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Tales From The Distro (Ep. 8): Jonestown Kids

Nell’ ottava puntata di Tales From The Distro andiamo a intervistare i Jonestown Kids, band emiliana coi quali abbiamo fatto uscire il disco S/T in vinile 12”

Cos’è “Tales From The Distro”? In pratica parliamo brevemente dell’uscita in questione, poi lasciamo la “parola” alla band coinvolta nel disco con un’intervista e infine alleghiamo l’eventuale materiale che c’è riguardo quest’ uscita. Il perché è semplice, volevamo supportare le band e allo stesso tempo parlare di dischi che avevamo contribuito a far uscire senza risultare auto-referenziali, ma semplicemente presentandolo e dando voce alle band. Questi gli scorsi episodi: 

IL DISCO:

Un miscuglio velenosissimo e potentissimo tra hardcore e powerviolence riempie i solchi di questo disco in vinile 12” dal titolo omonimo. I Jonestown Kids ci urlano in faccia la loro rabbia in 12 tracce che non lasciano scampo. Con il primo lavoro, lo splendido split con iGioia, avevano già messo le cose in chiaro, ma con questo LP si confermano e anzi continuano a stupire. Formazione con voce, batteria, una chitarra e due bassi, dove la ferocia e i toni cupi ci proiettano in una sensazione di piacevole male di vivere.

Il disco è stato stampato alla nuova fabbrica di vinili, la Vinylcore di Padova e il disco si presenta con un particolare tipo di cartoncino semi-aperto sul retro. Il verde della copertina con al centro un volto lugubre sfregiato ci accoglie e ci prepara a quello che poi troveremo in musica e testi. Due note tecniche, doverose, prima di lasciare la parola alla band.

Le etichette coinvolte, oltre la nostra, nella coproduzione sono: Shove, Assurd, The Fucking Clinica, Zas, Punti Scena, Rebound Action, Forever True. Le registrazioni e il mix sono a cura di Alessandro Zanotti (Zanna) e il Master è a cura di Claudio (Cani dei Portici). Le foto che trovate nell’artwork curato da Butta (You Suck) sono a cura di Federico Pau e Francesco Borghi.

INTERVISTA AI JONESTOWN KIDS:

Radio Punk: Ciao ragazzi, benvenuti nella nostra ‘zine. Raccontateci un po’ come, quando e dove è nato il vostro progetto e se fate o facevate parte di altre esperienze (band, collettivi, etichette, ecc). 

Jonestown Kids:
FRA – il progetto è nato credo nel 2015 / 2016. La prima formazione comprendeva me alla chitarra, Code alla voce, Adri alla batteria e Adam (Adamennon) al basso.
Per motivi logistici poi Adam ha dovuto lasciare ed è arrivato Max al basso.
Nel 2021, spinti dalla necessità di ampliare un po’ il nostro sound abbiamo iniziato a pensare di aggiungere un po’ di cattiveria. L’aggiunta di una seconda chitarra ci sembrava troppo scontata e inoltre eravamo tutti inamovibili sul fatto che il nuovo membro dovesse essere un amico. Thomas era l’unica opzione possibile!
Esperienze passate tante, ci vorrebbe un libro solo per quelle di Adri! Citandone alcune in ordine sparso: By All Means, Lady Tornado, Korea Ping Pong Attack!, The Death Of Anna Karina.

THOMAS – io mi sono unito ai JK circa due anni fa come secondo bassista. Sono amico da anni degli altri ragazzi e quando Max mi ha chiesto di unirmi a loro per sperimentare soluzione a due bassi è stato naturale dire di sì.

Suono anche nei Dysmorfic (avant-grind, Mantova) da 25 anni, quindi è stato molto stimolante per me fare un altro genere, seppur simile e sperimentare con 2 bassi e 1 chitarra, oltre che suonare con un batterista fenomenale come Adriano.

