Olè Festival: “This-Locando” l’editoria!

Quest’anno ho avuto l’onore di partecipare alla seconda edizione di “Olè- Il festival dell’editoria indipendente”, esperienza a dir poco entusiasmante. Questi tre giorni hanno permesso di dar voce a coloro i quali hanno voglia di dare vita a dei prodotti artistici privi di ogni strumentalizzazione monetaria del mercato editoriale, che rinuncia sempre più alla qualità del prodotto per i propri introiti economici. Il festival ha proposto in tre giorni una varietà di autoproduzioni indipendenti e non solo: mostre, incontri, workshop e musica erano le attività principali delle giornate; pranzi e cene vegan a disposizione di coloro che hanno voluto vivere il festival dall’inizio alla fine.
Anche quest’anno il festival si è svolto ad XM24, uno spazio sociale che da un anno e mezzo ormai è sotto minaccia di sgombero poiché considerato nocivo per la realtà della Bolognina. Ma chi vive il quartiere e la città riconosce le falsità avanzate dalla giunta comunale che si sta creando non poche inimicizie. XM24, però, non trema dinanzi alle minacce di chiusura e, al contrario, anche grazie a questi tre giorni, è più vivo che mai, regalando momenti di condivisione quasi unici e fuori da ogni schema istituzionale. Il centro per (a)sociali (e ridiamoci su) più storico della città riserva ogni anno tante sorprese. Un non-luogo dove nessun tipo di fascismo e autoritarismo è ammesso. XM24 è letteralmente una boccata d’aria per chiunque si senta oppresso dalla gabbia che impone e detta le regole di una gioventù non pensante.
Ed è proprio da questo (non)luogo che nasce il tema di quest’anno: This loco; riprendendo il comunicato della fanzine del festival:
“Dislocare vuol dire distribuire, spostare in vari luoghi e, nell’accezione socio-economica, ‘trasferire un’attività in una sede diversa da quella d’origine per difenderla da ogni aggressione’. Ma noi non abbiamo mai voluto una sede d’origine che fosse una gabbia, i muri li abbiamo sempre abbattuti, mai eretti.
E allora This-lochiamoci!
Siamo qui e ovunque, ora e mai!
Connettiamo le nostre arti a quelle estere, contro chi ci vuole imporre dei confini.
Mi This-loco perché soy muy loco!”

L’idea di questo festival è nata quindi dalla necessità di allontanarsi da quelli che possono essere i soliti standard editoriali commerciali al fine di creare, all’interno di spazi come XM24, un via vai di conoscenza. Dopo aver frequentato vari festival affini, la ciurma di Olè ha voluto gettarsi nell’organizzazione di un festival dell’editoria anche a Bologna. Il sentimento nasce dalla volontà di voler dar voce alle proprie idee e di darla soprattutto a coloro che esprimono la propria arte, fuori dai canoni che il resto della società impone. Si parla di dare spazio a realtà indipendenti che provengono dal basso: a partire dall’editoria indipendente troviamo un’esplosione di idee che si riversano nella grafica, nell’illustrazione, nei libri. Un festival che ci delizia anche con tre giornate di dibattiti, dj set e musica dal vivo.
Perché Olè? Non si sa, forse per la sua riproduzione sonora che apre un immaginario di festa, di allegria, di condivisione, proprio come questi tre giorni di festival. E così, un gruppo di giovani studenti che vive e conosce la realtà di Bologna, sparsi per il mondo, si ritrovano su skype a pensare ed a organizzare un festival dell’editoria indipendente. Le loro idee hanno trovato terreno fertile già dallo scorso anno, riscontrando dalla prima edizione del festival, risultati più che sorprendenti. E devo dire che anche la sfida di quest’anno è stata più che superata.
A partire dalla prima giornata si sono affrontati i temi che girano attorno all’editoria indipendente, interrogandosi sull’utilità che può avere il leggere un libro, un fumetto o una semplice graphic-novel. In aggiunta sono stati proiettati il documentario Crack! Crack(land) Enter the Rabid (W)hole ( Crack è appunto uno dei festival dell’autoproduzione indipendente che si svolge a Roma dal 2005 avvicinando le realtà underground europee dal quale Olè si ispira) e i due nuovi episodi de Il manuale del teknuso (piccoli consigli promossi da Lab57 e Jungle Riot sul vivere consapevolmente le realtà dei rave).
Nella seconda giornata di festival gli incontri hanno affrontato perlopiù il discorso dei modelli comunicativi adottati negli ultimi quarant’anni da parte della stampa e da parte del pubblico, producendo così una continua autocoscienza; inoltre hanno approfondito gli obiettivi che fino ad ora il movimento antagonista ha voluto promuovere. Interessante è stata, inoltre, la partecipazione attiva di chi, come me, era venuto ad assistere a tali incontri, creando dei veri e propri dibattiti, chiedendosi come rompere e superare la dicotomia noi/loro e come creare un vaso comunicante con coloro che sono ancora estranei a questo tipo di realtà e di memoria, promuovendo una sfida di comunicazione all’insegna della tolleranza e dell’apertura.
Nel corso dell’ultima giornata invece si è svolta la presentazione di “Rote Zora – Guerriglia Urbana Femminista”, nel quale si è discusso della storia del movimento femminista tedesco nel suo periodo culmine, promuovendo di conseguenza la stessa tenacia che le compagne hanno adottato fino ad oggi per abbattere qualsiasi forma di maschilismo e machismo che, ancora oggi dilaga nella nostra società; il tutto presentato con un workshop.
Inoltre si è dato particolare interesse alla realtà dell’hacktivism (ossia dell’interconnessione tra l’hacking e la militanza politica) e delle pratiche di difesa legale, utili per chi è all’oscuro dei propri diritti e delle lunghe procedure giudiziarie a cui possono andare incontro.

Il filo rosso conduttore di queste tre giornate è stato sicuramente l’attivismo e la militanza, punti sui quali sono stati avanzati dubbi, risposte, una continua riflessione su ciò che l’editoria indipendente ha da offrire, su tematiche che, per quanto lontane possano sembrare, in realtà ci riguardano in primo piano. Un festival che vuole spogliare il prodotto artistico dal riflesso dell’economia monetaria, che a sua volta svuota le cose della loro individualità, del loro valore specifico e della loro incomparabilità (riprendendo la figura del blasè).
Si è data voce a realtà nascoste, non compatibili con i dettami commerciali. La ciurma di Olè ha saputo sfruttare al meglio le loro risorse per dar vita ad un festival che ha creato un vero e proprio flusso di conoscenza, autocoscienza, arte, musica, poesia, memoria storica e chi più ne ha più ne metta.
Tre giornate da rivivere indubbiamente il prossimo anno, così come i festival affini che si realizzano nel resto d’Italia e d’Europa; circuiti di conoscenza e di apertura mentale lontani da ogni strumentalizzazione istituzionale e controllo sociale. Chiunque deve sentirsi (e pensarsi) libero e libera di esprimere la propria arte ed il proprio pensiero, di comunicarlo e di rompere le catene che vogliono imporre dall’alto.

 

Live report e foto di Anna Maria De Vincentis

Locandina del festival di Martin Lopez Lam: