secondo concerto, la Rotten Cat Gang Fest al cs Arcadia di Schio, si presenta nientepopodimeno che Biba (Biba!) tutto esaltato per il concerto dei Last Man Standing che scopriamo essere una band trentina. LMS resta allora il titolo di una nostra canzone mentre noi ci ritiriamo a casa di Efrem per decidere sul da farsi. Durante un pranzo caratterizzato da innumerevoli selezioni di grappe del territorio vengono partoriti nomi come Rekoba (il più papabile fin quasi la fine), Fudo, Black Grapes (uve nere..) e altre cose che la nostra memoria ha preferito rimuovere. 

Ma alla fine, come doveva essere, è stato ripescato quel primo nome, il più veloce, il più impattante, il più rappresentativo: ZËNE.

In alcune zone del basso vicentino ZËNE significa ascelle. Noi siamo in quattro. Kali ha quattro ZËNE.

Radio Punk: Tra l’umlaut e il sound, è evidente il vostro amore per i Motorhead, tanto che anche noi vi accostiamo a loro ma con accento veneto. Oltre a queste leggende, quali sono i vostri ascolti preferiti? E il vostro guilty pleasure a livello musicale qual è? 

Zëne: I Motorhead sono per noi una band di riferimento e nel sound si percepisce. Quello che però ci accomuna sono anche l’hardcore italiano degli anni ’80, dai Kina ai Wretched, passando per Impact, Rappresaglia e Bloody Riot, la NWOBHM (Tank, Judas Priest), il punk inglese (Damned, Cock sparrer), la Uk82 (GBH, English Dogs). Ma anche l’harcore americano (Circle Jerks, Poison Idea), il primo thrash metal (Metallica, Exodus, Testament) fino al proto-punk degli Stooges e degli MC5. Non abbiamo mai nascosto la nostra passione per gruppi come Kiss, Litfiba, Beatles, Nomadi, Doors, Cream, Creedence Clearwater Revival e Pitura Freska, ma la lista sarebbe lunga.

Radio Punk: Qual è il concept che sta dietro al vostro disco Bold and Slow? Vi va di raccontarci un po’ le tematiche dell’album e la scelta dell’artwork?

Zëne: Risponderemo con un’autocitazione: “Bold and slow è un disco che parla dello scorrere del tempo e della vita. Bold, audace, ma non pretenzioso. Non intendiamo insegnare nulla a nessuno, ma solo raccontare un percorso. Quindi può capitare di trovarsi tra le nuvole, sulla cima di una montagna e rendersi conto di aver inseguito per una vita uno spettro mentre il mondo proseguiva la sua rotta, tralasciando l’essenziale. E allora si guarda la città dall’alto di notte e ci si chiede cosa stiano rincorrendo tutte quelle esistenze, cosa le muova, se esiste un percorso o si è mossi dal solo fatto di essere vivi e dover tirare avanti qualunque cosa capiti. E lo sguardo fugace di un capriolo che scatta fuggendo nel freddo della nebbia fa da contraltare ad una sigaretta fumata nell’immensità del deserto, archetipo di grandezza del creato, paura del vuoto e scelte di ascetismo per riempirlo di un senso. Non è vano ermetismo, né un esercizio di stile, ma un tentativo di cercare poesia e bellezza in questa vita che malgrado tutto ci siamo scelti.” L’album quindi è una summa di esperienze positive e negative, un resoconto della vita e il nostro modo personale di intenderla e raccontarla. La copertina invece è opera della grande e irreprensibile Alicia (non sapevo facesse anche teatro!), in arte Therewolf Artworks. In realtà proprio la copertina ha ispirato il titolo del disco: Bold and Slow è una parafrasi di Axis: Bold as love di Jimi Hendrix! Bold perché audace per le nostre sonorità, Slow perché, onestamente, c’abbiam messo na vita a completarlo col covid di mezzo. Guardatele e capirete!

Radio Punk: Provenite da varie parti del Veneto, parlateci un po’ della scena locale (posti, collettivi, band, negozi di dischi, distro, ecc…). è cambiata rispetto a quando avete iniziato a girare?