CODE – Principalmente la band nasce dalla voglia di ribeccarsi in saletta e condividere almeno una sera a settimana con gli amici di sempre perché con i mille impegni a cui ci ha sottoposto la vita adulta non è sempre scontato riuscire a restare in stretto contatto. Con la formazione classica chitarra basso batteria abbiamo realizzato un cd autoprodotto in 20 copie e uno split insieme a IGIOIA in Lp 12” stampato poi anche su tape da una piccola label tedesca, mentre con la cordata a due bassi è uscito quest’ anno per una serie di super etichette compresi voi di Radio Punk un Lp Omonimo con 12 pezzi.

Per quanto riguarda le esperienze precedenti, visto che tre di noi sono più verso i 50, ne abbiamo tante, a partire da Adri che è stato membro dei By all means, society of jesus, mourn, no sommo nada, the death of Anna Karina, lady tornado e un altro foglio protocollo di gruppi.

Io ho cantato nei lady tornado e ancor prima negli Holywood perverse sempre con Adri, Max continua a suonare anche con i Malloy, Thomas i leggendari Dysmorfic e Fra ha suonato nei Korea Ping Pong Attack! E adesso ha un progetto black Metal parallelo con Ari chiamato Syberian.

Radio Punk: Il vostro nome è facilmente intuibile. Vi va comunque di spiegare a chi ci legge da dove deriva e come mai la scelta del vostro nome? E invece l’immagine di copertina del disco, so che ha una storia affascinante e sempre piuttosto macabra dietro… 

La copertina del disco

Jonestown Kids:
THOMAS – Lascio al Code…

FRA – la scelta del nome è probabilmente la cosa più difficile per una band, nel nostro caso è stato sicuramente così. Jonestown era il punto fisso, Kids è uscito un po’ a caso. Il genitivo sassone ci sarebbe voluto ma ci faceva cagare. Ed ecco come è nato il nome!

CODE – Chi è estraneo alla storia di Jonestown e ne vorrà approfondire la conoscenza da una prima ricerca si troverà di fronte una vicenda di fanatismo religioso finito con un suicidio di massa di proporzioni mastodontiche.

L’ aspetto che mi ha colpito di più invece è il progetto di questo reverendo di creare una società multietnica fatta di poveri e reietti che mettendo insieme forze e averi fondano questa realtà che chiamano Jonestown (dal nome del reverendo Jim Jones) che è fatta di autosostentamento e autofinanziamento, in poche parole, una realtà dai puri aspetti socialisti all’ interno del più grande paese capitalista del mondo, gli Stati Uniti, che all’ epoca erano nel pieno degli attriti diplomatici con il blocco sovietico.

Oltre all’ aspetto religioso quindi ciò che cattura l’ attenzione è l’ ipotesi di un complotto interno per affossare una realtà in crescita e funzionante ma decisamente scomoda sotto il piano politico.

Per quanto riguarda la copertina invece la foto che vi è impressa viene da un rituale chiamato mensura. Questa pratica si basa su un duello definito studentesco perché praticato per lo più all’ interno di accademie private del nord Europa. Il duello consiste nello sfregiarsi a colpi di spada rimanendo immobili per provare il proprio coraggio. Questo rituale è considerato un rituale di appartenenza, infatti gli sfregi e le cicatrici venivano poi mostrati con orgoglio.

L’ intero disco è una riflessione critica e spesso una condanna nei confronti di questo concetto.

La società dall’ inizio del novecento (in realtà da sempre ma a me interessava questa parte della storia) ha dimostrato varie occasioni di creare delle realtà innovative a livello di pensiero o rivoluzionarie in ambito sociale. Realtà limpide, passionali, sincere che spesso sono sfociate in qualcosa di così grande da fare paura e di conseguenza controllato, represso e annullato. In poche parole l’ uomo che decide senza obiezioni di appartenere ad un partito, una divisa, un credo religioso e via dicendo fino ad accettarne i fallimenti e gli errori. Una autodichiarazione di sottomissione spesso nel nome della libertà, un consenso dai risvolti grotteschi insomma.

Questo aspetto è rapportabile anche in alcune realtà interne alla cosiddetta scena che dovrebbe essere invece un’ ancora di salvezza per il pensiero libero.

