Immagine copertina nuovo disco RaW

Queer punk da Cagliari: vi parliamo del nuovo disco dei RaW

Vi portiamo alla scoperta del nuovo disco dei RaW “I want the world to be a bar of Star Wars”

Ogni volta che si parla dei RaW, la mente evoca subito ricordi di concerti estremi e momenti davvero hardcore, nel senso più punk del termine. La band cagliaritana, attiva dal 2009, dopo diversi cambi di formazione continua a macinare dischi su dischi e fino a quando non è arrivata la pandemia, era una di quelle band che trovavi davvero dappertutto. E meno male! 

Giunti alla loro quinta uscita, i punk sardi tornano alla ribalta con questo “I want the world to be a bar of Star Wars” nell’ottobre 2020 e siccome non facciamo più recensioni su richiesta, ci siamo presi tutta la calma del caso, prima di parlarvi e soprattutto convincervi, che sto disco, come tutti gli altri dei RaW, è una mazzata sonora e attitudinale senza eguali. 

Io che scrivo l’ho ascoltato una quantità imbarazzante di volte e in diverse situazioni. In vinile, da computer, da bandcamp dal cellulare mentre camminavo, da sbronzo, da sobrio, mentre facevo spille come sottofondo o in maniera concentrata leggendo i testi. E l’unica situazione che mi manca e che spero si riuscirà a rimediare prima possibile è… dal vivo. Eh già, perché come detto all’inizio i RaW sono una di quelle band che mentre ascolti su disco, sei già gasato e già ti immagini mentre ti sbracci urlando e lanciandoti in aria sulla folla. (Può essere realmente accaduto tipo al vecchio son un anno e mezzo fa al queer fest). 

Dato che tra le mani ho questo bel vinilozzo color rosa shocking con tanto di CD, mi preme spendere due parole sull’artwork e su chi ha reso possibile questa splendida uscita punk. Parlando dell’artwork, in copertina troviamo una foto a cura di Kismet Hubble che rappresenta un bel festone al bar in barba ad ogni stucchevole moralismo con un po’ della Raw Crew e l’insegna a mo di mantra che dice “Enjoy Before Die”. Come dargli torto! Mentre parlando delle etichette coinvolte, questa magnifica cospirazione do it yourself vede: Fuori dal Cratere, Rumori in Cantina, Home Mort, Fast ‘n’ Loud e Sa Manta Records. 

“I want the world to be a bar of Star Wars” si lascia ascoltare bene anche perché chi si è occupato di registrazioni, mix e master ha fatto un eccellente lavoro, unendo al tiro grezzo e devastante tipico della band dei suoni che spingono come si deve. 13 tracce pazzesche hardcore punk veloci e che strizzano spesso e volentieri l’occhio a band più “scure” e pilastro come i Discharge, pur mantenendo sempre una propria identità e rendendo ogni singolo brano e riff personale e originale. In poche parole, già dalla prima nota, come fosse una sorta di sarabanda, puoi esclamare “sono i RaW!”. E questa alla fine della fiera è una cosa che conta parecchio!
La voce tagliente di Kambo, condita qua e là da cori ben fatti,  spadroneggia alla grande su una sezione ritmica forsennata e devastante, impreziosita da parti più melodiche di chitarra di pregevole fattura, come nel caso dell’assolo di “Everything Fade”.

A livello di testi siamo di fronte a un capolavoro, toccando diverse tematiche in maniera pungente, ironica e allo stesso tempo diretta e affrontando diverse tematiche importanti come quella antispecista e quella queer senza mai scadere nel filosofico ma anzi, colpendo dritto nei denti moralisti, perbenisti, liberali tediosi, omotransbifobici e gentaglia che ti vuole sbandierare la grigliata della domenica con scritto “anche oggi pranzo vegano” (minchia che odio).
Nella title-track poi, assistiamo al capolavoro andando in maniera fantasiosa e sognatrice a toccare temi come l’anti-nazionalismo/anti-patriottismo (There ain’t no nations, only ports where to land), antispecismo (Thousands of species and I want more), la teoria queer (Dozens of genders and I want more), anti-razzismo (HUNDREDS OF RACES AND I WANT MORE) il tutto al grido “All Different But all the same”. SPETTACOLO.

Geniali anche le storpiature di grandi classici della musica punk e non solo, come “If The Cats Are United / Human Being Will Be Destroyed” al posto del celeberrimo “If The Kids Are United, Then We’ll Never be divided”, “Worms Will Tear Us Apart” invece del “Love will tear us apart” dei Joy Division e “Wish You Were Queer”, completa anche di video uscito tempo fa, al posto di “Wish you Were Here” dei Pink Floyd. 

Per concludere le chicche di questo disco esplosivo a dir poco, segnaliamo la cover di “Romanchisuto” del gruppo culto giapponese “The Stalin”, qui magistralmente eseguita. 

Come ultima traccia di questo album che non le manda a dire a nessuno e sfida pregiudizi di ogni sorta, troviamo “Pension Before Fashion”, un bell’inno (o almeno io lo intendo così) a quella piaga che sono quei vecchi “punk” che invece di stare coi giovani mandando a fanculo paternalismi d’ogni sorta, preferiscono atteggiarsi parlando della golden age e di quanto lui/lei sia in realtà “punk prima e più di te”. Discorsi che sono utili soltanto ad alimentare un conflitto tra generazioni decisamente ridicolo. 

Perciò, amici ed amiche questo disco strabiliante di questa queer punk band fenomenale è da ascoltare, leggere e possibilmente comprare, per supportare la band e chi ha deciso di non fermarsi in questo anno di pandemia e ha invece continuato a sostenere e far uscire nuova musica e nuove idee!

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