Intervista in vista di “Musica e Parole per Federico Aldrovandi”
Siamo a pochi giorni dal concerto che si svolgerà il 24/09/2016 a Ferrara in Piazza Municipale “MUSICHE E PAROLE PER FEDERICO ALDROVANDI”, promosso dall’Associazione Federico Aldrovandi, che è sempre stata in prima linea per ottenere giustizia nel caso di questa giovane vita spezzata a soli 19 anni, alle prime luci dell’alba del 25/09/2005, a seguito di una colluttazione con le forze dell’ordine.
Mi trovo a parlare con Andrea e Matteo, due amici d’infanzia di Federico, che erano con lui quella notte e l’hanno lasciato vivo in Via Ippodromo, trovandosi così coinvolti nella vicenda. A quel tempo due ragazzi, ora uomini di 30 anni; Andrea ha due figli piccoli ed un lavoro nel polo chimico-industriale, Matteo lavora in zuccherificio.
In questa nostra chiacchierata spazieremo dal concerto musicale all’accaduto a 360°.
Quando nasce l’idea del concerto per Federico?
Da subito, la musica è stata il veicolo trainante per far conoscere la storia di Federico; era infatti il momento conclusivo di ogni manifestazione, che negli anni immediati alla morte, erano organizzate per ricordare il giorno del compleanno e quello della morte.
Da cinque anni tale evento è diventato un appuntamento fisso a ridosso della data dell’uccisione, dapprima si svolgeva in Via Ippodromo, luogo in cui avvenne il fatto, mentre attualmente in Piazza Municipale.
In quanti lavorate alla riuscita dell’evento?
In primis l’Associazione per Federico Aldrovandi composta da una decina di persone tra familiari ed amici, da sempre impegnati nella ricerca della verità, supportati anche da altre realtà ferraresi quali Arci Bolognesi, Curva Ovest, Contrarock, Giorgio Canali e Francesco Monta Montanari “uomo palco”.
Qual’è il rapporto con gli artisti che si sono alternati sul palco in questi anni?
Tutti gli artisti che in questi anni si sono esibiti l’hanno fatto a titolo gratuito o in alcuni casi pagando solo le spese di viaggio; sono stati tutti colpiti da questa vicenda ed hanno voluto essere vicini alla famiglia e dare il proprio contributo, e tra i partecipanti c’è chi ha pure scritto canzoni legate alla vicenda.
Ora, dopo avere lasciato spazio e parole all’evento musicale entriamo un po’ nella vicenda ed il discorso si fa più personale.
La Famiglia di Federico?
La famiglia ha sempre avuto un ruolo determinante nella ricerca della verità e quando la vicenda sembrava “insabbiarsi” la mamma Patrizia apre un Blog su internet chiedendo venisse fatta luce sulla vicenda visto che erano presenti troppi lati oscuri. Di fronte alle molteplici ecchimosi e lesioni non era credibile la morte per malore, quindi si apre un nuovo capitolo della vicenda, che arriverà ad avviare un’inchiesta con il conseguente processo ai poliziotti presenti quella tragica mattina.
Il rapporto che avevate con Federico? E le prime notizie?
Il rapporto era di amicizia sin dall’infanzia, si condivideva la passione per la musica, lo stadio ed altri divertimenti che possono avere i ragazzi di 19 anni.
Le prime notizie le abbiamo vissute in prima persona visto che abbiamo appreso dell’accaduto in questura, dopo essere stati prelevati da casa. Qui ci sono state attribuite accuse di responsabilità dell’abbandono dell’amico in difficoltà, cosa che assolutamente non avremmo mai fatto. Dopo la serata avevamo lasciato Federico in Via Ippodromo ed eravamo andati a casa; noi amici inizialmente siamo stati incolpati dell’accaduto ma fortunatamente le nostre famiglie ci sono sempre state vicine e capendo il dramma che stavamo vivendo ci hanno supportati fisicamente e psicologicamente.
Il Processo
Dopo tre gradi di giudizio, con tutte le polemiche e le critiche da parte anche della città, si è ottenuta giustizia sopratutto perché un cittadino ha fatto “il cittadino vero”, raccontando ciò che aveva visto e sentito quella mattina. Un sempre grazie a questa donna.
Giustizia è stata ottenuta e pur essendo questa vicenda drammatica è stata di esempio e di aiuto a tanti drammi consumatisi dopo Federico, per trovare il coraggio di denunciare abusi e torture, creando un precedente ai processi ancora aperti.
Diciamo che l’unico neo purtroppo è che i colpevoli indossano ancora la loro divisa e proseguono il loro lavoro.
Di tutta questa vicenda cosa vi rimane?
Il supporto delle persone è stato molto positivo e ci ha aiutato ulteriormente in questo dramma, così come la solidarietà da parte di tantissime tifoserie italiane che sono sempre state al nostro fianco anche alle manifestazioni; queste d’altronde sono “la palestra” delle forze dell’ordine e conoscono come funzionano certi meccanismi in quanto provati sulla propria pelle.
In ultimo siamo maturati con questa vicenda, alla ricerca di una giustizia difficile e talvolta coperta da tanta omertà.
Ora il percorso è comunque terminato e dal nostro palco siamo pronti ad accogliere e dare voce a chi ancora non ha ottenuto giustizia.
Intervista a cura di Stefano Massarenti