Radio Punk: Siamo abbastanza in confidenza a questo punto per chiedervi chi sono i Jonestown Kids nella vita di tutti i giorni? Hobby, lavori, passioni, scheletri nell’armadio, gusti improbabili musicali…

Jonestown Kids: questa è la domanda più difficile! Siamo tutti sufficientemente complicati da non essere in grado di auto-descriverci.

In linea di massima diciamo che siamo tutti fieri rappresentanti della classe operaia, accomunati dalla passione per la musica (scontato) e dall’arte in generale (cinema, fumetti, fotografia e tutto ciò che ci trasmette qualcosa e ci ispira). Gusti improbabili, essendo in 5, c’è un po’ di tutto! Ovviamente la base di partenza per tutti è, generalizzando, il punk e l’hardcore.

FRA – Per me personalmente anche tanto metal (black principalmente), blues, jazz, folk, country, musica classica, rap. Un po’ di tutto, l’importante è che mi trasmetta qualcosa e che non promuova (come band ma anche come singoli componenti di essa) ideologie non allineate alle mie (per non fare nomi, non andrò mai a vedere un live dei Mgla, per esempio)

Per me non è mai “solo musica”, anche i nostri pezzi (per quanto insignificanti possano essere all’interno del panorama musicale) sono il risultato di ciò che siamo e ciò che viviamo.

Mi risulta innaturale appassionarmi di qualcosa se poi l’autore è una persona che non potrei mai stimare nella vita.

THOMAS – a parte il lavoro, la musica occupa gran parte della mia vita. Studio anche basso jazz quindi quasi tutti i giorni della settimana suono, tra hardcore, grind e jazz. Sono uno pseudo collezionista di bassi. Il tempo libero lo passo con mia moglie.

CODE – Per quanto mi riguarda nella vita gestisco una vecchia merceria di paese, vado in bici e ci smanetto accanto da tempo. Il cinema e i dischi non li ho mai abbandonati, ascolto di tutto quindi gusti improbabili sicuramente ne ho tanti.

Radio Punk: Il momento “Verissimo” è terminato. Tornando un po’ a parlare di voi come band, quali tematiche affrontate principalmente e cosa volete comunicare a chi vi ascolta e vede dal vivo:

Jonestown Kids:

THOMAS – Lascio al Code che scrive tutti i testi e quindi avrà argomentazioni più complete delle mie.

CODE – I testi li scrivo io, poi devono passare sotto la severa commissione interna degli altri (ahahaha). Preferisco creare riflessioni che pur non direttamente servano a spiegare il disagio che ci circonda e le difficoltà che affrontiamo ogni giorno nella vita dal quotidiano, agli affetti persi senza tralasciare la parte politica della nostra vita che ci vuole comunque tutti allineati, schiavi di un’ appartenenza, vedi che caschiamo ancora lì.

MAX – Dalla mia credo che la parte dedicata ai testi sia molto importante, devo sapere che il messaggio che arriva è ben chiaro a allineato con quello che ci proponiamo di fare come band, cercando di non uscire dal seminato di quello che ci coinvolge personalmente. Non abbiamo motti indimenticabili che passeranno alla storia per originalità però facciamo un sacco di cori ma ci piace perdere la voce e reiterare senza senso i finali delle canzoni.

Radio Punk: Come nasce questa cordata DIY che ha contribuito a partorire questo album, vi va di spendere due parole sulle etichette coinvolte e sulla fabbrica vinylcore di Padova che ha pressato i vinili?

Jonestown Kids:

THOMAS – dal mio punto di vista, ci siamo sempre mossi nel circuito underground DIY, anche singolarmente, quindi è stato naturale cooperare con le piccole etichette/realtà DIY che conosciamo, verso cui portiamo stima e che sono in ogni caso, prima di tutto, amici.

CODE – ci sono principalmente due fattori che hanno portato a questa coproduzione: 1 siamo vecchi e conosciamo un sacco di gente, 2 fortunatamente sono tutti amici con una grande passione.

