Skateboarding is not a sport? Maybe
Qualche considerazione sull’inserimento dello skateboard alle olimpiadi
In quest’epoca nefasta, che ci ha tritato e sputato sotto tutti i punti di vista, una delle cose che non è affatto mutata è lo scannarsi tra simili per futili motivi. Ovviamente in quel campo minato che sono i social, e che inevitabilmente sono parte ingombrante della nostra quotidianità. Tra una discussione calcistica e una sui Maneskin che sono o non sono rock, i Turnstile che sono o non sono hardcore, un topic interessante per gli appassionati della tavola a rotelle è l’ancora aperto dibattito sull’inserimento dello skateboarding tra le discipline olimpiche. Anche se non skateo più da oltre 10 anni, seguo sempre con attenzione ciò che ruota intorno allo skate. Essendo stato determinante (purtroppo forse) nel farmi scoprire gli universi paralleli che gravitano attorno ad esso(musica, grafica, fotografia, ecc), ed avendo condizionato più o meno indirettamente le mie scelte di vita, continuo a subirne un’attrazione magnetica.
E avendo sempre abbracciato lo skateboarding di pari passo al punk hardcore, ovviamente la mia cerchia di amici e conoscenti skaters o ex skaters, in larga parte sposa l’opinione di chi sostiene che lo skateboard alle olimpiadi non ci dovrebbe stare. I motivi, per chi è cresciuto sulla tavola tra gli ‘80, ‘90, e pure i primi ’00, sono abbastanza evidenti. Io però non riesco a vedere la cosa in maniera così netta.
Anch’io sono cresciuto con una visione underground dello skateboarding, una pratica di nicchia, addirittura inizialmente da “sfigati”, punk, b-boys, disagiati in genere, e soprattutto orgogliosi di esserlo.
Poi abbiamo iniziato a vedere lo skate nelle pubblicità in tv, abbiamo iniziato a vedere quelli che ci disprezzavano indossare le nostre stesse scarpe e imitare malamente i nostri modi di vestire, e lo spuntare di sponsor che a differenza dei precedenti (che sono pur sempre delle big company, come Vans, ricordiamocelo quando vogliamo fare i radicali a tutti i costi) con il nostro mondo non c’entravano un cazzo. Rimasi abbastanza perplesso quando uscirono le prime sponsorizzazioni Fiat verso skaters e surfers.
La partecipazione alle olimpiadi, in tutto ciò, per molti è l’apice di una commercializzazione sdoganata e uno sputtanamento totale. Personalmente, credo che il lato super commerciale dello skate ci sia sempre stato. In Italia, dove le cose arrivano in ritardo, poco, e male (figuratevi poi nell’era pre internet), ci è sempre sembrato qualcosa di attitudinalmente radicale, ma negli states se pur con alti e bassi a seconda delle mode, è sempre stato un grosso business. Sin dai tempi in cui Alva e Peralta si sfidavano con improbabili tutine glitterate e mantelli in esibizioni più simili al circo che a una “disciplina di strada”. Il mio dubbio, si pone su quale differenza ci sia effettivamente tra le olimpiadi, e un qualunque X-Games o soprattutto rispetto a una Street League, in cui lo scannarsi su strutture esagerate per il golosissimo montepremi in denaro è evidente, ed è nella dichiarazione di intenti dei partecipanti.
Quindi lo skate è commerciale? Ci arrendiamo? No, lo skate è ANCHE commerciale, come lo è sempre stato. E’ solo salito di livello, come è normale che sia, tanto nell’ambito underground come in quello mainstream. Ormai chiunque può rendersi visibile, e chi chiude dei trick allucinanti finisce online, che sia un pro o meno. Mentre una volta per conoscere le facce dei pros era necessario possedere fisicamente riviste, vhs e dvd, oggi è sufficiente aprire instagram per vedere cose che un tempo avrebbero fatto spendere un sacco di soldi in videocassette. Questo a mio avviso ne ha accelerato tantissimo l’evoluzione, oltre che un crescente numero di strutture dedicate in tutto il mondo. Gli skaters di punta della scena mondiale ormai sono delle vere rockstar, vedi Nyjah Huston e Leticia Bufoni, giusto per nominare due riders che apprezzo tantissimo quando li vedo skateare, ma che mi risultano simpatici come un programma di approfondimento di Rete4. Di sicuro con le loro macchinone e ville esagerate sono lontani anni luce dall’immaginario che avevo a 15 o 20 anni, in cui i miei idoli erano Mike Vallely e Jamie Thomas. E trovo più fastidioso l’atteggiamento da superstar, che il fatto in se che abbiano fatto i soldi. Pure Tony Hawk ne ha fatti tanti indubbiamente, ma te lo trovi comunque sul palco con gli Adolescents a cantare “Amoeba”. Cambia qualcosa? Non molto, ma sicuramente a pelle è più accettabile.
Tornando alle olimpiadi, io avrei anche voluto guardarle, ma non ci sono riuscito. Senza piattaforme a pagamento non si è visto nulla, e pure per vedere gli highlights su youtube c’è voluto un po’, e manco di tutti. Ho solo visto una noiosissima trasmissione sula rai in cui Jury Chechi sosteneva di non comprendere lo skate alle olimpiadi, e che sti trappers con la felpa Thrasher han rotto il cazzo. Va beh la seconda parte l’ho inventata. Quindi in realtà non si capisce bene a chi sarebbe diretto l’evento (agli skaters con abbonamento sky?), ma nemmeno in quale modo potrebbe danneggiare lo skateboarding in fondo. In sostanza sta diatriba che senso ha? Nessuno. C’è un mercato in crescita, ma lo è dagli anni 70, e non è un mercato in cui si può entrare da poser farlocchi, non è il mondo del tatuaggio per esempio (farmi odiare is da law). I trick li devi chiudere e anche bene, non esiste il filtro instagram “3flip crookie shovit out, quindi pure il Paperone del momento quel posto di pregio bene o male se l’è guadagnato, non senza fatica e fratture. E poi c’è chi del mercato giustamente se ne fotte, e semplicemete skatea…perché il bello dello skate è proprio quello. Puoi essere uno skater radicale senza sponsor, senza park, senza i vestiti fichi…solo con uno skate e le tue gambe, e lo sarai a prescindere dalle mode. Come recitava lo slogan di XXX Skateboard Magazine, di cui si ricorderanno solo gli anziani come me, “spingi il tuo skate e chissenefrega degli altri”, e se poi arrivi alle olimpiadi bella storia per te. Se al massimo arrivi nella piazzetta del tuo quartiere, beh, bella storia lo stesso.
Articolo a cura di Borga
PS: Se vi va di recuperarvelo, questo è il vecchio gruppo di Mike Vallely citato nell’articolo!
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