Zëne: Si sa, il mondo cambia più velocemente delle persone e spesso ci si ritrova in luoghi che non si riconoscono più. Noi siamo cresciuti alle serate all’ex Capannone Sociale, presidio No Dal Molin, il vecchio Gramigna, i concerti ae Rose, il Caos in Brenta, gli e20 e la Mesa, il Country Star (“daea Vecia” per i cultori), il Sabotage, Lynx club, Tacu Tacu, Transilvania e molti altri luoghi che non esistono più o hanno cambiato natura. Nel 2003 Beja e Debo iniziavano un nuovo percorso con la loro prima band, i Raiot (una demo è ancora scaricabile da punk4free!), mentre Efrem già militava nei mitologici Mades (consigliamo l’ascolto del loro ultimo disco “Nessuna speranza” del 2008). La costellazione di band era varia, come la compagine di punk e skinhead che si ritrovava nei fine settimana tra treni presi a scrocco e prime macchinate (a Vicenza luogo di ritrovo era il JoyRecords di Stefano Urru). Come band ricordiamo Discordia, Brandelli hc (forse la prima vera hc band vista da alcuni di noi), CreesyVegins, Highskull, Freni a Mano (poi Testuggine con il bassista più capellone del creato aka Toni Iommi), Psycho Negatives (poi Linea di Confine), le Bambine Barbute di Donna Concetta, CEDV, Tennentz Colombo, Green Moon Sparks, Sposa in alto mare, Dressed farts, ixGotxi, Carlito, Minkions, Armenta, Assalto, Children of Technology ma tantissimi altri ancora (sarebbe una bella lista e chiediamo scusa a chi non abbiamo incluso!). Come distro da citare assolutamente Gusto Rana production (e Gusto Rana ‘zine del buon Sica) e Scaglie di Rumore, mentre AdaLab, Deposito 95 ed Elemento di disturbo sono stati luoghi imprescindibili nell’esperienza dell’autoproduzione a Vicenza. Svariate anche le fanze come Plaf’zine e Spastikat (entrambe stampate da Debo e Beja con l’aiuto di amioe vari tra il 2007 e il 2011). Ci sarebbe molto da dire, persone da citare e situazioni surreali da raccontare, ma magari ci saranno altre occasioni (o un inserto di Repubblica). Alcuni posti e situazioni però resistono in altre forme come ad esempio il Rivolta e le serate organizzate dal collettivo Trivel, il cs Bocciodromo di Vicenza e lo storico Punky Reggae dove i concerti sono rigorsamente di domenica pomeriggio (ciao Pec e Dea). Da citare il nuovo collettivo “Underground Mania” di Nicola Stradiotto che organizza in Villa Albrizzi Marini e la nuova Padova HC (ciao Landini). Salutiamo i sempre attivi Matteo Guerra (Grindpromotion), Elisa e Sciacallo (Bug radioshow & autoproduzioni, fiammaaaaa!), Mirketto (Here and Now records) e Mad Coyote perché ci sta simpi.

Quando abbiamo iniziato a girare nei primi 2000 eravamo alla continua scoperta delle varie realtà che ci circondavano e venendo dalla provincia siamo sempre stati costretti a macinare chilometri con ogni mezzo possibile. Era una realtà più lenta, senza internet che sarebbe venuto di li a poco (il 56k! Ore per scaricare una canzone da passare in floppy! Dio ringrazi le canzoni da 30 secondi dei Wretched). Frequentavamo i concerti nei bar, nei locali, nei centri sociali, i Raiot hanno suonato in un campo di bocce per i vecchi del paese! Era tutto molto rustico! All’inizio si veniva a conoscenza degli eventi tramite passaparola e volantini, poi tutto (fortunatamente) è diventato più semplice. Il mondo ci ha superati, ma noi siamo ancora qua (eeh già! cit.)

Radio Punk: Noi siamo stati tra i co-produttori ma la gran parte del disco è stata autoprodotta da voi. Quanto è difficile autoprodurre un album? Avreste qualche consiglio da dare ad una band che desidera far uscire il proprio lavoro autoproducendoselo?

Zëne: Schei (soldi). “Ghe voe i schei pa nare a Gardaland” solita dire il saggio Efrem. La cosa più difficile da affrontare nella produzione di un album, se si vuole un risultato che non suoni come un rutto in una grotta, è sempre la parte economica. Per fortuna nel nostro circuito si può sempre fare affidamento su etichette come voi di Radio Punk, Calimocho DIY e Kollettivo Pioggia, tutti coproduttori di Bold and Slow (grazie!), che tengono vivo e attivo il vivace estro dell’underground. Ricordate, quando comprate un cd, un vinile, una maglia, una spilla, state finanziando un mondo che non ha altre fonti se non la solidarietà! Un consiglio? Il confronto con gli altri, non aver paura di sperimentare, osare e soprattutto non mollare! Alla peggio sarà il VOSTRO rutto in una grotta.