Giuro che la partecipazione è stata nel momento della realizzazione commovente, sulla chat del gruppo ci scambiavamo continuamente messaggio del tipo “ci stanno anche loro” “sono carichi ci aiutano e via così”

MAX: La cordata è fatta di amici di vecchia data, di etichette che già ci avevano aiutato con lo scorso disco, tutte belle persone che hanno fatto del punk un modo essere e delle coproduzioni una pratica consolidata negli anni. Tutti presi bene e super coinvolti.

Vinylcore ha fatto come seconda produzione il nostro Lp e devo ringraziare Lorenzo e tutti i ragazzi che hanno avviato questa realtà per l’ impegno e la professionalità con cui hanno portato a termine il lavoro, frutto di bestemmie e tanto coraggio. Con Lorenzo ci conosciamo da più di 20 anni, ricordo ancora un incontro casuale in un autogrill imprecisato della meravigliosa autostrada Milano Genova per andare al ten years fight fest dei Kafka. La nostra scena è fatta anche di questo, condividere piccoli pezzi di vita qua e là e riagganciare rapporti dal nulla e supportare i vari progetti messi in piedi durante gli anni.

Radio Punk: Beh abbiamo parlato del disco a livello di produzione e distribuzione, cosa ci raccontate invece di chi ha curato artwork, foto, registrazioni, mix, master ecc?

Jonestown Kids:

FRA – partendo in ordine cronologico, le registrazioni sono state fatte nella nostra sala prove, che condividiamo con gli amici Malloy (grazie Errico), tutto in presa diretta tranne la voce.

Il merito del risultato finale va tutto a Zanna (DIEVEL, Ornaments, The Death Of Anna Karina) che si è fatto in 4 per darci la possibilità di registrare “a modo nostro” alla vecchia che si è spacciato per essere alle prime armi ma che poi si è rivelato mega professionale. Non per ultimo Claudio (Cani dei Portici) che si è occupato del master presso il Fonoprint Studio di Bologna.

L’artwork è stato curato dal nostro amico Butta (@campingskateboard) e le foto dal nostro amico Francesco Borghi e Pau.

Per noi era importante che tutto venisse fatto e curato da persone che conosciamo e stimiamo. Siamo dell’idea che un disco sia non solo la musica che contiene, ma sia il risultato finale di differenti forme d’arte che si incontrano e ognuna di esse ha la stessa importanza e richiede la stessa passione e dedizione (tradotto: i pezzi magari fanno cagare ma ci mettiamo una pezza con un bell’artwork!)

CODE – I credit all’ interno del disco parlano da soli, le foto fatte da Pau e Borghi non ci rendono giustizia infatti dal vivo siamo molto peggio. Per quanto riguarda la parte grafica ci siamo affidati all’ amico Butta, che è un vero manico in questo tipo di cose, preciso e meticoloso come nessun altro. Realizzato in analogico come nella migliore delle tradizioni punk e hardcore anni ’90 e riversato in digitale solo al momento della stampa che è stata. Curata sempre da lui.

Radio Punk: in qualche modo dicevamo Jonestown Kids tratta c’entra con un aspetto religioso, quello del fanatismo e della setta. In generale: voi cosa ne pensate di fede, religione e spiritualità? 

Jonestown Kids:

THOMAS – io non ho nulla contro la fede e spiritualità personale, coltivata in sé stessi. La fede associata alle religioni organizzate invece è uno dei tanti cancri dell’umanità.

FRA – ha già detto tutto Thomas! Penso che la cosa fondamentale sia essere in pace con se stessi e con gli altri, nel rispetto di tutti e nel rispetto del pianeta sul quale viviamo. Questo equilibrio viene meno ogni volta che un individuo cerca di imporre il proprio volere sugli altri. Questo succede in continuazione e diciamo che la politica e la religione sono portabandiera di questa modalità…

CODE: Non ci vedrei niente di male nella spiritualità se questa servisse ad un singolo e ribadisco singolo elemento per vivere la sua vita serena nel rispetto di tutti.

