Schegge di rumore: storie di hardcore italiano negli anni ’90
Schegge di rumore: Andrea Capò Corsetti e Monica RageÀpart Miceli raccontano frammenti dell’hardcore italiano degli anni ’90
Se sull’HC italiano anni ’80 ormai possiamo dire che sia uscito un sacco di materiale fra saggi, autobiografie, documentari vari… La stessa cosa non vale ancora per la scena accaccì del decennio successivo.
In questo breve, ma intensissimo, libretto a cura di due miei amici viterbesi, Monica e Andrea aka Capò, gli anni ’90 dei centri sociali occupati e del “fondamentalismo punk hc” vengono descritti direttamente attraverso le voci di alcuni dei protagonisti membri di alcune delle band più attive dell’epoca.
Geograficamente lo stivale viene rappresentato da Nord a Sud, dai tarantini Hobophobic ai torinesi Frammenti passando per gli Affluente da Ascoli e non solo; proprio questa varietà di zone diverse raccontate dagli intervistati permette di avere una visione a tutto tondo della realtà punk hc italiana, in relazione alla situazione politica e al tessuto sociale che andava inevitabilmente a influire sulle tematiche dei testi delle band.
Se a Taranto si urlava contro il mostro d’acciaio chiamato Ilva, i By All Means si “intrufolavano” a suonare nelle feste dell’Unità della bassa modenese per cercare di portare il messaggio Straight Edge anche nella provincia più nebbiosa; a Napoli i Sickoids e altre band anarcopunk occuparono due stabili dismessi durante gli anni ’90 ed espressero il loro grido anti-sistema contro padroni e camorristi, mentre nella militaresca e destrorsa provincia viterbese in quegli stessi anni veniva occupato il Csoa Valle Favl dove band come i Tear Me Down o i Manifold tennero diversi concerti. Luca dei Frammenti ci racconta una Torino con una scena assai attiva che nei 90’s ha conosciuto un grande fermento di lotta e di occupazioni, non ultima quella di El Paso, vero e proprio punto di riferimento per i concerti Hc; la Milano di Mayo dei Sottopressione/Manges non è invece tanto quella dei centri sociali (nonostante la forte presenza dei primi nei fest hc dei vari Csoa), ma quella del Punk più spontaneo e introspettivo da chiodo di pelle e Chuck Taylor nere.
I bei ricordi delle (dis)avventure dei protagonisti interpellati si intrecciano con altre riflessioni molto interessanti su quello che è stato l’impatto del Punk Hc nelle loro vite, sia come musica che come ideale, toccando argomenti come l’anarchismo, il veganesimo, l’anticapitalismo e in generale la voglia di proporre attraverso il messaggio Hc Punk un’idea totalmente nuova di società.
In fondo al libro ci sono foto di vari flyer di concerti di quegli anni ’90 che per molti protagonisti del libro hanno coinciso con il primo periodo di militanza nella scena, che è proseguita fino ad arrivare ai giorni nostri; di sicuro quando si sente una causa profondamente non se ne và via con un colpo di bacchetta magica, e il Punk Hc ti resta addosso come un marchio. Lavoro si scientifico ma anche molto emozionale di Andrea e Monica, una vera Polaroid dell’epoca!
Articolo a cura di Riccardo Santi
Gli autori
Alcune parole sugli autori, prese dal sito della casa editrice Scatole Parlanti:
Andrea “Capò” Corsetti è nato nel 1975 a Viterbo, dove vive tuttora. Perito tecnico industriale, ha frequentato la facoltà di Economia e Commercio dell’Università degli Studi della Tuscia. Attivo dagli anni Novanta nel circuito italiano punk hardcore con l’etichetta autoprodotta Rebound Action Records, ha suonato la batteria con varie band come Flopdown, T.M.D., Razzapparte e – ancora adesso – Neid e curato la fanzine “Play Fast Or Die”, dal 2004 al 2008. Ha scritto Viterbo Hardcore – 20 anni di punk nella Tuscia (Alter Ego, 2013; seconda edizione ampliata per Augh! Edizioni, 2017) e il romanzo Il disertore (Alter Ego, 2015).
Monica “RageÀpart” Miceli è nata nel 1989 e vive nella Tuscia. Milita nel Comitato di Lotta e partecipa alle attività dell’Officina Dinamo: una galassia in espansione nel centro di Viterbo. Non si è mai ripresa dallo schianto frontale con il punk e fa parte del collettivo Tuscia Clan. Si è imbattuta giovanissima nei libri e nella politica. Scrive versi e racconti, prende parte ai movimenti studenteschi, dirige la testata “Pugni Chiusi”, collabora con altri giornali e scrive su blog culturali. Bibliotecaria, studiosa di scritture antiche e manoscritti medievali, ha all’attivo diverse pubblicazioni scientifiche e la raccolta di poesie Il cuore divelto (Edizioni Monte Bove, 2019).
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