The Exploding Hearts: il miglior gruppo che poteva essere ma non è mai stato
“C’è del casino in paradiso, il tuo cuore ne pagherà il prezzo”
Quante volte abbiamo visto gruppi dal potenziale enorme perdersi per strada, magari dopo un album d’esordio grandioso? Quante volte abbiamo visto gruppi mandare tutto all’aria per scelte discutibili o per seguire il trend del momento? Certo non siamo nessuno per giudicare le scelte di un musicista o di un gruppo, ci mancherebbe. Ma è altrettanto vero che ci sono stati dei gruppi che, pronti per fare il grande salto, non hanno avuto questa possibilità, quella di poter raggiungere il successo o di sbagliare tutto, perché spesso e (non) volentieri ci si mette di mezzo il destino e a volte lo fa nel modo più tragico possibile.
I sogni di gloria dei The Exploding Hearts finiscono il 20 luglio 2003, schiantandosi come il loro furgone di ritorno da un concerto al Bottom Of The Hill di San Francisco lungo la strada che li stava riportando verso la natia Portland. Il cantante Adam Cox (23) e il batterista Jeremy Gage (21) muoiono sul colpo, mentre il bassista Matt Fitzgerald (20) che era alla guida, morirà più tardi in ospedale a seguito delle ferite riportate. Gli unici sopravvissuti sono il chitarrista Terry SIx (21) e la manager Ratch Aronica (35). Un finale tragico per un gruppo che avrebbe potuto dare tanto e per dei ragazzi giovanissimi che avevano ancora tutta la vita davanti a loro.
Ma cos’è che rende davvero speciale questo quartetto di Portland così tanto da trasformarli in una band di culto? Ci sono diverse risposte, ma credo che la più esauriente stia nei 27 minuti che compongono il loro primo e unico album “Guitar Romantic”: power pop punk di altissima qualità, una miscela di Buzzcocks, The Clash, The Jam, The Boys, The Only Ones e The Undertones suonati con l’energia e la sfrontatezza che solo i ragazzi di quell’età possono metterci. Non inventano niente, ma lo fanno dannatamente bene, dando inizio a questo revival power pop anni 70 assieme ai concittadini The Briefs e The Epoxies.
La Dirtnap Records ci vede lungo e pubblica l’album che porta il gruppo ad accrescere la propria fan base concerto dopo concerto, attirando le attenzioni di etichette più grosse, come la Lookout! Records. Cathy Bauer, general manager dell’etichetta, era presente ad entrambi degli ultimi due concerti del gruppo e ha testimoniato in prima persona la risposta del pubblico e il magnetismo di una band che nonostante il non andare in tour riusciva comunque a far ballare tutti i presenti grazie ad un mix di look e musica.
Da qualche parte avevo letto che i quattro avevano poi trovato un accordo per andare su Lookout! e nonostante non riesco a confermare la cosa, in cuor mio spero che sia vera perché da un ultimo tocco romantico alla loro storia.
Una storia che inizia ufficialmente due anni prima nel 2001 ma che avrebbe radici ancora più lontane: Cox, Gage e Six iniziano a suonare in una garage band chiamata The Iguanas, poi i primi due se ne vanno in tour in Europa con un altro gruppo, The Spider Babies. Al ritorno dall’Europa Cox se ne va dai suoi nel sud della California per staccare da Portland. Pieno di energia, polistrumentista, sempre pronto ad assorbire qualsiasi cosa, sfrontato e ambizioso, voleva suonare in un gruppo tutto suo, voleva esserne la star. In questo periodo si tiene in contatto con Six, si suonano le canzoni al telefono e nascono “Jailbird”, “Modern Kicks” e “Still Crazy”.