Quindi: Fai un percorso nella tua vita che ti porta ad avere la necessità una fede o comunque di un pensiero a cui aggrapparti. Per cercare di non vacillare in questo percorso inizi a frequentare altra gente come te. Questo porta a formare una società, una chiesa con regole e rituali che accetti nonostante tutto e rispetti con cieca osservanza.

A guardarsi intorno direi che alla base di guerre, violenze, omofobia e discriminazione c’ è sempre una dottrina più o meno spirituale organizzata che è l’ esempio più lampante dell’ assurdità di un’ appartenenza, schiavo di ciò che vuoi credere e di ciò che ti hanno infilato in testa.

Radio Punk: Vi ho visto diverse volte in posti che fanno terminare i concerti alle 5 del mattino… fate un appello perchè questa tortura finisca!

Jonestown Kids:
THOMAS – in questo senso valutiamo di prendere un B&b non per dopo il concerto, ma per prima hahahahaha

FRA – l’età avanza e la caffeina fa sempre meno effetto.

MAX: Io non ce la posso fare, le 5 della mattina sono per i duri e puri. Io mollo prima con grande dispiacere per il non riuscire mai a vedere tutte le band. Si inizia presto si finisce presto come stile di vita.

CODE – Pensate anche a noi vecchi! Rientrare alla 6 di mattina dopo un concerto non mi ha mai pesato se non alla fine della giornata, negli ultimi anni gli impegni si sono sommati e devo per forza fare i conti con l’ orologio e tralasciare alcune notti brave.

Radio Punk: Domanda spinosa o forse no. Meglio rimanere nella nicchia o spargere il verbo? Meglio suonare solo in squat/Centri sociali o anche allargarsi e suonare in posti come locali, arci, aics, festival per far arrivare il messaggio anche altrove? Che tipo di compromessi pensate possa fare al giorno d’oggi una band punk hardcore?

Jonestown Kids:
THOMAS – Per come la vedo io, l’hardcore punk in senso lato è nato negli squat e negli spazi autogestiti, quindi probabilmente è quello l’ambiente a noi più congeniale. Però non ci precludiamo nulla, non trovo nulla di male nel suonare nei locali, a patto che siano sempre mossi da sentimenti antifascisti. Il messaggio in sé è molto importante e “preaching to the converted” può essere un pochino sterile; quindi, allargare gli orizzonti o mettersi in discussione, in generale, fa bene. L’unica cosa che non farei è il “pay to play”.

CODE – Gli squat e i c.s. sono un tutt’uno con le nostre realtà musicali è innegabile, se penso ad un gruppo HC sono abituato a pensarlo come attitudine prima di tutto e quindi ad associarlo ad un certo ambiente e devo dire che non impazzisco all’ idea di dovermi tesserare in continuazione per poter seguire una delle mie passioni però mi rendo conto che probabilmente questa è una forma di sopravvivenza per molti circoli e locali. Ultimamente ci è capitato spesso di suonare in circoli e a differenza di anni fa dove si avvertiva più nettamente il distacco tra chi organizzava e pensava solo a fare cassa, ora la maggior parte delle volte ti trovi a riabbracciare vecchi amici del giro o ragazzi giovani con passione e un approccio sincero dietro il bancone o la cassa del locale. Non ci è mai passato per la mente di valutare compromessi con situazioni ambigue politicamente.

MAX: La cosa importante è essere sinceri, prima di tutto con se stessi e secondariamente con chi ti segue e ti supporta. Noi non siamo intransigenti per quanto riguarda i luoghi fisici in cui suonare, lo siamo piuttosto sui messaggi che passano per i posti che frequentiamo e per l’ attitudine di chi ci propone serate. A dire il vero non siamo mai troppo entusiasti di entrare in situazioni infinite in mezzo ad accozzaglie di band di ogni sorta, ci piacciono i palchi piccoli e bassi e le stanzine strette e affollate di amici. Lasciamo volentieri ad altri le luci della ribalta e i lauti rimborsi.

