Intervista con i pirati di Rumagna Sgroza e Kaizoku Records
Quest’oggi abbiamo il piacere di scambiare due chiacchiere con Kaizoku Records e Rumagna Sgroza Records, che ci presenteranno al meglio l’evento più piratesco dell’anno: il Rotten River Camp 2018!
Radio Punk: Ciao e benvenuti qui su Radio Punk, come sempre via con le presentazioni di Kaizoku e Rumagna Sgroza…
Kaizoku & Rumagna Sgroza: Iniziamo da Rumagna Sgroza come riferimento cronologico.
Rumagna Sgroza nasce nella profonda provincia di Ravenna nel 2009 da un’idea di Mattia (Baku), proveniente dalla fanzine Pour Ma Classe poi etichetta Pour Ma Classe-Spirit Of 36 e Columna Hardcore, e Teo. Nel tempo la compagna di Baku, Paolina, si è unita al progetto mentre Teo per motivi logistico-familiari-lavorativi ha abbandonato. Nei nostri ormai 10 anni di storia ci siamo occupati di non far passare mese senza che nel ravennate (e talvolta nell’imolese) ci fosse un concerto della nostra musica o una serata dj-set, principalmente al CSA Spartaco e allo spazio MPA, entrambi a Ravenna, aiutando a creare una discreta scena musicale, considerata la situazione provinciale in cui ci troviamo e i pochi mezzi, oltre che ad essere diventati nel tempo un punto d’incontro per tutta la Romagna e zone limitrofe. Cerchiamo sempre di unire iniziative politiche e/o culturali (come ad esempio presentazioni di libri) alle nostre serate che sono quasi sempre benefit (altrimenti per aiutare i posti autogestiti che ci ospitano) per compagni nei guai o organizzazioni che stimiamo e supportiamo. Oltre a questo, con l’LP “Politico Personale” dei Contrasto siamo alla 46esima coproduzione che finanziamo, per quanto possibile, con la nostra distro (altrimenti con le nostre tasche) imbastita principalmente con scambi di produzioni con le altre etichette italiane e non. Qualche anno fa assieme agli amici di Imola e Kaizoku Rec. ci siamo imbarcati in quello che riteniamo uno dei festival più divertenti e aggregativi che si fanno in Italia.
Kaizoku Records nasce dal concetto del “Garage Banding” dove in molti possono riconoscersi: succede che fin da ragazzini inizi ad approcciarti al meraviglioso mondo del Punk-Rock. Parti dalla cameretta ad abbozzare i primi accordi stonati di “Smell Like Teen Spirit” con la prima chitarra recuperata per caso, fondi gruppi, allestisci alla meno peggio con confezioni delle uova uno scantinato dove provare perchè a 16 anni è proibitivo il costo fisso settimanale di una sala prove, ti approcci a registrare il primo demo con un pentium 3, windows 98, cackewolke e mixerino attaccatto diretto all’ingresso mini jack del computer e tiri fuori “Eroe Spezzato” degli Anonima Alcoolisti. Disco che, nonostante la frivolezza dell’adolescenza, ai tempi su Punk4free aveva collezionato download quanto “Frana” degli Erode. Poi lavori, risparmi, compri schede audio, microfoni, i gusci delle uova diventano fonoassorbente, passi a protools, studi ti impegni ti appassioni e dici e adesso? Fondiamo un qualcosa che possa permettere le giovini band di concretizzare il loro prodotto discografico quando si scontrano contro l’ardua realtà che per rendere fruibile il loro duro lavoro, o devono affrontare costi proibitivi di uno studio di registrazione professionale o devono relegare il punk alla poca qualità di ascolto o peggio rischiano di non pubblicare niente fino all’inevitabile fine di band che avrebbe invece potuto lasciare un segno nella scena punk-hardcore italiana.
Da questa ideologia nasce Kaizoku Records, rigorosamente focalizzata sul punk, oi, hardcore e ska. Leo al mixer e Carè ai fornelli (perchè il cuoco in cambusa ci vuole sempre) hanno realizzato dischi di gruppi come Fuzoni, Balotta Continua e Diario di Bordo.
RP: Come nasce l’idea di questo fest autogestito e come mai questi riferimenti corsari? Inoltre, come si viene a creare questa vostra collaborazione?
K&RS: Non vogliamo sembrare supponenti ma anche in questo caso ribaltiamo le risposte iniziando dall’ultima.
La collaborazione fra Rumagna Sgroza e Kaizoku Records prende forza da quanto detto sopra.
