Intervista ai Chain Cult
Chiacchierata con i Chain Cult, band dark/post-punk di Atene
I Chain Cult vengono dalla Grecia, precisamente da Atene, fanno un post-punk devastante e hanno 4 lavori all’attivo, tutti usciti per La Vida Es Un Mus, tranne la cassettina del demo 2018 che è stata autoprodotta. Di recente sono venuti anche in Italia e tornatimi in mente per una loro auto-presentazione su Up Zine, ho riascoltato la loro discografia in loop e ho deciso di contattarli per fargli qualche domanda. Vediamo che ci dicono in questa intervista i Chain Cult!
Radio Punk: Ciao ragazzi e benvenuti nella nostra ‘zine! Raccontateci un po’ di voi. Come e in che contesto vi siete formati? Quali altre band avevate in passato e se sì che musica suonavate?
Chain Cult: Grazie mille per averci ospitato! Beh, siamo tre punk di Atene, Grecia. Siamo stati coinvolti nella scena DIY locale per molti anni, ed è dove ci siamo incontrati e siamo diventati buoni amici. Siamo sempre stati appassionati di post-punk e new-wave, ad un certo punto abbiamo voluto fare qualcosa di diverso e creare una nostra band che suonasse questo genere. Abbiamo suonato in molte band -e suoniamo ancora in alcuni gruppi – dall’hardcore punk al crust, rock ‘n’ roll, post-punk, punk rock ecc. Lifewreck, Dirty Wombs, Feral Kids, Rampage, Conspiracy Of Denial, Αρχή Του Τέλους sono solo alcuni di questi gruppi.
Radio Punk: Oltre al suonare, in quali progetti o collettivi siete o siete stati impegnati in passato?
Chain Cult: Abbiamo fatto parte di diversi collettivi musicali DIY e di squat negli anni passati, come ad esempio il collettivo che organizzava concerti di Villa Amalias ai tempi, lo squat Prokat35 nella città di Patrasso, diverse sale prove e studi autogestiti nella nostra città, e naturalmente siamo stati in un paio di collettivi e iniziative politiche nel passato. Dino aveva anche una fanzine. Alcuni di noi aiutano ancora con l’organizzazione di concerti nella nostra città e fanno parte del collettivo Distort Reality che organizza un paio di grandi spettacoli DIY ad Atene, una o due volte all’anno.
Radio Punk: Sia dai testi che da alcune cose lette in giro (tipo sulla rivista DIY up) si evince il vostro impegno sociale e politico. Quanto conta per voi l’aspetto politico e Do It Yourself sia come singoli che come band?
Chain Cult: Come individui, è ovvio che devi avere un’identità politica, giusto? Altrimenti, sei solo un passeggero nella vita. Come band, non siamo un collettivo politico, chiariamo questo, ma pensiamo che la posizione politica e la musica facciano un tutt’uno. Voglio dire che attraverso la tua musica puoi parlare a davvero tante persone. Non puoi separare alcuni dei tuoi pensieri, su ciò che sta accadendo nel tuo ambiente, dalla musica, o nascondere i tuoi pensieri da essa. Il DIY è una cultura che ci ha plasmato come personalità, è la forma più sincera e umana di esprimersi attraverso l’arte, organizzando la vita nella nostra società e interagendo con le altre persone intorno a noi.
Radio Punk: Il vostro sound è cupo, molto dark e post-punk ma allo stesso tempo avete un tiro che può piacere a un po’ chiunque ascolti punk. Come descrivereste il vostro suono a chi non vi ha mai ascoltato? Cosa ci dobbiamo aspettare nel prossimo disco, rimarrete sempre vicini al mood dei primi quattro lavori?
Chain Cult: A qualcuno che non ha mai ascoltato il punk diremmo qualcosa come The Cure o Joy Division (ride). Ad altri diremmo semplicemente post-punk! Abbiamo molte idee per le nostre prossime uscite, alcuni nuovi elementi o forse un nuovo approccio sia a livello di songwriting che di produzione, ma vedremo! Naturalmente vogliamo che il nostro sound si evolva e sia sempre fresco!
Radio Punk: Venite dalla Grecia, Terra in cui si sono formate band che adoriamo! Non credo abbiamo mai intervistato band greche, il che è gravissimo dato che ci sono tantissime band interessanti. Vi va di parlarci un po’ della scena dalle vostre parti? Sia della città in cui vivete, sia in generale se ci sono delle scene sparse in altre città della Grecia.
Chain Cult: In proporzione alle sue dimensioni, la Grecia ha avuto una quantità pazzesca di band underground nel corso degli anni, e sfortunatamente, solo poche di loro sono state conosciute all’estero. Scavando a fondo si possono trovare un sacco di capolavori di band estreme sconosciute. L’amore dei greci per il metal e la musica estrema è evidente e abbiamo sempre avuto un sacco di black metal, thrash, hardcore, gruppi crust che suonavano in giro. La Grecia ha anche una lunga storia nella scena dark-wave / post-punk / new-wave, a partire dagli anni ’80 fino ai nostri giorni. Ci sono molte band post-punk al giorno d’oggi, e puoi ascoltare quel tipo di musica ogni giorno nei bar e nelle feste ad Atene. La scena punk è sempre stata politica qui e profondamente connessa con il movimento locale anarchico e di sinistra radicale, era diffusa in tutto il paese ma purtroppo ultimamente si è concentrata nella capitale.
Radio Punk: C’è stata una golden age del punk in Grecia? Come vedete la situazione attuale sia punk che politica (intesa come squat/centri sociali/galassia anticapitalista) sia dalle vostre parti che in giro per il mondo? C’è una scena nel mondo che ammirate particolarmente?
Chain Cult: C’erano band e dischi incredibili negli anni ’80 e nei primi anni ’90, siamo soliti pensare a quei periodi come all’età dell’oro, ma ad essere onesti era probabilmente difficile essere un punk in Grecia a quei tempi. La scena era molto piccola, la società greca era molto conservatrice dopo gli anni della dittatura e quei punk erano visti davvero come dei reietti nelle loro città. Non c’erano i mezzi per provare con la tua band o per registrare la tua musica facilmente, né molti posti dove suonare dal vivo. Geograficamente, il paese era -e lo è ancora- un posto remoto per il resto dell’Europa settentrionale e centrale ed era quasi impossibile far “viaggiare” la propria musica all’estero. Era un po’ “eroico” gestire una band nel modo in cui la conosciamo oggi, sai tipo fare dei live, pubblicare dischi, fare tour ecc. Ecco perché quelle band sono ancora apprezzate da tutti. Un’epoca eccellente, che abbiamo avuto la fortuna di vivere e di farne parte, è stata quella dei primi anni ’10, gli anni tra il 2010 e il 2015. Sono spuntate molte band incredibili, con grandi dischi, ben prodotti e ben suonati dal vivo. C’era un’incredibile rete di gruppi, collettivi e squat molto attivi che avevano formato una comunità incredibile in tutto il paese legata da forti amicizie. In queste circostanze ci siamo incontrati anche noi. Oggi la situazione non è così buona. Le stesse persone sono ancora attive nella scena ma sono molto stanche perché sono “vecchie” con molti altri impegni in parallelo. Manca sangue nuovo, sangue che sia attivo con iniziative, che possa rischiare e fare qualcosa di grande e radicale, inoltre la repressione generale degli ultimi anni ci ha fatto perdere molti squat e luoghi dove poter organizzare i nostri eventi. In generale, il movimento anarchico locale non è nella forma migliore e questo influenza anche la scena punk locale. Nel frattempo, l’hip hop regna tra i giovani e sembra che abbia un messaggio più forte e rilevante per i giovani rispetto al punk rock. Molto brevemente in una prospettiva politica, c’è molta povertà, salari estremamente bassi e affitti molto alti, uno dei governi più corrotti, neoliberali e non istruiti al potere, media ancora più corrotti che sostengono questo governo, tutto viene venduto al capitale straniero, metà della popolazione vive ancora nella paura, nel bisogno e nell’ignoranza e questo porta a pensieri xenofobi, sessisti e generalmente conservatori.
Radio Punk: Vi piacerebbe rendere un lavoro il suonare punk? Cosa ne pensate di chi sceglie/riesce a vivere di punk o diy?