Radio Punk: Mi pare ci sia la giusta confidenza ormai… Chi sono gli Zëne fuori dalla band? Cosa fate nella vita e quali sono le vostre passioni/hobby oltre alla musica?

Zëne: Mah, che dire, ci dilettiamo negli sport estremi, il motocross subacqueo e le escursioni implosive al Titanic. In realtà siamo delle persone normalissime che ascoltano tanta musica, guardano filmsss, i Simpson, Beavis&Butthead, i Simpson, suonano, guardano i Simpson, leggono, fanno lo sport indispensabile a non morire rachitici e lavorano quel tanto che basta per bestemmiare e tornare a casa abbastanza stanchi ma con la voglia di guardare i Simpson. Abbiamo anche dei gatti e dei cani. Ci piacciono i Simpson.

Gli Zëne al completo. Da sinistra verso destra: Debo, Efrem, Beja, Brus

Radio Punk: Spesso notiamo che le band faticano a trovare date al di fuori del loro territorio. Come vi muovete voi per cercare delle date? è difficile o avete trovato una rete di persone che vi ha permesso di uscire dalla vostra zona? Anche in questo caso, avreste dei consigli?

Zëne: Non è facile uscire dal proprio territorio, specialmente se si viene dalla provincia. Purtroppo, come sa bene chi suona, ci sono delle situazioni che risultano essere molto chiuse ai nuovi arrivati, mentre altre diventano delle gabbie dalle quali si fatica ad uscire secondo un concetto di esclusione e non di inclusione; una difesa del proprio orticello panc dettata dalle mode, dall’incapacità e la paura di rinnovarsi e in cui servono persone utili piuttosto che amici (circa il concetto che vogliamo cantare in the Fall).

Alle volte sembra contino di più i followers e i video su instagram piuttosto che l’attitudine e l’amore per la musica per emergere, “l’hype” che può creare una situazione a discapito del suo contenuto. 

Noi siamo riusciti ad uscire dal nostro territorio e dall’Italia tramite una rete di amicizie create negli anni secondo quel concetto fatto nostro secondo cui il punk è unione e non competizione, ma anche grazie alla nostra grande passione ed energie che abbiamo infuso negli Zene. Il consiglio che possiamo dare è di suonare quello che si sente, non quello che la gente vuole sentire.

Radio Punk: Chiudiamo ringraziandovi e facendovi un’ultima domanda. Spesso il punk viene associato a un concetto di vecchia scuola che una volta si traduceva in organizzarsi concerti con lettere o passaparola, stampare dischi da sè con prezzi politici, stampare fanzine e fare controinformazione radiofonica o cartacea tramite volantini. Nel tempo il modo di comunicare si è evoluto tramutando quasi interamente ciò in piattaforme streaming, social network per la ricerca di date, webzine e blog e negli ultimi tempi anche dirette twitch e podcast. Alla luce di questo, in che ottica sfruttate i vari canali online? Pensate che ci sia qualche mezzo della vecchia scuola che sia ancora utile e attuale? Vi ringraziamo ancora, ciao!

Zëne: A questa domanda abbiamo risposto a grandi linee sopra. Ormai il mondo è interconnesso e, come tutti, anche noi surfiamo il mare magnum dell’etere. A scanso di retorica e romanticherie, non pensiamo fosse meglio spedirsi lettere o scriversi su messenger; ogni mezzo è buono e ben venga il progresso se utile! Per quanto ci riguarda abbiamo però apprezzato molto i passaggi radio che sono stati fatti per Bold & Slow (Grazie a Mario Tio di Materiale Resistente, Iavan di Search and Destroy e Carlo di Frullatore su Radio Azione). Passare un pezzo su un programma radiofonico permette di far conoscere le canzoni del proprio disco ad un pubblico più vasto e vario, ai microfoni si può parlare in modo più dettagliato della propria band e del significato delle canzoni. Questo può essere ancora un metodo old school che si può utilizzare (d’altra parte voi siete Radio Punk e non Tik Tok Punk)! Un plauso allo stoicismo dei fanzinari; che il dio toner sia con voi! Grazie ancora a voi e a chi è arrivato a leggere fin qui! Baci ascellari!

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