Rumagna sgroza è stata la prima a produrre dischi e organizzare concerti in un territorio altrimenti sovrastato dalle cover band degli AC/DC. A parte la storica amicizia fra i componenti dei due collettivi (nata da chi organizzava e chi praticamente suonava sui quei palchi) si è formata un’alchimia dove se Rumagna organizza il concerto, Kaizoku é di supporto con impianto e fonico; dove Rumagna produce e distribuisce il disco, Kaizoku ne ha realizzato il mix e master in studio.
Insomma, ci piace pensare che Rumagna Sgroza e Kaizoku Records insieme formano tutta la filiera di produzione per fare emergere l’underground skin, punk e hardcore dalla sala prove alle casse di uno stereo.
Il Rotten River Camp nasce da questo:
nel 2015 ci siamo approcciati alla prima edizione del festival partendo da band emergenti locali che avevamo prodotto, per offrigli un supporto di distribuzione live, incrementando poi negli anni avvenire con gli headliner di stampo nazionale, come nel 2016 i Plakkaggio e nel 2017 i Nabat. La sfida é stata proprio quella di portare in un posto che normalmente offre le solite cover band rock e le serate di musica afro, una “sottocultura” musicale altrimenti sovrastata dai grossi eventi sponsorizzati o i Young Signorino e i Fedez di turno.
Infatti come i corsari navigano in acque impetuose difendendosi dai nemici alla conquista di isole e tesori, anche noi abbiamo tracciato una x su una mappa sepellendoci il tesoro del punk-hardcore. Il riferimento alla pirateria era d’obbligo: sono i nemici del mondo, gli anarchici contro la marina militare, suonano e cantano bevendo bottiglie di rum!
Aggiungeteci il nome Kaizoku (pirata in giapponese), i Diario di Bordo in mezzo alla cricca, una location che si chiama “La Buca ai Confini del Mondo” piena di Jolly Roger, qualche scoppiato fan di One Piece e la formula è completa. Siamo scemi si!
RP: La line-up di quest’anno promette scintille e lanci di motorini dagli spalti. Come si fa a tirare su una mega-festazza di tale portata? Quali sono i pro e quali i contro, se ci sono?
K&RS: Diciamo subito una cosa, ci possono essere vari modi per organizzare un festival del genere. Noi abbiamo scelto il più masochistico, massacrante e ad alto tasso di “rischio d’impresa” possibile.
Si possono avere sponsor di attività commerciali, booking a cui si lascia la piena gestione degli artisti o locali che ti danno un budget con cui gestirti il loro cachet, noi invece abbiamo scelto la massima espressione del DIY.
Dietro al Rotten River Cap c’è impegno, dedizione, litigi, bestemmie. Tutto dall’attrezzatura audio ai fonici, da un forno a legna ogni anno ricostruito ai cuochi, dai cassieri ai baristi, è DIY e completamente autofinanziato con i risparmi dei singoli collaboratori che credono nel mecenatismo e nella passione per questa scena.
Non ci sono appalti, i noleggi sono limitati, non esiste personale terzo, persino lo spazio ospitante ha il suo bar aperto per tutto il fest indipendente da noi e che continuerà a fare il suo business.
Non è facile, ma quando ti riesce di portare una massa di decerebrati in mezzo all’appennino che rispondono con cori e fumogeni terrorizzando le famiglie che erano li per rilassarsi, ricevi complimenti per la scaletta, l’organizzazione, il cibo… non c’è rimessa che tenga e ne è valsa la pena.
RP: Parlateci un po’ della location, delle band e di tutte le altre figate che ci saranno. In poche parole, convincete gli ultimi indecisi punk & skin a non mancare a questa edizione del Rotten River Camp!
K&RS: Premesso che dovrete vederla di persona per innamorarvene ma immaginatevi calanchi, boschi, appennino Tosco-Romagnolo, campeggio su pratino e fiume balneabile “basso e pacioccoso” che
scorre limpido e fresco a due passi (non i due passi delle guide turistiche, se ne fate 3 ci finite dentro) da un palco dove si alterneranno per due giorni band di spicco nazionale come Affluente, Barbera e Champagne, Klaxon, Bomber 80, Rebelde e Razzapparte. Oltre a tante sorprese emergenti e giovani leve ormai consolidate come Zeman e 40127 Skinhead. La birra non si risparmierà rigorosamente fresca e alla spina a prezzi popolari ma soprattutto… il vanto del Rotten River Camp…il nostro chef psicopatico vecchia gloria del punk anni 80 che per due giorni ci darà 24 ore su 24 di mattarello, sfornando pizze dal forno a legna e crescioni come neanche la migliore delle azdore romagnole sa fare. E poi nei dintorni c’è il borgo medievale di Castel del Rio, il paese abbandonato di Castelluccio e la cascata di Moraduccio. Insomma può diventare anche un interessante vacanza escursionistica per tutte le famiglie HC.
