No control. Storie di hardcore punk californiano 1980-2000
Vi parliamo di “No Control”, libro di Federico Guglielmi, uscito per Tsunami Edizioni, sull’hardcore californiano nel periodo 1980-2000
Federico Guglielmi, critico musicale da circa 4 decenni, che ha scritto per una miriade di riviste tra cui Il Mucchio Selvaggio, è uno di quei personaggi che non han bisogno di presentazioni fra i seguaci del rock ‘n’ roll più estremo. Sul libro che mi appresto a raccontare il giornalista romano ha deciso di riunire tutti i suoi articoli e le sue recensioni relative al Punk Hc californiano e alle sue band, partendo dal 1980 e arrivando fino ai nostri giorni. In questo lasso di tempo il punk/hc “made in California” ha cavalcato diverse ondate (non solo come modo di dire!): dal proto Hc di band come Germs e Middle Class, feroci e incazzati ma ancora non eccessivamente veloci, passando per quelli che vengono ancora oggi considerati come i capostipiti del genere, ovvero i Dead Kennedys di Jello Biafra e i Black Flag di Rollins, Greg Ginn e soci. Nei primi anni ’80 però oltre alle band più “cattive” inizia a prendere forma quel Punk Hc più melodico partito da Adolescents, Descendents e simili per poi scoppiare definitivamente alla fine del decennio con i Bad Religion di “Suffer” e “No Control”, i primi dischi di alto livello a unire cantato pulito e riff frenetici. Proprio grazie alla formazione con alla voce il professor Graffin possiamo parlare di una vera e propria seconda ondata del Punk Hc californiano, dopo alcuni anni di fiacca in cui le band più famose della scena si erano sciolte o avevano cambiato genere esplorando altri territori musicali (vedi i Black Flag post-“Damaged”).
Il Sor Guglielmi fa spesso notare nelle sue recensioni come dopo il boom di vendite delle band della prima ondata, seppur con numeri non minimamente paragonabili a quelli delle major, sono stati molti i tentativi di imitazione di queste ultime e ciò ha portato a un appiattimento compositivo generale e all’uscita di molti dischi dozzinali sull’onda dell’entusiasmo. Come dicevamo prima, la nuova ventata di freschezza portata dal terzo album dei Bad Religion “Suffer” ha ridato nel 1988 vigore a un’intera scena ormai quasi scomparsa e soprattutto ha contribuito a creare una nuova generazione punk Hc che iniziò a prendere gli strumenti in mano nei garage del Sunshine State. Il giornalista romano già nelle recensioni dell’epoca aveva fin da subito notato questo nuovo corso dell’Hc, che era stato dato ormai per morto da molti addetti ai lavori. La passione degli adolescenti per il punk riprese invece a crescere più forte di prima e preparò in qualche modo il terreno all’esplosione commerciale vera e propria, quella del 1994; Green Day e Offspring (manco a dirlo californiani) vendettero in quell’anno più di 10 milioni di copie a testa e balzarono ai primi posti nelle principali classifiche di vendite negli Usa e in tutta Europa, accendendo i riflettori dei media sulla scena Punk come mai successo prima. Le major iniziarono letteralmente a fare a gara ad ingaggiare gruppi punk per sfruttare il trend musicale del momento e molti di questi ovviamente venivano dalla terra dove questo genere ha avuto più ispirazione, tra cui gli stessi Bad Religion.
Non mancarono ovviamente in quegli anni una serie di polemiche sulla “vendita” del punk alle major, con annessi insulti ai gruppi che avevano sfruttato il successo e fatto milioni di dollari andando contro tutti gli ideali del genere. Guglielmi condivide solo in parte la tesi dei più “puristi”, ma non risparmia a volte critiche a band eccessivamente ammorbidite nel sound e nei testi per strizzare l’occhio alle vendite commerciali.
Dopo circa un decennio che possiamo considerare “l’Età dell’oro” del Punk, californiano e non, verso metà degli anni zero assistiamo a un nuovo declino della scena dovuto anche al calo di interesse per il genere da parte dei giovani. I festival dal vivo diventano molto meno partecipati e le vendite dei dischi crollano, rispedendo il punk nel “purgatorio” dell’underground, anche quello più melodico. Di questo cambiamento se ne prese atto anche dal minore spazio che veniva dato dalle riviste di settore a band pur grandi come Nofx o Rancid, ma nonostante questo Guglielmi non ha mai mancato negli anni di recensire le nuove fatiche delle principali punk band della West Coast e questo libro è l’ulteriore conferma del suo grande amore per il genere.
Oltre a recensioni di album e di varie apparizioni dal vivo di Dead Kennedys, Offspring ecc… non mancano le interviste integrali che il critico romano ha fatto in passato a band del calibro di Rancid e Bad Religion. Imprescindibile per qualsiasi cultore del genere e ottimo per chi vuole cominciare ad ascoltarlo adesso.
Due parole sull’autore tratte dal sito di Tsunami Edizioni:
Classe 1960, romano e romanista, Federico Guglielmi ha alle spalle quarant’anni di professione nel campo del giornalismo rock (e dintorni). Ha fondato e diretto il mensile Velvet e il trimestrale Il Mucchio Extra, è stato caporedattore e redattore de Il Mucchio Selvaggio, ha scritto per Rockerilla, Rumore, Rockstar, Ciao 2001, Bassa Fedeltà e altre riviste. Da un paio di decenni è responsabile delle pagine musicali di AudioReview; inoltre, collabora stabilmente con Blow Up, Classic Rock, Billboard Italia e Vinile. Ha pubblicato una trentina di libri, è stato conduttore/autore di varie trasmissioni radio della RAI tra le quali Stereonotte e Stereodrome, ha firmato la produzione artistica di ventidue dischi e curato alcune decine di ristampe o lavori con materiali d’archivio. Il suo L’ultima Thule ha vinto l’Indie Blog Award per il miglior blog musicale Nel 2014 e nel 2017.
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