Chain Cult: Oh Signore! Il lavoro a tempo pieno è una delle cose peggiori del mondo. Già odiamo il nostro lavoro, e odiamo lavorare cinque giorni a settimana, otto ore al giorno, anche se ci tocca farlo. Non lo so davvero, non potrei immaginare che quello che facciamo sia infarcito di preoccupazioni e che queste preoccupazioni siano quotidiane e incentrate sul sopravvivere in questa società. Naturalmente (a parte se sei in un gruppo enorme come i Rolling Stones, gli Iron Maiden o i Social Distortion) è più probabile che ti troverai a lavorare molto duramente, ad essere sulla strada ogni giorno, a scrivere più musica possibile in un breve lasso di tempo, e riusciresti a malapena a guadagnarti da vivere. Contemporaneamente probabilmente ti troveresti a perdere del tempo di qualità con la gente locale e con gli amici nei posti dove andrai a suonare, anche nella tua stessa città natale, quindi non so. Non tutte le band possono farcela in questo modo, giusto? Devi essere un gruppo musicale davvero grande, bravo e che lavora sodo per ottenere questo risultato. Siamo cresciuti e non possiamo giudicare quelli che vivono della loro musica. Penso che cercheremo di mantenere la nostra musica libera e pura finché saremo in grado di tollerare la depressione generale delle nostre vite ordinarie e dei nostri lavori…
Radio Punk: Parlando di musica, siete usciti autoprodotti e poi per La Vida Es Un Mus. Com’è stato collaborare con questa incredibile etichetta, dato che è una delle più professionali in ambito post-punk, hardcore e anarco-punk?
Chain Cult: La nostra collaborazione con loro è stata fantastica finora. Non conoscevamo Paco prima, gli abbiamo solo mandato la nostra musica poco dopo averla resa pubblica, gli è piaciuta e così è iniziata! La Vida Es Un Mus fa una distribuzione incredibile in tutto il mondo, puoi trovare i nostri dischi ovunque, letteralmente. Allo stesso tempo, consegna grande musica con grande attenzione a qualsiasi tipo di dettaglio come il packaging, la produzione, tutto. Ognuno dei nostri dischi è stato ristampato tre volte finora, quindi crediamo che il tutto abbia avuto successo fino ad ora.
Radio Punk: Dopo l’incredibile “We Are Not Alone EP” dell’anno scorso, cosa vedrà il futuro dei Chain Cult? Suonerete in giro in lungo e in largo per il mondo? Quando uscirà un full-length? Qui non vediamo l’ora!
Chain Cult: Un sacco di live! Ci è mancato suonare molto, e vogliamo concentrarci sui tour nei prossimi mesi e nella nuova stagione. Poi c’è il secondo album full-length nelle nostre menti e non vediamo l’ora di affrontare l’intero processo di scrittura e produzione. Oh, e ci sarà una grande compilation con gruppi greci post-punk, synth e new-wave nel 2022, con una nostra nuova canzone, a sorpresa!
Radio Punk: Chiudiamo in bellezza ringraziandovi tantissimo per l’incredibile passione e disponibilità e vi chiediamo di raccontarci le peggiori disavventure, i peggiori rimborsi, i momenti più assurdi accaduti in tour (senza fare nomi) e anche i vostri migliori momenti vissuti suonando in giro! Grazie ancora, alla prossima!
Chain Cult: Grazie mille per questa intervista, è stata fantastica! Sentitevi liberi di chiederci qualsiasi cosa in qualsiasi momento. Fortunatamente non ricordiamo nessuna esperienza veramente brutta e/o seria dei nostri tour. Naturalmente abbiamo avuto spesso furgoni e auto che si rompevano, ma non ci è mai saltato nessuno show per questo, per fortuna. Probabilmente, la pagina peggiore nella storia della nostra band sono i due tour cancellati che avevamo completamente prenotato, uno per gli USA nel 2020 e uno per la Russia nel 2022, legati rispettivamente alla pandemia e alla guerra in Ucraina, due eventi globali che hanno cambiato il mondo e sono costati la vita a tante persone. Naturalmente la nostra band è secondaria in questo caso e la vita continua. Quello che amiamo di più è incontrare persone di gran qualità in tutti i nostri tour. Persone che sono grandi anime, personalità sorprendenti, individui interessanti. Queste persone ci fanno continuare a fare quello che facciamo. Momenti folli sono quando tutti cantano le nostre canzoni lontano da casa e quando ci viene chiesto di suonare per una seconda volta (ride) anche se siamo completamente fottuti e fatti. Questo è successo già due volte!
Credit foto: George Argyropoulos Photography
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