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Recensione: Much The Same – Everything Is Fine

Leggi la recensione e ascolta il nuovo dei Much The Same

Non molto tempo fa parlavo con un amico di come io sia tra le altre cose fan dell’hardcore melodico anni 90‘, di band come Nofx, Lagwagon e No Use For a Name, ma di come faccia fatica a trovare album di mio gusto tra quelli incisi da gruppi nuovi e che in qualche modo siano accostabili alle band sopra citate. È indubbio il fatto che viviamo nell’epoca della nostalgia e praticamente tutti i gruppi punk di qualsiasi sottogenere cercano di riproporre qualcosa di già sentito, talvolta con risultati notevoli, talvolta in modo assolutamente sterile. Mentre Lagwagon e Nofx erano kids della scena punk (qualcuno anche metal) degli anni 80′ con alle spalle ascolti di band come Bad Brains, Black Flag e Misfits, che li ha portati a fondere le radici hardcore con un nuovo spirito più melodico, le band odierne hanno nelle orecchie gli anni 90′ ma troppo spesso dimenticano le radici punk hardcore dei gruppi che amano. Ai tempi un buon modo per farsi una cultura era scorgere gli adesivi sulle chitarre o le scritte sulle maglie dei nostri eroi, per scoprire quali fossero le loro influenze, oggi con biografie ed internet è tutto più facile.

È questo il caso dei Much the Same e del loro terzo lavoro Everything Is Fine? Un classico disco suonato con tecnica ma senza ispirazione e cuore?

Partiamo col dire che non ci troviamo davanti ad un gruppo di millennial sbarbati, la band di Chicago ha alle spalle due dischi ormai abbastanza datati, Quitter Never Wins uscito per A-F Records nel 2003 e Survive, edito da Nitro records nel 2006 e che vedeva la collaborazione nelle seconde voci del grande Zoli Teglas, virtuoso cantante degli Ignite e per un periodo anche dei Pennywise. Alla fine di quel periodo di discreto successo la band si è sciolta, forse in quello che è stato il periodo più buio per la musica punk rock, spodestata dal (grazie al cielo ormai morto) metalcore. L’album arriva dopo anni di silenzio, durante i quali il chitarrista Dan O’Gorman vince la sua personale battaglia contro il cancro, evento che spinge i vecchi amici a ritrovarsi e tornare a far musica insieme nel modo che gli è più congeniale, con sfuriate up tempo, tecniche, melodiche e di impatto. Ecco cosa accade quando mettiamo su Everything Is Fine, possibilmente sul piatto del giradischi, visto che il disco esce in USA, Europa ed Australia con tre versioni vinile colorate ed esteticamente bellissime (in Europa lo trovate tramite Lockjaw records). Il sound si sposta verso un sound più pop rispetto a Survive anche se la velocità non manca e la prima traccia Burner ne è la conferma, segue Snake in the Grass, che trovate anche su YouTube, pezzo nel quale il basso di Franky Tsoukalas la fa da padrone, intrecciando ottime linee con le chitarre e le parti vocali che rimandano ai NUFAN dei tempi d’oro. Il brano più pop è You Used To Have, molto efficace e diretta se non fosse per dei cori un po’ troppo artificiali e prodotti . Tirate come Haunted (mia preferita) e Homecoming si alternano a brani meno veloci ma strutturati come l’ottima Man of Science Man of Faith e Stranger in Fiction, brano che sfiora i 4 minuti il cui titolo fa apertamente l’occhiolino ai Bad Religion. Come penultima traccia troviamo l’acustica In the Event of… francamente un po’ superflua, che fa strada a Passengers dall’intro in stile A wilhelm scream ed un ritornello che è forse il più bello dell’intero LP.

Qual è quindi il responso, ennesimo album superfluo o lavoro meritevole? Per chi scrive siamo davanti ad un ottimo album, che non è certo stato inciso con l’idea di stravolgere il genere, ma che certamente propone soluzioni efficaci nella stesura dei brani, tecnica e melodia e che raccoglie i frutti di ciò che la band aveva seminato anni prima. Piacevole da ascoltare e da vedere in versione vinile, sono curioso di testarne la resa dal vivo dei Much the Same che saranno in Italia al Magazzino Parallelo di Cesena il 9 Agosto. Gruppi così sono rari in Italia, ma abbiamo ottimi esponenti come i Livornesi 7years che da anni propongono dischi e live show che non hanno nulla da invidiare agli americani, ricordiamoci sempre di valorizzare ciò che abbiamo.

Recensione di Nick Northern

Potete ascoltare Everything is Fine qui sotto: