Recensione: Anti-bastard – Self titled LP

The only good bastard is a very dead bastard

Dal cuore della Germania, ecco spuntare una band che senza dubbio stuzzicherà i palati più inclini e dediti al punk rock granitico e stradaiolo! Gli Anti-Bastard arrivano dritti da Berlino, pur avendo alla voce un cantante australiano, ed è proprio nella capitale tedesca – tra il grigiore della post modernità e la vivacità dell’underground – che hanno iniziato a muovere i primi passi, supportando le occupazioni, suonando a bordo dei furgoni alla testa dei cortei, così come all’interno di alcuni festival. Ci arrivano addosso con 13 pezzi di punk rock robusto e massiccio, con evidenti influenze hardcore (e addirittura rock’n’roll n.d.a.), dove a farla da padrone insieme a delle chitarre spesse e taglienti sono dei testi dal forte contenuto politico e di protesta sociale, riuscendo nel compito tutt’altro che semplice di non scadere mai nello sloganismo o nei clichè più deteriori e banali che spesso penalizzano molte band.

Oltre che sotto il profilo lirico, gli Anti-Bastard sono senza dubbio dei musicisti più che notevoli: intrecci e trame di chitarra potenti e spigolose, cambi di tempo che a volte lasciano persino piacevolmente disorientati e soluzioni tutt’altro che prevedibili sono elementi che balzano all’attenzione sin dai primi ascolti di questo ottimo LP d’esordio, preceduto nel 2016 da un album in collaborazione con – nientepopòdimenoche – i signori Oi Polloi. Se dovessi tracciare dei parallelismi, penserei a qualcosa tra i Restarts ed il sound gutter punk dei gruppi della Bay Area degli anni ’90, Grimple, Blatz e Filth per capirci (se non li conoscete, rimediate assoluamente n.d.a.) caratteristica che emerge in quello che considero il mio pezzo preferito del disco “bleak street”; ciò nonostante, la vena hardcore risulta assolutamente nitida; è impossibile infatti, non sentire l’influenza dei leggendari Poison Idea in pezzi come “malevolent blues” o “state your hate”! L’album è uscito in 500 copie per la Angry Voice Records, e al momento si sta diffondendo a macchia d’olio – attraverso negozi indipendenti e distro – tra Regno Unito, Germania e Francia, pur rimanendo ascoltabile gratuitamente da bandcamp; tuttavia dai gente, un accesso a internet lo abbiamo praticamente tutti, e non è mai stato così semplice procurarsi tonnellate di dischi senza muovere neppure una natica, quindi di corsa a spulciare le vostre distro di fiducia o, meglio ancora, a contattare direttamente la band, perché questo è senza dubbio un disco che merita di essere acquistato e ascoltato ad alto volume, possibilmente all’ombra di un bel paio di birre.

PS: Questo album è dedicato a Nick, chitarrista della band, morto nel 2017.
Penso che valga sempre la pena fare almeno un cenno a dediche simili.

Rashad