Radio Punk: Com’è e com’era la scena dalle vostre parti? Se veniamo nelle vostre zone, dove si va? Ci sono posti per suonare, collettivi “antagonisti”, negozi di dischi, distro, etichette e altri spazi in cui portereste chi viene a trovarvi?

Jonestown Kids:
THOMAS – Io sono di Mantova e c’è molto poco. Esiste solo uno spazio autogestito che talvolta fa concerti DIY, ma che è abbastanza attivo nel tessuto sociale della città. Ci sono un paio di Arci che talvolta organizzano cose interessanti (uno di questi è però vicino alla provincia di Bresca, lontano dalla città).

MAX: La bassa che va da Modena a Reggio a Mantova è gremita di situazioni eccellenti, lo spirito che si trova da queste parti va al di là di ogni più rosea aspettativa. Il caseificio La Rosa a Poviglio è uno dei nostri posti del cuore gestito egregiamente da persone meravigliose, organizzano serate di ogni tipo con un’unica costante, la passione che mettono in ogni serata in ogni zuppa e in ogni letto che preparano per chi si ferma a dormire dopo aver suonato. I fienili a Suzzara sono un’ altra realtà che ci porta alle glorie delle serate di 20 anni fa. I ragazzi vivono la scena da sempre e hanno negli anni messo a punto uno schema e una location incredibile per organizzare serate memorabili. Poi c’ è l’ ekidna sotto l’ argine del secchia appena fuori Carpi, Zazza che dal più triste dei paesini di campagna riesce sempre a far suonare amici e grandi gruppi su un palco degno di grandi locali e con super accoglienza.

Insomma possiamo dire tutto quello che vogliamo di questa landa desolata che è la pianura padana ma non che siamo abbandonati alla noia e alla morte cerebrale.

Radio Punk: Raga vi ringraziamo di cuore e chiudiamo con l’ultima domanda. Avete in previsione di fare un tour o comunque date e magari suonare all’estero? E a proposito di estero, che pensate della scelta di cantare in italiano, pensate possa essere limitante? E con questo enigma vi lasciamo e ci vediamo alla prossima, grazie ancora!

Jonestown Kids:
MAX – Facciamo toccata e fuga a Cagliari per il festival organizzato dal collettivo Cagliari Supporting Hardcore che carico dopo l’ uscita del disco oltre ad una bella recensione sulla loro fighissima fanza ci ha chiesto di partecipare. Poi in realtà siamo un po’ fermi ma sempre ben disposti ad accettare altre proposte nel caso dopo questa intervista qualcuno si sia preso bene. L’ italiano è d’ obbligo secondo me nel momento in cui il messaggio deve passare e ha la sua rilevanza, non è un problema a mio parere nemmeno all’ estero, abbiamo ricevuto un buon riscontro da vari paesi europei e con immenso stupore anche da Giappone e America. (L’ internet fa miracoli)

THOMAS – abbiamo suonato abbastanza subito prima dell’uscita del disco, e qualche altra data è programmata. Credo che se si creasse l’occasione non ci sarebbero problemi ad andare oltre confine. Forse la lingua può essere un problema al primo approccio, ma non credo sia un ostacolo. Non dimentichiamo che i più grandi gruppi hc punk che abbiamo avuto cantavano in italiano e sono andati ovunque, in Europa e oltre. Grazie mille a voi, buonanotte e SOGNI D’ ODIO.

Ascolta la nuova canzone “Sassi”:

Vi lasciamo con una chicca e con grande piacere vi presentiamo la nuova canzone della band che potete ascoltare qui sotto. Nel ringraziare la band per averci passato in anteprima questo brano, vi lasciamo alle parole della band:

“Per ringraziare voi di Radiopunk che ci supportate, che ci avete sopportato in queste risposte contorte vi diamo in anteprima un nuovo pezzo che finirà sul prossimo disco e che speriamo serva a gasare un po’ chiunque verrà sabato 14 ottobre al Cagliari Hardcore Festival.
Questa è SASSI questo è il nostro cuore questo è il nostro modo.”

Dicono di loro:

Recensione su In Your Face (fanzine cartacea)

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