Recensione: Double Me – Destroyed in a Second

Oggi parliamo di un quartetto powerviolence da Padova: signore e signori, i Double Me

Una pioggia di blast-beats, e una cattiveria che raggiunge una magnitudo fuori scala rispetto a qualsiasi misurazione: questo, in parole povere, è l’impatto del primo ascolto dei padovani Double Me con il loro Destroyed in a Second. 17 tracce, nessuna delle quali raggiunge il minuto di durata.

Puro grindcore, dunque, anche se i quattro non disdegnano incursioni in territori ultracore: qua e là emergono echi di Larm e Dropdead complice la scelta, azzeccatissima, di utilizzare in quasi egual misura il growl e lo scream per le parti cantate. La sezione strumentale è solidissima, basso e batteria vanno all’assalto a braccetto e la batteria, in particolare, sforna grooves e cambi di tempo sempre precisi, sempre tesissimi; la chitarra è fulminante, e sembra quasi voler sottrarre il poco tempo rimasto per respirare: se le sei corde smettono di sanguinare è solo per dare il giusto risalto ai colpi forsennati che arrivano dalle pelli, e poi riprende a ruggire.

Eccellente il lavoro di registrazione, ciascuno strumento è sempre perfettamente distinguibile dagli altri, voci comprese (e non è poco): in questo modo il disco, pur nella sua inaudita ferocia, risulta fresco e scorrevole dall’inizio alla fine. Fine che arriva davvero in fretta, come dicevamo, ma è un ottimo pretesto per ricominciare da capo.

Franco