Adam torna a Portland con future hit e assieme a Six persuade Gage a suonare la batteria, con il 41enne Jim Evans a coprire il ruolo di bassista. Il destino e sempre lì, a guardare la band con un occhio di riguardo, magari in modo bizzarro, come quello che porta Cox a finire a casa di Ike Turner, ma specialmente in modo fondamentale mettendo il leggendario King Louie Bankston sulla strada del gruppo, una leggenda del garage pop sia con i The Persuaders sia con il suo progetto solista. Riconosce Cox come uno dei Spider Babies e iniziano a parlare, con il nostro che lascia poi a Bankston il cd-r “Pink Demos”, una compilation di versioni lo-fi dei pezzi dei Hearts. La sera stessa King Louie chiama Adam dicendo che dovevano farlo entrare nella band perché aveva un pezzo per loro, intitolato “I’m A Pretender”. Alla fine del disco, sara coinvolto in ben 7 canzoni su 10. Pomeriggi passati a cercare più dischi possibili: Nick Lowe, Elvis Costello, the Beat, The Nerves e tanti altri a creare le basi del loro sound e pareggiarlo con un’immagine atta a dar contro al “punk testosterone”.
Scherniti e ridicolizzati, ma la band non si da per vinta e anzi diventa ancora più convinta dei propri obiettivi. Matt Fitzgerald è l’ultimo ad entrare nel gruppo dopo l’abbandono di Jim Evans poco prima di entrare in studio: un cambio dovuto ma che ha dato un ulteriore boost alle registrazioni per il proprio modo di suonare, più punk e veloce del suo predecessore, suonava il basso come se stesse suonando la chitarra. Bankston rompe il sodalizio con il gruppo dopo le registrazioni dell’album per andare per la sua strada mente la band inizia a fare concerto aprendo anche per The Kills, The Adicts e perfino un sold out show di spalla ai Buzzcocks.
Il gruppo c’è, la chimica è pazzesca e si iniziano a vedere i primi frutti. “Guitar Romantic” esce nel 2003 per la tedesca Screaming Apple in Europa e su Dirtnap in America. Finiscono sulla copertina di Maximum Rock’n’Roll, voto altissimo su Pitchfork e la prima stampa del disco di 1300 copie polverizzata in 3 giorni. I dubbi frullano nella testa di Gage che nel 2003 abbandona il gruppo anche se riescono sempre a farlo suonare “un’ultima volta”. E purtroppo per quasi tutti quel dannato 20 luglio sarà davvero l’ultima volta. E non starò qui a raccontarvi la dinamica che ha portato all’incidente e le sue conseguenze, sarebbe del tutto morboso e preferisco tenere il ricordo di quello che sono stai e continuano a rappresentare per me.
E ci sono pure gli strascichi perché Terry Six è l’unico del gruppo ad essere sopravvissuto e a dover convivere con le conseguenze dell’incidente, specialmente a livello mentale. Un vuoto immenso che non è riuscito a colmare entrando nei The Nice Boys, gruppo power pop più pulito rispetto a quello precedente ma molto valido. Nel 2006 esce a sua insaputa la raccolta “Shattered” che contiene tutti i pezzi usciti dei The Exploding Hearts non presenti nell’album e alcune versioni alternative. Si è poi riunito con King Louie per tributare i compagni scomparsi con esibizioni acustiche prima e full band poi dei classici dei The Exploding Hearts, cosa che è andata scemando pian piano per mancanza di motivazioni.

Durante la pandemia muore anche King Louie, lasciando Six come unico detentore della legacy del gruppo. Fine della storia? Neanche per sogno perché si sa, le leggende non muoiono mai. E l’ultimo tassello, l’ultima botta arriva quasi a sorpresa, da chi meno te l’aspetti: Jack White. Dopo essere entrato nelle grazie della gente per aver aperto una pressing plant di vinili per contrastare il potere di produzione delle major che toglie spazio alle realtà più piccole, con la sua Third Man Records decide di dare alle stampe, o meglio ristampe, l’edizione per il ventennale di “Guitar Romantic” expanded and remastered con tre pezzi in più. Una manna per chi da anni cerca di recuperarselo in vinile e il buon Jack ti da la possibilità di farlo. Terry Six decide di fare 5 concerti per tributarne l’uscita assieme ad amici fidati e a livello concertistico, per ora, finisce li.
Vi consiglio di cercarvi i video su youtube, a me han fatto venire un misto di magone e pelle d’oca. Ora non ci resta che aspettare l’uscita del documentario dedicato al gruppo che sarà il tassello definitivo nella loro storia, nel mentre spero che, se non li conoscete già ovviamente, questo articolo vi metta voglia di andarveli a scoprire e innamorarvene. Sarebbe cosa buona e giusta.

Articolo a cura di Michael Simeon
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