Recensione: Dropdead – 2019 Demo

Il massacro sonoro e “la balena bianca”

Se non avete mai neppure sentito parlare dei Dropdead, probabilmente siete morti e non ve ne siete ancora resi conto; sulle scene da quasi trent’anni, questi quattro figuri del Rhode Island si sono scavati di diritto una nicchia nella storia della musica estrema. Iconografie cupe, a tinte fosche, il costante rimando visivo e sonoro a quanto di più atroce ed aberrante la natura umana possa fornire e la ferocia mai sazia del loro sound ne hanno fatto un gruppo simbolo, amati e stimati dall’intera galassia D.I.Y., sono stati d’ispirazione per una serie infinita di gruppi, e di importanza fondamentale per l’evoluzione delle sonorità più estreme, dal grindcore al powerviolence. I loro testi sono da sempre vettori di rapide ed implacabili invettive agli ingranaggi del reale: il rifiuto del concetto di autorità, di qualsiasi prevaricazione, discriminazione e sottomissione sono le pallottole nel loro tamburo, e un muro di suono che raramente oltrepassa il minuto è ciò che le proietta contro i nostri timpani. Ma mi auguro non vi servano lezioni di storia.

Al contrario di quanto si possa pensare, questo non è un album. E’ un filo diretto tra la band e coloro che militano nel circuito underground. Queste dieci canzoni, infatti, potete ascoltarle gratuitamente, dal profilo bandcamp dei Dropdead stessi, e la ragione non è ahimè piacevole. Ai primi di giugno, in occasione del loro concerto presso l’Earslaughter Fest a Montreal, il furgone della band, noto anche come “la balena bianca” e che ha rappresentato una risorsa nonché una casa semovente per molti altri gruppi, è stato rubato, insieme a tutti gli effetti personali della band; fortunatamente – se così si può dire – la strumentazione non era ancora stata caricata a bordo. Essendo nulla più che delle persone normali, con dei lavori assolutamente ordinari e senza milioni di dollari sotto al materasso, i Dropdead hanno deciso di pubblicare online questo materiale inedito (l’ultimo loro EP risale ad un anno fa, mentre l’ultimo LP addirittura al 1998 n.d.r.) che, come si può leggere dalla loro pagina, era nulla più che una demo provvisoria che si sarebbero ascoltati per conto loro, in attesa di rientrare in studio.

Alla luce del fattaccio, però, hanno deciso di pubblicare queste dieci tracce così come sono, veloci, ruvide e viscerali, dando la possibilità di acquistarlo digitalmente tramite la piattaforma bandcamp, di modo da poter raccogliere denaro da impiegare per l’acquisto di un nuovo furgone, in vista di tutta una futura serie di date che non hanno alcuna intenzione di annullare. L’alchimia è già perfetta da decenni: atmosfere soffocanti, un sound violento, denso, che non lascia un secondo di respiro, tagliente ed abrasivo, a fare da contorno a quei testi il cui messaggio potrebbe essere riassunto in un disperato grido di speranza, e sprone a non arrendersi. Tutto ciò che rende i Dropdead loro stessi e li ha resi così importanti per la musica estrema degli ultimi decenni. Ecco perché non guarderei a questa demo come ad un album – né, tantomeno come ad un goffo tentativo di crowdfunding, come già immagino molte malelingue staranno già pensando – quanto piuttosto ad una concreta occasione di dimostrare rispetto e supporto per le persone, oltre che al gruppo stesso. Un supporto che troppo spesso viene isolato nella banalità di un click, recidendo così quel legame diretto e reciproco che l’underground rappresenta.

O almeno dovrebbe.

Rashad