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“Se ho vinto, se ho perso” film + live Kina @Cox18, 22/6/2019

“Forse un giorno resterà qualcosa dei nostri affanni.”

Inizio questo report facendo una doverosa premessa, quello che state per leggere non riuscirà ad esprimere appieno ciò che ho visto e sentito. Per questo vi invito a prendere parte almeno ad una delle prossime date del mini tour dei Kina:
-GIUGNO: 28 a Roma, 29 a Bari
-LUGLIO: 6 a Ferrara, 26 a Bergamo, 27 a Viterbo
-SETTEMBRE: 27 a Torino, 28 a Prato
-OTTOBRE: 19 a Firenze
-NOVEMBRE: 16 a Berlino

Arriviamo in Conchetta verso le 21.30 e le porte del Cox non sono ancora aperte. Ne approfitto per osservare un po’ lo stabile, dato che è la prima volta che vengo. Il murales presente sulle pareti dell’edificio mi piace un sacco: una serie di omini raggruppati quattro alla volta per le teste, quasi a formare le tibie incrociate di un teschio. In contemporanea, l’amico di mio padre ci racconta qualche aneddoto sulla storia del posto e dell’imponente biblioteca che si trova all’interno. L’attesa giunge al termine, il portone viene aperto e ci dirigiamo all’interno della corte. Purtroppo per noi non riusciamo a vedere la biblioteca perché chiusa… Sarà per un’altra volta.
A questo punto andiamo all’interno della sala dove si terrà la proiezione del film-documentario “Se ho vinto, se ho perso” e il tanto atteso live dei Kina.
Nell’angolo è piazzato il piccolo banchetto di autoproduzioni e non, un acquisto direi che è a dir poco d’obbligo! A far da “cassiere” c’è nientepopodimeno del grande Sergio, storico batterista e voce della band. Spesi tutti i risparmi che avevamo, ci sediamo in prima fila aspettando l’inizio del docufilm.
Mentre la piccola sala comincia a riempirsi e le persone prendono posto, il dj-set si interrompe per passare la parola al regista Gianluca Rossi. Successivamente aver presentato il film ci lascia tutti con il sorriso dicendo che: dopo due anni di riprese in cui i Kina hanno sempre ribadito che non avrebbero ripreso a suonare, eccoli qui con un mini tour che toccherà tutta Italia e con un’ultima tappa nella loro amata Berlino. Questa è la prima sera in cui va in onda il documentario quindi siamo tutti un po’ curiosi ed emozionati. 80 minuti che ripercorrono la storia dei Kina grazie a clip ed interviste personali e alle persone che hanno condiviso con loro un pezzo di vita. Non so come si recensisca un film, quindi farò una sorta di elenco puntato delle cose che mi hanno colpito di più:
-Ai tempi nessuno voleva mixare Sergio perché ritenevano che la sua musica fosse troppo strana. Trovatosi con Gianpiero ed Alberto cominciarono a suonare punk che per loro nasceva da uno scazzo generale, trasformandolo da qualcosa di negativo in positivo. Le loro idee per i testi sono nate pensando alle cose che non piacevano e a quelle che invece avrebbero voluto.
-A differenza degli altri punk con il classico completo giacca di pelle, borchie e anfibi, loro venivano derisi perché avevano un look californiano ad Aosta. Si sono sentiti in obbligo di fare qualcosa di diverso da quello che la moda delle grandi città imponeva. Forse è proprio questo che li ha contraddistinti: con circa 350 concerti all’attivo e almeno 200 di questi all’estero, i Kina sono riusciti a destare la curiosità di tutti, venendo anche definiti come tre palle di fuoco che girano su loro stesse sul palco.
Intorno al 1988 ad Alberto venne diagnostico il cancro che fortunatamente riuscì a sconfiggere. Da lì a poco uscì il loro più celebre album, titolo del film e del mini tour, “Se ho vinto, se ho perso”. Forse è stato proprio questo a rendere così speciale quel disco.
I tempi cambiano, le persone cambiano. A prova di questo c’è la testimonianza di uno dei membri del gruppo, dove racconta di come la gente che gli pubblicizzava gli album se la sia rivista fuori i centri sociali a incitare altre persone per non entrare e sentirli. Abbiamo capito tutti della feccia a cui si sta riferendo…
-Nel 1995 Gianpiero lasciò la band e di conseguenza si sciolsero. “Non abbiamo cambiato la musica, ma la nostra vita.”
-Quando incontrano dei ragazzi che esclamano una frase che anche io direi senza problemi come: “Che bello, vorrei esserci stato anche io a quei tempi” loro, senza troppi giri di parole, pensano “Sto cazzo, noi stavamo male”.
Il film, con le scene attuali in bianco e nero e le clip del passato a colori, si conclude con un video attuale a colori (perdonatemi il gioco di parole) dove i Kina eseguono il brano “Troppo lontano”. Il proiettore si spegne e la sala viene riempita da applausi, meritatissimi. I docufilm mi lasciano sempre un po’ con le lacrime agli occhi, forse perché dalla storia degli altri c’è sempre tanto da imparare, soprattutto nel mio caso dato che ho solo vent’anni.
Ogni persona presente aiuta a spostare sedie e panche per il live imminente dei Kina. Non credo abbiano bisogno di presentazioni, quindi passiamo subito al concerto. Il palco ahimè non è dei migliori per poter fare foto, specialmente se non hai un obiettivo zoom. È stretto e lungo, quindi anche per i tanti presenti sarà difficile poter allungare l’occhio fino a Sergio. Accolti nuovamente da applausi e grida, i nostri cari Kina iniziano con “La forza del sogno”, lo spazio già pieno viene ulteriormente invaso dalla gente che era uscita per fumarsi una sigaretta. Faccio un paio di foto e mi metto di lato perché il bordello che si è creato è indescrivibile. Si prosegue con brani come: “Sfoglio i miei giorni”, “Mondo mai visto”, “Camminando di notte”, “Cosa farete”, “Sabbie mobili” fino ad arrivare alla fatidica “Questi anni”. Qua si sono scatenati anche i muri. Ci sono più persone che fanno stage diving di quelle con i piedi per terra. Concludono con due chicche: “Vivere odio” che è una delle mie preferite e “Nessuno schema”.
Dalle canzoni meno conosciute alle hit che li hanno resi celebri, i Kina hanno riportato alla luce il loro sound inconfondibile anni 80′ che era mancato a tutti. A tratti il viso di Gianpiero mi è sembrato sorpreso, forse perché non si aspettava che in Italia non sono di certo stati messi nel dimenticatoio. La scaletta è stata semplicemente fantastica: hanno ripercorso alla perfezione, come nel film, la loro storia. Io e tutti i presenti siamo stati veramente fortunati questa sera: un pezzo di storia di musica punk italiana che lascia ancora tutti a bocca aperta ci ha tenuto compagnia, a tratti cullandoci con le voci di Sergio e Alberto con melodie più soft, a tratti facendoci scatenare con ritmi frenetici che sono rimasti tali e quali alle registrazioni in studio o addirittura migliorati.
Beh che dire, forse per la mia giovane età non sono la persona più adatta per recensire una band così rilevante e cazzuta, ma ci ho provato lo stesso e spero di essere riuscita ad esprimere al meglio ciò che i Kina hanno lasciato nei nostri cuori.
Ringraziamo vivamente Gianluca per aver realizzato un film così “toccante” e aver in qualche modo convinto i Kina a riprendere piede sui palchi, anche se per poco; la band stessa per averci fatto emozionare e cantare per quasi un’ora e mezza come se fossimo ancora negli anni 80′ e il Cox18 per aver ospitato l’evento.

Live report e foto a cura di Silvia Pirotta
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