RP: Qual è la linea politica e organizzativa di questo fest?
K&RS: Fermo restando le idee e la militanza politica di buona parte degli organizzatori si è deciso di non dare un connotato esplicitamente politicizzato alla due giorni. In primo luogo perché coinvolge persone con idee e percorsi politici differenti (che comunque non potranno mai essere in antitesi con l’antirazzismo e lo schifare profondamente ogni sorta di scemo fascista) e in secondo luogo perché non sappiamo nemmeno se ci saranno o meno eventuali ricavi da poter eventualmente destinare a qualche benefit. Per ora ad esempio non ci sono mai stati. In caso ci siano abbiamo deciso di utilizzarli per migliorare il festival anno dopo anno in modo da poter coinvolgere e aggregare sempre più persone. In ogni caso non crediamo che sia poco aver tirato su dal nulla in un posto che mai aveva visto nulla di simile un momento aggregativo dal basso che coinvolge ragazzi e ragazze da tutta Italia senza contare su niente e nessuno a parte noi stessi (no sponsor, no comuni di mezzo, niente.)
E‘ poi innegabile che le band coinvolte portino tutte avanti ben precisi messaggi e che siano scelte fra quelle che realmente animano la nostra scena musicale e ovviamente chiunque vuole portare i propri contenuti con banchetti informativi e simile è liberissimo e invitato a farlo.
La linea organizzativa, come già anticipato, è quella del completo DIY. Ognuno si occupa di qualcosa e le persone coinvolte sono tutte persone che frequentano, suonano, organizzano concerti e serate.
In più oltre ai messaggi politico-sociali che grazie ad eventi come questo hanno libero sfogo, ribadiamo la nostra causa principale ovvero la propagazione di un genere sottostimato in italia.
Il concetto è semplice:
Prendete i Metallica, fateli suonare in uno scantinato con due casse sfondate e zero luci, sarebbero i Metallica? Mmmm….
Prendete un gruppo emergente della scena punk-harcore italiana, dategli un attimo di supporto in più, uno sforzo in più nella cura della loro esibizione e sti gran cazzo i Metallica.
Il nostro credo è questo perchè D.I.Y non deve vuol dire palchi alla meno peggio, pasta scotta e birra calda quando con la ricerca del giusto fornitore e lo “sbatto” si può offrire di meglio, mantenendo gli stessi standard popolari. E saremo un po’ utopistici ma ci piace pensare di evolverci anno dopo di anno per creare un festival che sempre di più non abbia nulla da invidiare ai grossi eventi delle major.
RP: Chapeau ragazzi! Da amanti del trash, abbiamo subito notato la presenza dell’internazionale trash ribelle. Cosa ne pensate di questa “moda” che tanto spopola dopo i concerti punk?
K&RS: Diciamo che più che moda é la giusta conclusione liberatoria, é goliardia, è la rivincita di chi da ragazzino era l’unico punk emarginato dalla classe perchè non ascoltava Gigggi D’agostino e ora canta a squarciagola quando dopo un concerto Hardcore “gira tutta la stanza”. Fin dalla prima edizione siamo stati convinti di questo e l’ Internazionale Trash Ribelle è con noi fin dal principio, oltre a vecchi arrembaggi passati e fra le nostre ciurme.
Ma badate, a chi pensa che chiunque possa mettere su della trash e divertire si sbaglia di grosso! Noi vogliamo solo il meglio e l’ITR sono il meglio, così come al venerdì mister RED è il miglior dj reggae, ska, roots della Rumagna Rude Night.
Conoscendo il pubblico del Rotten, non saranno semplici dj set, ma carnevali della demenza e della libertà.
RP: Questa breve chiacchierata termina qua, vi ringraziamo di cuore e invitiamo anche noi tutti quanti a sostenere concerti D.I.Y. come questo. Detto ciò, spazio libero: c’è qualcosa che volete dire a chi la leggerà?
K&RS: E’ rimasto poco da dire, ringraziamo voi di Radio Punk e tutti quelli che ci stanno dando supporto alla propaganda dell’evento come l’amico Matt Murphis di Punkadeka. Ci vediamo al Rotten River Camp.
Ah…é previsto l’anticiclone africano per questo weekend… restate in città o venite nel luogo dove a sinistra del palco scorre un fiume fresco appenninico e a destra scorre la birra gelida?
Kidz vi aspettiamo, Eeeeeeh Oooooh!!!